Autonomia, Emiliano a Fanpage.it: “Rompe l’unità del Paese, è contro la Costituzione. Mattarella dovrà intervenire”

Intervistato da Fanpage.it, Michele Emiliano spiega perché la Puglia sarà una delle cinque regioni a promuovere il referendum per abrogare la legge sull’autonomia differenziata. Il governatore pugliese racconta le ragioni per cui, a suo giudizio, il progetto dell’autonomia è destinata ad aumentare le diseguaglianze tra Nord e Sud del Paese e risponde alle critiche della maggioranza al fronte che si oppone alla legge. “Far saltare la solidarietà reciproca – dice Emiliano – significa che l’unità d’Italia non ha più significato. Il primo che dovrà intervenire è il presidente della Repubblica”
A cura di Marco Billeci
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La Puglia è una delle cinque regioni amministrate dal centrosinistra, che hanno preannunciato la promozione di un referendum abrogativo del ddl Calderoli sull'Autonomia Differenziata, recentemente approvata dal parlamento. A margine dell'evento "Forum in Masseria", organizzato dal conduttore Rai Bruno Vespa insieme a Comin and Partners, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano spiega ai microfoni di Fanpage.it i motivi della decisione. "L'autonomia differenziata – esordisce Emiliano – è una scelta sbagliata, che consentirebbe per esempio alla Lombardia di portarsi via i medici o gli insegnanti bravi pugliesi, dandogli un sovrappiù di stipendio". Inoltre, sostiene il governatore: "Così torneremmo agli Stati preunitari, dove ciascun granduca faceva le sue norme dal suo punto di vista. Non è un caso che anche Confindustria sia contraria all'autonomia, perché si rende conto che un imprenditore impazzirà in un coacervo di ordinamenti giuridici plurali".

Per il padre della legge, il ministro leghista Calderoli, chi si oppone "balla sul Titanic", nel momento i cui preferisce conservare gli attuali divari tra Nord e Sud anziché sostenere un progetto. che consentirebbe di sviluppare tutto il Paese. Ribatte Emiliano: "Dal 2019 ad oggi, la Puglia ha avuto un incremento del Pil tendenziale del 6,1/,6,2 percento, il doppio dell'Italia. Se si inverte questo processo, spingendo i territori più sviluppati e frenando quelli meno sviluppati, senza criteri di perequazione, il divario aumenterà immediatamente e questo è un disastro non solo per il Mezzogiorno, ma per tutto il Paese".

Il governatore pugliese apre alla possibilità di attribuire più poteri alle Regioni, ma a una condizione: "stabiliamo in quali materie e con quali regole. Cioè, per esempio diciamo che non si possono pagare di più medici o insegnanti o che non si possono creare differenziali di competitività dei territori.  Per come l'ha definita Calderoli, invece, l'autonomia è una guerra di tutti contro tutti".  Il governo ha promesso di fissare dei paletti, attraverso la definizione entro i prossimi due anni dei Lep, i Livelli essenziali di prestazione, da garantire su tutto il territorio nazionale in diversi settori. Ma Emiliano non si fida, perché per garantirli: "bisognerebbe dare più soldi a chi ha meno e prendere un pochino a chi ha di più, per cercare di equilibrare il sistema". Invece, sostiene il presidente: "l'autonomia differenziata viene chiesta da chi ha più soldi e si è scocciato di darli a chi non ce li ha. Ma uno Stato campa mettendo nelle condizioni l'intero territorio nazionale di avere più o meno le stesse prestazioni".

Dalla maggioranza c'è chi accusa però i governatori di centrosinistra (e non solo) del Sud Italia di alzare un polverone sul tema, per nascondere l'incapacità di spendere bene i fondi pubblici. In questo senso, è la tesi governativa, l'autonomia darebbe più responsabilità agli amministratori regionali, premiando i più bravi e mostrando davanti ai cittadini i limiti di quelli meno efficienti. "Io vedo che a furia di raccontarsi le stesse bugie, finiscono quasi per crederci", replica Emiliano. E prosegue:  "Non è questione di responsabilità, è questione di forza economica di ciascuno dei soggetti della Repubblica italiana, questa forza economica dev'essere eguale, l'unità dello Stato consiste in questo. Far saltare questo meccanismo, questa solidarietà reciproca significa che il tricolore non ha più senso e  l'unità d'Italia non ha più nessun significato. E questo è contro la Costituzione".

Ill presidente della Puglia chiede anche a Sergio Mattarella di vigilare sull'applicazione dell'autonomia differenziata. Perché è vero che il capo dello Stato ha promulgato il ddl Calderoli, ma spiega Emiliano: "quella legge ovviamente è un prodromo, un presupposto. Quindi il presidente della Repubblica, giustamente ha varato una norma di principio, ma sicuramente interverrà ogni volta che applicandola si dovessero creare delle situazioni giuridiche o di fatto, che contrastano con il principio di uguaglianza e di buona amministrazione dell'articolo 97 della Costituzione". Emiliano liquida in poche battute un altro argomento usato spesso nella maggioranza di governo sul tema: quello per cui l'inizio del percorso dell'autonomia differenziata sarebbe da ricercare nella riforma del titolo V voluta dal governo di centrosinistra nel 2001, che apriva le porte alle concessione di maggiori poteri alle Regioni. Per l'esponente Pd, "Il centrosinistra di cui parliamo è una roba di 23 anni fa, senza niente a che fare con quello attuale. Non si può ragionare oggi con il pensiero di allora, è una pura manipolazione dell'opinione pubblica".

Tornando all'attualità, l'ultimo passaggio dell'intervista è dedicato alla foto della Cassazione, quella scattata nel giorno della consegna del primo quesito referendario sulla materia, che chiede l’abrogazione della legge sull’Autonomia differenziata. Una battaglia che ha messo insieme, accanto alla Cgil e altre 34 associazioni, tutti i leader del centrosinistra: Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni. E con loro anche Italia Viva, mentre Azione – pur contraria alla legge – non sostiene il referendum abrogativo. Quella foto e la battaglia contro il ddl Calderoli possono rappresentare un nuovo inizio, per il cosiddetto fronte progressista? "In realtà, se non ci fossero state le europee, l'avremmo fatta anche prima", risponde Emiliano. E prosegue: " Adesso credo che si possa cominciare a progettare il governo del Paese nel 2027, ma per farlo non basta essere uniti. Bisogna essere moderni, pragmatici, convincenti, vicini alle persone. Occorre un'alleanza che modernizza il Paese e si opponga a questo guazzabuglio del governo Meloni che, al di là delle capacità istrioniche della sua leader, onestamente non ha espresso assolutamente nulla di sostanziale".

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