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Aumentano i medici non obiettori, ma in alcune Regioni accedere all’aborto sicuro è ancora un problema

Negli ultimi anni in Italia sono aumentati i medici non obiettori. Rimangono però profonde divergenze regionali e l’accesso all’aborto sicuro non è ancora garantito (specialmente per quanto riguarda quello farmacologico) su tutto il territorio nazionale.
A cura di Annalisa Girardi
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In Italia stanno aumentando i medici non obiettori di coscienza, anche se nel nostro Paese l'accesso all'aborto sicuro non è sempre garantito come dovrebbe e come avviene in altri Paesi europei.

Nonostante accedere all'interruzione volontaria di gravidanza sia ancora complicatissimo (e al limite dell'impossibile quando si parla di aborto farmacologico), l'ultima Relazione del ministero della Salute sull'attuazione della legge 194 del 1978 – quella che appunto sancisce il diritto all'aborto – certifica un aumento dei medici non obiettori negli ultimi anni. Tra il 2014 e il 2021 questi sono aumentati del 14%, passando da da 1.408 a 1.599. Allo stesso tempo, è diminuito il numero delle interruzioni volontarie di gravidanza: nello stesso arco di tempo c'è stato un calo del 34%, passando da 96.578 procedure l'anno nel 2014 alle 63.653 del 2021.

Continuano comunque ad esserci importanti differenze regionali. In alcune zone del Paese non è ancora garantito un pieno accesso all'Ivg: dal report del ministero risulta essere il Molise la Regione con il minor numero di punti in cui le donne in età fertile possono abortire. Dal documento emerge anche come quasi una su due interruzioni di gravidanza effettuate venga fatta ricorrendo all'aborto farmacologico. La somministrazione del farmaco, nel 2021, è stata l'opzione prescelta nel 45% dei casi. Ma, anche qui, ci sono importanti differenze regionali. "Si passa dal 19,6% delle Marche al 72,5% della Liguria e 72% di Basilicata e Calabria", si legge.

Una circolare diffusa lo scorso 12 agosto dal ministero della Salute conteneva l'aggiornamento delle Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine, con l'obiettivo di facilitare l'accesso all'aborto farmacologico. Tuttavia, questo risulta ancora complicatissimo in alcune zone del Paese, facendo sì che l'accesso all'aborto sicuro non sia ancora uniforme su tutto il territorio nazionale. Non tutte le Regioni hanno infatti recepito l'aggiornamento e di conseguenza le linee guida non vengono applicate.

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