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Autonomia differenziata delle Regioni

Autonomia differenziata, il Senato approva il ddl Calderoli: cosa dice il testo

Il Senato ha dato l’ok al ddl sull’Autonomia differenziata, la riforma voluta dalla Lega e dal ministro Calderoli. Ora il testo passa alla Camera per l’approvazione definitiva. Ecco cosa prevede il ddl e cosa cambia per le Regioni.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il Senato ha approvato il ddl Calderoli sull'Autonomia differenziata per le Regioni, una delle riforme nel programma del governo Meloni, fortemente voluta dalla Lega, con 110 voti favorevoli, 64 contrari e 30 astenuti. Durante la votazione dai banchi dell'opposizione sono stati esposti cartelli con il tricolore e alcuni senatori hanno intonato l'inno d'Italia. Ora il testo passerà alla Camera per il via libera l'approvazione definitivo.

"Il Senato ha approvato il Ddl Autonomia: è un passo importante verso un Paese più moderno ed efficiente, nel rispetto della volontà popolare espressa col voto al centrodestra che lo aveva promesso nel programma elettorale, dai referendum di Lombardia e Veneto e dalle richieste dell'Emilia-Romagna e di altre regioni italiane", ha commentato Matteo Salvini, in una nota. Per poi aggiungere: "In questo momento mi sento di rivolgere un pensiero particolare a Bobo Maroni".

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Lo scopo della legge è decentralizzare: si vuole dare attuazione a quanto previsto dal terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione, secondo cui, sulla base di un'intesa raggiunta fra lo Stato e la Regione interessata, possono essere attribuite alle Regioni a statuto ordinario, che ne facciano richiesta, forme e condizioni particolari di autonomia su 23 materie.

Si tratta di materie elencate nell'articolo 117 della Costituzione come materie di legislazione concorrente più 3 di legislazione esclusiva dello Stato. Si va dalla Salute all'Istruzione, passando per Sport, Istruzione, Ambiente, Energia, Trasporti, Cultura e Commercio Estero. Nelle intenzioni dell'esecutivo il decentramento amministrativo servirà a favorire la semplificazione e l'accelerazione delle procedure. I detrattori invece ritengono che la legge non farà altro che ampliare le diseguaglianze già esistenti tra i territori.

Cos'è l'autonomia differenziata per le Regioni

Il ddl sull'autonomia differenziata definisce le procedure legislative e amministrative che servono per arrivare a una intesa tra lo Stato e le Regioni che chiedono di avere maggiori competenze su determinate materie.

L'articolo 1 indica le finalità del disegno di legge, precisando che lo stesso punta a definire i principi generali per l'attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, oltre alle relative modalità procedurali di approvazione delle intese tra lo Stato e le singole Regioni previste dal medesimo terzo comma. Viene inoltre stabilito che l'attribuzione di funzioni relative alle ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con riguardo a materie o ambiti di materie riferibili ai diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, è consentita subordinatamente alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni previsti dalla Costituzione (Lep) e riguardanti tutte le Regioni del Paese.

Per arrivare a un'intesa serve un decreto legislativo, su proposta del presidente del Consiglio e del ministro per gli Affari regionali, di concerto con i ministri competenti per le materie chieste. La procedura per arrivare a un'intesa dovrà durare almeno 5 mesi, inclusi i 60 giorni concessi alle Camere per l'esame delle richieste. Poi serve comunque un decreto del presidente del Consiglio dei ministri. Con il decreto vengono trasferite delle funzioni, con relative risorse umane, strumentali e finanziarie, attinenti a materie o ambiti di materie riferibili ai Lep, che può avvenire soltanto dopo la determinazione dei Lep medesimi e dei relativi costi e fabbisogni standard e nei limiti delle risorse rese disponibili in legge di bilancio.

Le intese, che possono essere rinnovate o revocate dallo Stato, con un preavviso di almeno 12 mesi, e possono avere una durata variabile, ma non oltre i dieci anni.

Cosa cambierà per le Regioni dopo l'approvazione definitiva della Riforma Calderoli

Le Regioni avranno delle competenze in più rispetto alla situazione attuale, sulla base delle intese concordate con lo Stato. Secondo le opposizioni, le Regioni con maggiore capacità di spesa saranno avvantaggiate, e questo genererà maggiori disuguaglianze nel Paese, con differenze sostanziali anche tra le aree con maggiore concentrazione urbana e le aree interne e montane. Il rischio, secondo il Pd, è che "cristallizzando le diseguaglianze si rendono le aree oggi più deboli, sul piano economico, ancora più deboli". Ma questo secondo la maggioranza è falso, perché i diritti essenziali saranno comunque garantiti.

Cosa sono i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni per le Regioni

Per assicurare che non vi siano differenze sostanziali tra le Regioni nell'erogazione di servizi e prestazioni, la legge prevede che lo Stato, prima di concedere le funzioni autonome, definisca i Lep, i ‘Livelli essenziali delle prestazioni', cioè il livello minimo di servizi da assicurare al cittadino in maniera uniforme in tutto il territorio nazionale. Inoltre, per evitare squilibri economici fra le Regioni che scelgono l'autonomia e quelle che non lo fanno, il disegno di legge prevede meccanismi perequativi.

Un emendamento presentato da Fratelli d'Italia e approvato al rush finale prevede infatti che anche alle Regioni che non chiedono il trasferimento delle competenze siano trasferite risorse pari a quelle delle Regioni che invece lo richiedono. Questo però deve avvenire "coerentemente con gli obiettivi programmati di finanza pubblica e con gli equilibri di bilancio". In pratica, dicono le opposizioni, si tratta di una clausola di "invarianza di spesa", che mostra come nel ddl non vi siano garanzie economiche tali da evitare che la riforma ‘spacchi' il Paese. La norma sui Lep insomma rischia di essere inattuabile, perché per assicurare le stesse risorse a tutte le Regioni, e ridurre i divari tra i territori, serviranno molte risorse.

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