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Autonomia differenziata delle Regioni

Autonomia differenziata, arriva il quesito del referendum per l’abrogazione della legge: cosa dice il testo

Il testo del quesito del referendum per abrogare l’autonomia differenziata è stato depositato. Ecco cosa ci sarà scritto sulla scheda, se l’iter andrà a buon fine. Ora, la raccolta firme. A fine anno partiranno i controlli di Cassazione e Consulta per verificare che il referendum sia legittimo. Il voto potrebbe essere tra aprile e giugno 2025.
A cura di Luca Pons
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Passo avanti importante nella strada verso il referendum che punta ad abrogare l'autonomia differenziata, la riforma varata dal Parlamento e scritta dal ministro Roberto Calderoli che, secondo i critici, penalizzerebbe le Regioni del Sud. Oggi 34 soggetti hanno depositato in Cassazione il testo del quesito referendario, quello che dovrebbe apparire sulla scheda presentata agli elettori. Tra questi soggetti ci sono diversi partiti – Pd, M5s, Avs, +Europa, Italia viva -, due sindacati come Cgil e Uil e varie associazioni, tra cui l'Anpi. Ora mancano una serie di verifiche e passaggi formali: il voto potrebbe tenersi tra aprile e giugno 2025.

Il testo del referendum abrogativo sull'autonomia differenziata

Il testo del quesito referendario contro l'autonomia differenziata è questo:

Volete voi che sia abrogata la legge 26 giugno 2024, n. 86, “Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione”?

Seguendo la formula prevista per legge, il testo chiede se si vuole che venga abrogata la legge Calderoli, indicata con il suo nome formale. Dunque, rispondendo a questa domanda, bisognerebbe votare Sì se si vuole abrogare la riforma dell'autonomia differenziata, e No se invece la si vuole mantenere.

Quali sono i prossimi passi e quando potrebbe essere il voto

L'iter per i referendum abrogativi è molto chiaro: in Italia lo definiscono l'articolo 75 della Costituzione e una legge del 1970 che stabilisce i dettagli. Per chiedere questo tipo di referendum servono le firme di 500mila elettori, oppure la mobilitazione da parte di cinque Consigli regionali. In questo caso ci sono già cinque Regioni che si sono attivate: Emilia-Romagna, Campania, Toscana, Puglia e Sardegna. Dunque, potrebbe non essere neanche necessaria la raccolta firme, che comunque partirà.

La richiesta deve essere presentata alla Corte di Cassazione entro il 30 settembre. A fine settembre la corte controlla tutti i quesiti che sono stati depositati, verifica che siano a norma di legge ed entro il 31 ottobre segnala le eventuali irregolarità, che devono essere corrette (se è possibile farlo) entro il 20 novembre. Dunque, al più tardi il 15 dicembre l'Ufficio centrale per i referendum della Cassazione decide quali richieste siano legittime e quali no, e ‘accorpa' gli eventuali quesiti che si riferiscono alla stessa norma.

A quel punto parte il secondo controllo, della Corte costituzionale. Ci sono alcune regole di massima: ad esempio, non si possono sottoporre a referendum le leggi di bilancio. Questo è un punto su cui il centrodestra potrebbe insistere, perché la riforma dell'autonomia differenziata era tra i ddl ‘collegati' alla legge di bilancio.

In generale, comunque, la deliberazione della Corte costituzionale deve arrivare entro il 20 gennaio, e la sentenza definitiva entro il 10 febbraio. Dopodiché, il presidente della Repubblica indice il referendum in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno.

Sindacati e opposizioni a supporto del referendum

Oggi, davanti alla Cassazione, c'erano i leader dei partiti e dei sindacati che sostengono la richiesta. Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ha parlato di una "battaglia decisiva" per cancellare una legge che "porta a differenziare i diritti alla salute, all'istruzione, al lavoro", e così "permettere ai cittadini di decidere direttamente della loro vita".

Elly Schlein, segretaria del Pd, ha detto che con l'autonomia "chi nasce in Calabria avrà meno opportunità di chi nasce in Lombardia", insistendo: "Il governo non ha messo un euro, questo vuol dire che a loro le diseguaglianze stanno bene così". Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 stelle, ha concordato: "Stiamo offrendo l'occasione ai cittadini di contrastare lo spacca Italia. Per evitare la condanna a morte della sanità, dell'istruzione, delle infrastrutture specialmente nelle aree più in difficoltà del Paese, per evitare questo macigno sulle imprese anche dal Nord che si troverebbe soffocate dalla burocrazia di venti staterelli".

Nicola Fratoianni, di Avs, ha affermato: "L'Italia è un Paese in cui, in base al luogo in cui nasci, hai una diversa aspettativa di vita: questa vergogna va cancellata e sono convinto che gli italiani, la Repubblica sapranno rispondere". Angelo Bonelli, altro leader di Avs, ha aggiunto: "Non solo Meloni svende il Sud a Salvini, ma indebolisce il sistema produttivo ed economico".

Riccardo Magi (segretario di +Europa) ha detto che "quella di oggi è una iniziativa di opposizione alla pessima riforma del governo Meloni che rappresenta anche una bomba nel bilancio pubblico. Penso che le opposizioni si ritrovano sulle occasioni in cui fare opposizione, e questa è una delle occasioni". Per Italia viva era presente Maria Elena Boschi: "Ci mobiliteremo per la raccolta firme, che è un messaggio potente al governo Meloni, e ci saranno anche divisioni nella maggioranza, sono già iniziate. E per quanto riguarda il rapporto con le altre opposizioni, "restano differenze su altri temi e ovviamente al referendum sul Jobs act saremo dalla parte opposta".

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