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Autonomia differenziata delle Regioni

Autonomia differenziata, la Commissione Ue lancia l’allarme: “Coesione e finanze pubbliche a rischio”

Nel suo Rapporto annuale sulle economie nazionali, la Commissione europea ha dedicato un intero paragrafo al testo sull’Autonomia differenziata, appena approvata alla Camera. Tuttavia, il parere dell’esecutivo Ue suona come una bocciatura alla riforma bandiera della Lega.
A cura di Giulia Casula
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"La delega di competenze aggiuntive alle regioni italiane presenta rischi per la coesione e le finanze pubbliche". Nelle ore in cui la Lega celebrava il via libera della Camera al ddl Calderoli e Matteo Salvini festeggiava la "giornata storica", la Commissione europea esponeva tutte le sue perplessità sul funzionamento e sull'efficacia della riforma dell'Autonomia differenziata, all'interno del Rapporto annuale sulle economie nazionali. 

Il Country Report 2024, che contiene le raccomandazioni sulle "politiche economiche, di bilancio, sociali, strutturali e occupazionali" per ciascuno dei 27 Paesi Ue, ha dedicato nel capitolo italiano un intero paragrafo al disegno di legge sull'Autonomia differenziata, approvato ieri a Montecitorio dopo l'ok ricevuto a gennaio dal Senato. Ma il parere della Commissione Ue sulla legge suona come una bocciatura al testo bandiera del Carroccio.

Secondo la Commissione infatti, la riforma, che consentirà alle Regioni di acquisire maggiore autonomia e controllare tutte quelle materie sottratte all'esclusiva competenza dello Stato, comporterà "rischi per la coesione e le finanze pubbliche". Le Regioni "potranno richiedere fino a 23 competenze aggiuntive e ottenere le risorse corrispondenti tramite negoziati bilaterali con il governo centrale", spiega il report. Questo però, potrà avvenire solo "dopo aver definito i corrispondenti livelli essenziali di prestazione  nelle materie interessate".

Nonostante il testo preveda "alcune garanzie per le finanze pubbliche, come valutazioni periodiche delle capacità fiscali regionali e requisiti per i contributi regionali al raggiungimento degli obiettivi fiscali nazionali", alcuni aspetti della riforma non convincono la Commissione guidata da Ursula Von Der Leyen. "Se da un lato il disegno di legge assegna prerogative specifiche al governo nel processo di negoziazione, dall'altro non fornisce un quadro comune per valutare le richieste regionali di competenze aggiuntive", si legge. In altre parole, il ddl non sembrerebbe aver chiarito a sufficienza come avverranno le intese con cui le Regioni potranno richiedere allo Stato maggiore autonomia su una o tutte le 23 materie elencate all'articolo 117 della Costituzione. Tra queste ci sono la tutela della salute, l'ambiente, lo sport, l'istruzione, il lavoro, l'energia, il commercio estero e i trasporti.

La preoccupazione della Commissione europea è che la riforma voluta dal governo Meloni, così com'è stata presentata, possa acuire le strutturali differenze tra le Regioni italiane, comportando inevitabilmente dei rischi per le amministrazioni più povere come quelle del Sud. "Poiché i livelli essenziali di prestazione garantiscono solo livelli minimi di servizi e non riguardano tutte le aree politiche, vi è ancora il rischio di aumentare le disuguaglianze regionali", osserva il report.

La Commissione ha lanciato un avvertimento anche sui costi dell'Autonomia differenziata e su quanto potrebbe pesare sulle casse dello Stato, che al momento non godono certo di buona salute. Proprio ieri, l'Ue dopo aver preso visione dello stato in cui versano i conti pubblici italiani, ha aperto una procedura d'infrazione contro il nostro Paese per deficit eccessivo. Da qui l'ammonimento dell'esecutivo europeo. "La devoluzione di poteri aggiuntivi alle regioni su base differenziata aumenterebbe anche la complessità istituzionale, con il rischio di maggiori costi sia per il settore pubblico che per quello privato", conclude il rapporto.

Anche i governatori del centrodestra avvertono Meloni: "Così rischiamo boomerang elettorale"

La Commissione Ue non è la sola ad avvertire sui potenziali pericoli della riforma leghista. Anche i governatori di Basilicata e Calabria, Vito Bardi e Roberto Occhiuto, hanno avanzato diversi dubbi sul testo appena licenziato dal Parlamento. "Sono dispiaciuto, penso che il centrodestra rischi adesso un boomerang elettorale non solo al Sud ma anche al Nord. Da governatore farò di tutto per difendere la mia terra e i miei cittadini", ha dichiarato Occhiuto.

"Io parlo da presidente della Regione Calabria: comprendo il mio segretario Antonio Tajani che da vicepremier ha voluto onorare il patto di governo, anche se mi pare non si sia dimostrato entusiasta verso l’Autonomia. Sono riconoscente a Tajani che ha fatto e sta facendo un grande lavoro nel partito, e i risultati di Forza Italia lo dimostrano. Credo che però il problema riguardi il centrodestra a livello nazionale. Con questa legge approvata senza nemmeno un adeguato dibattito, temo che la nostra coalizione non riuscirà a compensare le preoccupazioni degli elettori del Sud con qualche voto in più, forse, al Nord", ha aggiunto il governatore azzurro.

"Se l'Autonomia potrebbe essere un boomerang elettorale? Temo di sì, ed è un peccato perché Giorgia Meloni sta guidando l’esecutivo in modo ineccepibile, raggiungendo grandi traguardi. Questa legge doveva essere costruita come un treno con tre vagoni: l’Autonomia, la garanzia del finanziamento dei Lep su tutto il territorio nazionale, e poi la perequazione. Invece hanno riempito solo un vagone, e non va bene", ha risposto.

Dello stesso avviso il presidente del'Abruzzo Vito Bardi. "Condividiamo le perplessità già espresse da alcuni esponenti di Forza Italia, come il governatore calabrese, Occhiuto, in ordine all’accelerazione che si è voluto imprimere al processo legislativo, quando si sarebbe potuto migliorare ulteriormente il provvedimento",  ha dichiarato.

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