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Autonomia differenziata delle Regioni

Autonomia differenziata, via libera definitivo dopo la seduta fiume nella notte: le novità della riforma

La Camera ha approvato il ddl di riforma sull’autonomia differenziata, con 172 voti favorevoli e 99 contrari, dopo una seduta fiume durata tutta la notte. Il testo, voluto fortemente dalla Lega e dal ministro Roberto Calderoli, era già stato approvato dal Senato. La riforma prevede la possibilità per le Regioni di gestire in autonomia diverse materie che oggi sono invece controllate dallo Stato.
A cura di Luca Pons
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La Camera ha dato il via libera definitivo alla riforma sull'autonomia differenziata, promossa soprattutto dalla Lega e dal ministro Roberto Calderoli, tra gli applausi della maggioranza e le proteste dell'opposizione, che ha cantato l'inno di Mameli e sbandierato il tricolore. I voti a favore sono stati 172, quelli contrari 99, più un astenuto. I lavori, iniziati ieri, per volontà della maggioranza sono stati portati avanti per tutta la notte. Nonostante i dubbi sollevati negli scorsi giorni, anche Forza Italia si è unito al resto della maggioranza nella votazione, ma non in modo compatto: i suoi deputati calabresi hanno votato contro. Il Senato aveva approvato il ddl a fine gennaio, dunque ora la trasformazione in legge è definitiva. La riforma mira a fare in modo che le Regioni italiane possano gestire in autonomia materie che oggi, invece, sono sotto il controllo dello Stato.

Le opposizioni hanno accusato la riforma di "spaccare l'Italia", perché favorirebbe le Regioni del Nord e penalizzerebbe quelle del Sud. L'iter in Parlamento è stato molto duro, e ha visto anche l'aggressione al deputato M5s Donno. Ora, comunque bisognerà aspettare che il governo definisca i Lep prima che l'autonomia possa essere messa in atto su molte materie: nel testo c'è scritto che l'esecutivo avrà due anni di tempo per farlo.

Cosa dice il testo della riforma sull'Autonomia differenziata per le Regioni

Il testo del disegno di legge è diviso in undici articoli, che servono a stabilire le procedure che le amministrazioni delle Regioni devono seguire per ottenere maggiori autonomie. Lo scopo, si legge, è di "rimuovere discriminazioni e disparità di accesso ai servizi essenziali sul territorio". Di fatto, si darà la possibilità alle Regioni si controllare tutte quelle materie che non sono a competenza esclusiva dello Stato, ovvero tutela dell'ambiente e dei beni culturali, istruzione e giudici di pace. Tutto il resto – dal lavoro alla previdenza sociale, dall'energia alla protezione civile, fino alla sanità che è già gestita in buona parte dalle Regioni – potrà finire in mano alle amministrazioni regionali.

Cosa sono i Lep e perché le opposizioni sono contrarie alla riforma

Se le Regioni vogliono prendere più autonomia su una certa materia, dovranno essere in grado di garantire i cosiddetti Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni. Quali siano però i Lep da rispettare è una questione che sarà il governo a decidere: nel ddl c'è una delega all'esecutivo per trovare i livelli essenziali entro due anni dall'entrata in vigore della legge.

Uno degli aspetti più contestati della legge è che l'intera riforma non deve creare "nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica". Insomma, il governo si incaricherà di stabilire quali siano i Lep da rispettare, ma poi non ci saranno nuovi stanziamenti di fondi per garantire che tutte le Regioni possano garantire questi livelli. Proprio questo farebbe correre il rischio che le Regioni più ricche, quelle del Nord, possano assumere la gestione autonoma di diversi aspetti e sfruttare la propria situazione economica per offrire servizi migliori. Al contrario le Regioni più in difficoltà – soprattutto quelle del Sud – si troverebbero senza strumenti per arrivare allo stesso livello. Ne nascerebbe, quindi, un circolo vizioso.

Gli interventi in Aula, da Calderoli a Schlein

"Quando sento che ci sarebbe la previsione di più risorse per le Regioni che già stanno meglio rispetto a quelle in difficoltà, state parlando di un'altra legge, perché all'interno di questa c'è scritto proprio il contrario…", aveva detto ieri il ministro degli Affari regionali e dell'Autonomia Roberto Calderoli, intervenendo alla Camera durante la seduta che poi è stata prolungata per tutta la notte e fino a stamattina. "Qualunque tipo di trasferimento non sarà possibile se non quando saranno definiti i Lep, i costi e i fabbisogni standard senza nessun rischio per la tenuta del Paese". L'autonomia differenziata, aveva insistito Calderoli, "è nella nostra Costituzione dal 2001. Può piacere o meno, ma stiamo dando attuazione alla Costituzione".

Per quanto riguarda i fondi, il ministro aveva sostenuto che non è ancora il momento per sapere quanti ne serviranno: "Prima di tutto bisogna sapere quali sono quei diritti civili e sociali che noi dobbiamo garantire e in quel momento, dopo aver fatto e creato il costo il fabbisogno standard, potrò sapere quante risorse avrò la necessità di avere a disposizione", stanziandole "anno dopo anno". Tutte le opposizioni avevano risposto in modo critico, accusando il centrodestra di aver approvato una riforma "a scatola chiusa" quando non c'è ancora nessuna chiarezza sui fondi necessari – solo per dare una bandiera elettorale alla Lega, nelle stesse ore in cui Fratelli d'Italia otteneva la sua con il premierato.

Durante le dichiarazioni di voto, nella notte, i partiti della minoranza hanno contestato duramente le forzature nei tempi della riforma e i suoi contenuti. Alfonso Colucci (M5s) ha definito l'autonomia un "malefico disegno di legge dell'arroganza, della violenza e delle botte". Per la Lega ha parlato il capogruppo Riccardo Molinari, affermando: "Oggi alla comunità militante della Lega possiamo dire che ce l'abbiamo fatta".

Poi è intervenuta la segretaria del Pd Elly Schlein: "Ci avete tenuto qui tutta la notte per cosa, se non per ottenere lo scalpo del Sud appena prima dei ballottaggi [alle comunali, ndr]?". E ancora: "Ci troviamo davanti al governo più anti-meridionalista della storia repubblicana". Concludendo: "Noi continueremo ad opporci in tutto il resto del Paese. Le cose possono cambiare e cambieranno, statene certi, perché stiamo arrivando". Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d'Italia, ha attaccato: "Tutti i governi dal 2018 a oggi hanno scritto nei documenti che era importante dare attuazione all'autonomia differenziata. Bastava che faceste voi la legge se eravate così capaci. È inutile menare il can per l'aia. Vi abbiamo preso con le mani nella marmellata".

Conte: "Spaccano Italia con favore delle tenebre", Meloni: "Paese più forte e giusto"

"Più autonomia, più coesione, più sussidiarietà. Ecco i tre cardini del disegno di legge sull'autonomia differenziata approvato alla Camera". Lo ha scritto Giorgia Meloni sui social, celebrando la votazione. "Un passo avanti per costruire un'Italia più forte e più giusta, superare le differenze che esistono oggi tra i diversi territori della nazione e garantire gli stessi livelli qualitativi e quantitativi delle prestazioni sull’intero territorio. Avanti così, nel rispetto degli impegni presi con i cittadini".

"Spaccano l'Italia con il favore delle tenebre", ha commentato Giuseppe Conte con un post sui social pochi minuti prima del voto finale. Poi il leader del M5s ha condiviso un video in cui, nel 2014, Giorgia Meloni si diceva fortemente contraria all'autonomia differenziata.

Il segretario leghista Matteo Salvini ha commentato postando una foto dei deputati leghisti con le bandiere di varie Regioni (tutte del Nord ad eccezione della Calabria): "Una giornata storica: l'autonomia è legge! Per un’Italia più efficiente e più moderna, con meno sprechi e più servizi a tutti i cittadini, da Nord a Sud: dopo tanti anni di battaglie e di impegno, nonostante le bugie e gli attacchi della sinistra, grazie alla Lega ed al governo l’Autonomia richiesta da milioni di Italiani è stata approvata questa mattina anche alla Camera ed è finalmente legge. Una vittoria di tutti gli italiani: Grazie a tutti!".

Critico Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde: "Atteggiamento oltraggioso dei leghisti in aula questa mattina dopo l'approvazione dello spacca Italia. L'altro giorno hanno fischiato e picchiato chi mostrava la bandiera d'Italia. Oggi sono venuti in aula con le bandiere dell'indipendentismo padano per festeggiare il mercimonio tra Meloni e Salvini: autonomia differenziata in cambio del premierato. Quello che è accaduto stamattina è un oltraggio alla storia della Repubblica Italiana".

Matteo Renzi, invece, ha rilanciato la proposta di un referendum abrogativo per cancellare la riforma: per il momento è un'iniziativa solo sulla carta, ma se dovesse prendere forma potrebbe arrivare già l'anno prossimo, quando potenzialmente è atteso anche il referendum sul premierato: "È un provvedimento che non serve al Nord e che fa male al Sud", ha scritto Renzi.

Il presidente del Veneto Luca Zaia, in una conferenza stampa, ha detto che la sua Regione avvierà il confronto con il governo per le nuove autonomie "dopo la pubblicazione in Gazzetta". E ha ringraziato tra gli altri "la Lega e Matteo Salvini perché altrimenti, se non ci avessimo creduto noi fin da subito, questa riforma epocale non ci sarebbe". La riforma "non va a minare l'unità nazionale e questo deve essere chiaro", ha insistito il presidente veneto: "È una grande opportunità per tutta Italia, più per le Regioni che sono vittima di disuguaglianze che per le Regioni del Nord". Non è "la secessione dei ricchi" e "non si ruba niente a nessuno". Per quanto riguarda i Lep da definire, "ora questa è la grande sfida, che sarà la rivoluzione", ma nel frattempo "ci sono nove materie sulle quali si può già discutere". E, sull'ipotesi di referendum da parte delle opposizioni: "È un diritto democratico, noi abbiamo fatto la nostra parte su uno dei grandi temi della Lega".

La polemica dentro Forza Italia

Una posizione polemica è arrivata da Forza Italia, e in particolare dal presidente della Calabria e vicesegretario del partito Roberto Occhiuto. Dopo l'approvazione, con un comunicato, Occhiuto ha detto che "il centrodestra nazionale ha commesso un errore, del quale presto si renderà conto". Il testo della legge "è certamente migliorato,  grazie soprattutto al lavoro dei ministri di Forza Italia" rispetto a quello iniziale, ma è "poco comprensibile il metodo usato per votare a tappe forzate – rifiutando possibili ulteriori migliorie – questo provvedimento". In questo modo, ha affermato il presidente calabrese, "il ddl è sembrato una bandierina di una singola forza politica, in un clima che ha rappresentato questa norma come divisiva in Parlamento e nel Paese".

Ne verranno, ha continuato Occhiuto "minimi vantaggi elettorali" al Nord, dove i cittadini "prima dell’autonomia avrebbero preferito avere meno tasse e meno burocrazia", e in compenso "contrarietà e preoccupazioni" degli elettori di centrodestra al Sud. La discussione avrebbe dovuto "svolgersi in modo sereno", anche per permettere di "spiegarla meglio nelle Regioni meridionali". Infatti, "i deputati calabresi di Forza Italia – Francesco Cannizzaro, Giuseppe Mangialavori e Giovanni Arruzzolo – hanno deciso di non votare questa legge. È stata una loro scelta, che ho condiviso".

Ieri, il partito di Antonio Tajani si era limitato a presentare quattro ordini del giorno. Si tratta di dichiarazioni che impegnano il governo a rispettare alcune indicazioni, ma in modo non vincolante: delle dichiarazioni di intenti, mirate a fare sì che i prossimi passi garantiscano "l'unità giuridica ed economica dello Stato" e che il Parlamento abbia ancora la possibilità di intervenire negli accordi tra Stato e Region, ma non delle vere modifiche alla riforma.

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