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Autonomia differenziata delle Regioni

Autonomia, quando partiranno i negoziati tra il governo e le Regioni che hanno chiesto le prime materie

Veneto, Lombardia, Piemonte e Liguria hanno già richiesto l’Autonomia per le materie che non sono legate ai Lep. Ecco quando partiranno i negoziati con il governo centrale e quali sono i prossimi passaggi della riforma Calderoli.
A cura di Annalisa Girardi
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Da un lato proseguono la raccolta firme e le iniziative delle Regioni a guida centrosinistra per un referendum abrogativo della legge Calderoli; dall'altro la riforma dell'Autonomia differenziata va avanti. Tra fine settembre e inizio ottobre partiranno infatti le trattative tra il governo e quelle Regioni che hanno già chiesto le materie slegate dai Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni, su cui possono da subito ricevere maggiore autonomia. Non solo: entro la fine del 2024 arriveranno sul tavolo del Consiglio dei ministri i primi due o tre decreti per la definizione di questi Lep. A specificarlo è proprio il ministro per le Autonomie, il leghista Roberto Calderoli, che in un'intervista con il Sole 24 Ore ha delineato i prossimi passaggi del percorso di riforma.

"Stiamo parlando di una legge costituzionalmente necessaria", ha sottolineato il ministro parlando del referendum promosso dalle opposizioni per fermare la riforma. E rispetto ai malumori registrati anche in maggioranza, ha aggiunto: "Fin qui ho visto qualche distinguo solo da parte di Forza Italia, ma delle dichiarazioni non mi interesso e preferisco guardare ai fatti. Ho chiesto l'autorizzazione alla premier Meloni, che me l'ha concessa, di avviare i colloqui con le Regioni che hanno avanzato le prime richieste, e ho tutto l'interesse ad accelerare anche per smontare il polverone politico". Le Regioni in questione sono Veneto, Lombardia, Piemonte e Liguria: Calderoli ha specificato che non ha solo chiesto alle amministrazioni su quali materie stiano chiedendo maggiore autonomia, ma anche le funzioni specifiche. "Il Veneto ha chiesto funzioni che riguardano tutte le 9 materie, la Lombardia ne ha chieste 8 (non l'organizzazione della giustizia di pace), Piemonte e Liguria 6", ha anche precisato.

Il ministro ha poi affrontato il nodo dei costi legati ai Lep, che da quando è stata approvata la legge il governo centrale dovrà definire in 24 mesi. Secondo Calderoli "margini enormi possono arrivare da una spending review regionali che stani le inefficienze". E ha fatto quindi l'esempio della Regione Veneto, che ha 4,8 milioni di abitanti, ma che per il personale spende quasi la metà della Regione Campania che invece ne ha 5,6 milioni. "Sono differenze che vanno motivale, oppure eliminate. Non voglio togliere risorse al cittadino campano, voglio che quei soldi siano spesi meglio".

E se occorreranno risorse aggiuntive? "Non potremmo ovviamente metterle tutte e subito, ma voglio rassicurare tutti: una base di partenza c'è già e sta sotto il nostro naso – ha detto il ministro – Ricordo infatti che la spesa pubblica, secondo i dati di Bankitalia del 2023, si aggira intorno ai 1.150 miliardi e che le prestazioni ai cittadini vengono già erogate. Il problema è proprio dato dal fatto che in alcuni casi vengono erogate male, qui è il nocciolo della questione e la sfida verso l'efficienza".

Infine Calderoli ha concluso ribadendo che non è stata l'Autonomia a creare le differenze territoriali e che i Lep comunque avranno il compito di uniformare lo standard dei servizi su tutto il territorio. E infine, rispondendo all'argomentazione secondo cui i Lea, i Livelli essenziali di assistenza che già esistono in sanità, dimostrerebbero invece come non basti definire uno standard per eliminare le disparità, ha chiuso: "Il fatto è che oggi i Lea vengono utilizzati per le verifiche ex post, non in via preventiva per la distribuzione del fondo sanitario che avviene per la quasi totalità sulla base della popolazione corretta per l'età. Con la riforma, invece, saranno impiegati anche per il riparto".

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