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Aumento dell’Iva: la solita telenovela all’italiana. E mancherà anche il lieto fine

Quello che sta andando in scena in questi giorni è il solito teatrino all’italiana, dove vince chi la spara più grossa e viene fischiato chi dice la verità. E dove a decidere è solo il regista.
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Sull'aumento dell'Iva siamo al vero e proprio caos organizzato, al trionfo della confusione che rende praticamente impossibile una riflessione ponderata sull'intera vicenda. Una rappresentazione utile finora solo a confondere le responsabilità e ad accrescere la sensazione di una maggioranza sempre sull'orlo di una crisi di nervi. I fatti sono fin troppo noti e non richiedono ulteriore commento: l'aumento dell'Iva, si badi bene di ben 2 punti, fu impostato dal Governo Berlusconi (con la scappatoia della "clausola di salvaguardia"), prima che il Governo Monti lo dimezzasse e lo rinviasse al primo luglio del 2013. Il punto è che al fatidico 1 luglio 2013  mancano poco più di dieci giorni e che le risorse per evitare l'aumento di un punto percentuale dell'imposta semplicemente non ci sono.

Per essere pratici, per evitare un aggravio che mediamente si aggirerebbe sui 150 – 200 euro a famiglia l'anno (con una ulteriore depressione dei consumi), servirebbero circa 2 miliardi per quest'anno e almeno 4,2 per il prossimo anno. Il ministro dell'Economia Saccomanni non si è ancora espresso e ha chiarito oggi che "bisogna prendere misure ben ponderate: abbiamo bisogno del tempo necessario per misure ragionate e ragionevoli". In sostanza: nessuna misura spot e men che meno cambiali elettorali da pagare, ma allo stesso tempo nessuna chiusura a priori. Saccomanni (come lo stesso Letta, del resto) in effetti resta in mezzo al guado, evitando di prendere posizione nello scontro in atto all'interno della maggioranza. Il ministro dell'Economia, che poi avrebbe realmente il compito di determinare i saldi e impostare la redistribuzione delle risorse, per ora (il 17 giugno eh) si limita a constatare che le risorse alternative non sono ancora state individuate, lasciando anche trasparire che il problema stia nella "volontà" di tagliare qualche altra voce di spesa (che sia peraltro immediatamente esigibile).

Il resto fa parte del teatrino della politica. Dall'alzata di scudi del Popolo della Libertà contro il "killer" Zanonato alla sicumera di Cicchitto e Brunetta (dove fossero costoro quando l'aumento dell'Iva è stato ideato, pianificato e votato resta un mistero…). Che poi Zanonato (che teoricamente fa parte di uno schieramento che dovrebbe avere una posizione tutt'altro che favorevole rispetto ad una misura "per nulla progressiva" come l'aumento dell'Iva) si è limitato ad essere realista e a dire: non c'è una lira, inutile illudere gli italiani, meglio dire la verità. Ma la sola possibilità che "si dica con chiarezza la verità" è bastata a metterlo all'indice, ad etichettarlo come "più realista del re". Persino dai suoi colleghi di partito che, in fondo, spingono per il ricorso al marchio di fabbrica del Governo Letta: il rinvio. Che tutto sommato è soluzione comoda per tutte le stagioni. Che ci pensino "quelli di dopo" a capire come fare, per ora basta sforbiciare un po', trovare un paio di miliardi e tutti contenti.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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