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“Attacchi a Fanpage un pericoloso precedente”: report europeo sulla libertà di stampa condanna Meloni

È “inquietante” che Giorgia Meloni, da presidente del Consiglio, abbia attaccato apertamente l’inchiesta di Fanpage.it su Gioventù nazionale. Lo dice il rapporto di Media freedom rapid response sull’Italia, sottolineando che gli attacchi ai giornalisti costituiscono un “pericoloso precedente” e danno l’esempio ad altri pubblici ufficiali.
A cura di Luca Pons
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Le invettive pubbliche contro i giornalisti sono spesso "usate per attaccare giornalisti critici del governo", e questo crea un "pericoloso precedente" che non fa altro che "legittimare attacchi ai giornalisti" anche da parte di pubblici ufficiali, "sia in termini di cause legali vessatorie, sia con altre forme di molestia". E proprio per questo, è "inquietante" che Giorgia Meloni abbia attaccato l'inchiesta di Fanpage.it Gioventù Meloniana, sull'organizzazione giovanile del suo partito. Un'inchiesta che ha "smascherato i riferimenti fascisti, razzisti e antisemiti di alcuni membri di Gioventù nazionale".

A scriverlo è il rapporto sull'Italia realizzato da Media freedom rapid response, un'organizzazione europea che si occupa di rintracciare e segnalazione le violazioni della libertà di stampa. Un altro allarme per il governo Meloni, dopo il rapporto della Commissione Ue sullo Stato di diritto, che ha trovato diverse problematicità sul tema della libertà di stampa. E a cui la premier Meloni ha risposto con una lettera direttamente alla presidente Ursula von der Leyen, parlando di "fake news".

Nel report si legge che questa libertà "ha subito continue deteriorazioni negli ultimi anni", specialmente negli ultimi due, sia per la "mancanza di indipendenza delle testate pubbliche", sia per "l'uso sistematico dell'intimidazione legale contro giornalisti da parte di pubblici ufficiali". In particolare, sul caso dell'inchiesta realizzata dal team Backstair di Fanpage, si legge che è stata "inquietante la decisione della presidente del Consiglio di condannare pubblicamente il gruppo investigativo di Fanpage".

Infatti, "le condanne pubbliche ai danni di giornalisti sono spesso usate per attaccare lavoratori dell'informazione che sono critici nei confronti del governo. Questi avvenimenti rischiano di creare un pericoloso precedente nei rapporti già tesi tra media e politica. In più, legittimano attacchi nei confronti di professionisti dell'informazione, dando un esempio preoccupante ai pubblici ufficiali di più basso rango, sia in termini di cause legali vessatorie che con altre forme di molestia".

In generale, Media freedom rapid response ha registrato "segnali allarmanti di intolleranza verso le opinioni dissenzienti", con molti giornalisti "colpiti da denigrazione sui social ad opera del partito di governo, Fratelli d'Italia". Un approccio, quello della maggioranza di centrodestra, che "non tiene in considerazione l'interesse pubblico e la pluralità".

Si parla poi anche della questione Rai, dove "un certo grado di politicizzazione c'è sempre stato" ma negli ultimi due anni è arrivato a "un livello senza precedenti", con "una pressione eccezionale e un numero crescente di casi di auto-censura". Il tutto "rappresenta una seria minaccia all'indipendenza del servizio pubblico" e "mette a repentaglio il diritto dei cittadini a un'informazione libera e imparziale". Il rapporto cita anche il caso delle regole di par condicio per le Europee, oltre alle numerose denunce minacciate ed effettuate nei confronti di giornalisti. Ricordando che, pochi mesi fa, si era ventilata l'ipotesi del ritorno del carcere per i giornalisti condannati per diffamazione.

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