Autonomia differenziata, Mattarella promulga la legge: cosa cambia adesso
Il Presidente della Repubblica ha promulgato ieri sera la legge sull'autonomia differenziata, cioè la legge recante "disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione", che ha ottenuto il via libera definitivo lo scorso 19 giugno alla Camera, con 172 voti a favore, 99 contrari.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, con un video pubblicato sui suoi canali social, ha difeso il disegno di legge a firma di Calderoli, criticando i partiti all’opposizione, dicendo che l’autonomia differenziata "non è un’invenzione del centrodestra" ma "era in già in Costituzione grazie alla sinistra". La premier si riferisce alla riforma del Titolo V, varata nel 2001 e "approvata a colpi di maggioranza sotto il governo di Giuliano Amato, governo della sinistra".
Il presidente del Veneto Luca Zaia esulta: "Se il 19 giugno è la data che è entrata nella storia per l'approvazione parlamentare dell'Autonomia, il 26 giugno sarà una data ricordata per essere il giorno in cui il Presidente Sergio Mattarella ha promulgato la legge. Non nascondo il grande entusiasmo con cui ho appreso la notizia. Con la firma del Capo dello Stato, che ringrazio per l'attenzione dedicata, è sancita la linearità con il dettato costituzionale della riforma. Siamo orgogliosi di aver lavorato a questo obbiettivo e raggiunto questa tappa, una pietra miliare nella storia della Repubblica Italiana".
Cosa prevede il ddl Calderoli sull'autonomia differenziata
Con questa legge le Regioni, sia quelle a statuto speciale che quelle a statuto ordinario, comprese le provincie autonome di Trento e Bolzano, possono chiedere maggiore autonomia su 23 materie, come commercio estero, energia, trasporti, istruzione, ambiente, tutela della salute, cultura, sport. Di queste 23 materie, 14 sono definite dai Lep, Livelli Essenziali di Prestazione, che devono essere comunque assicurati a tutti i cittadini su tutto il territorio. Prima di presentare la richiesta ogni Regione dovrà acquisire pareri di Comuni, Province ed enti del suo territorio.
Dopo che viene avanzata la richiesta, lo Stato e le singole Regioni avranno 5 mesi di tempo per arrivare a un accordo. Le intese poi potranno durare fino a 10 anni, ed essere eventualmente rinnovate. Potranno essere interrotte prima della scadenza da Stato o Regione con un preavviso di almeno 12 mesi.
Prima di passare al trasferimento delle funzioni da Stato a Regioni, sulla maggior parte delle materie dovranno essere determinati i Lep. Il governo ha 24 mesi, dall'entrata in vigore della legge, per varare uno o più decreti legislativi per fissare livelli e importi dei Lep. Ma per l'ambiente e la salute questi standard sono già fissati: stiamo parlando dei Lea e dei Lepta. Per quanto riguarda i Lea, da sette anni si attende un aggiornamento dei servizi offerti gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale, un aggiornamento che dovrebbe includere nell'elenco nuove prestazioni, compresa l'assistenza psicologica in alcuni ambiti. Ma i nuovi Lea non entreranno in vigore prima del 2025.
Le competenze di nove materie possono invece essere trasferite subito alle Regioni, visto che non prevedono i Lep: si tratta di commercio con l'estero, previdenza complementare, professioni, protezione civile, rapporti internazionali e con Ue, coordinamento con finanza pubblica e sistema tributario.