AstraZeneca e Open Day, per il Cts serve una “riflessione” sugli effetti collaterali dei vaccini
Il Comitato tecnico scientifico si è espresso in merito ai dubbi sollevati da un gruppo di medici e scienziati in merito alla somministrazione dei vaccini a vettore adenovirale, AstraZeneca e Johnson & Johnson, alla fascia più giovane della popolazione. Secondo gli esperti del Cts è necessario un approfondimento su questi farmaci, per via degli effetti collaterali gravi, anche se rari, che si sono verificati in soggetti predisposti per motivi ancora sconosciuti: il disturbo riscontrato è la trombosi venosa trombocitopenica (VITT è l'acronimo inglese), una patologia rara che si manifesta a distanza di 5-15 giorni dall'inoculazione del vaccino, e che può portare anche alla morte.
"Vi è in queste ore un'attenzione suprema per cogliere tutti i segnali che possono allertare su eventuali effetti collaterali che portino a considerare dei cambiamenti di indicazione. Il vaccino di AstraZeneca è già preferenzialmente raccomandato per i soggetti sopra i 60 anni di età, perché il rapporto tra i benefici derivanti dalla vaccinazione ed eventuali rischi diventa incrementale con l'età e particolarmente favorevole sopra questa soglia", ha detto il coordinatore del Cts e presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, intervenuto questa mattina a Rainews24.
"Quello che si è verificato nella sfortunata ragazza di Genova, cui va tutta la mia attenzione e il mio affetto per quanto accaduto – ha aggiunto – pone un'ulteriore riflessione, anche alla luce del mutato contesto epidemiologico, in quanto la riduzione dei casi che abbiamo nel Paese rende anche più cogente tale riflessione".
La questione è stata sollevata anche dalla biologa Valeria Poli, una dei firmatari della lettera che l'Associazione Coscioni ha inviato al governo. In un'intervista a Fanpage.it la professoressa ha ricordato come proprio in questi ultimi giorni ci siano stati tre casi di VITT: una 40enne di Lucca, una studentessa 18enne di Genova e un carabiniere 45enne di Catanzaro. Il problema è che questi vaccini vengono destinati anche ai giovanissimi tramite gli Open Day organizzati dalle Regioni, sebbene l'Aifa abbia raccomandato di utilizzarli in via preferenziale per gli over 60.
Pregliasco: "Aifa valuti limitazione per fasce d'età"
Anche il virologo Fabrizio Pregliasco, docente all'Università Statale di Milano, sostiene che per il vaccino di AstraZeneca "potrebbe essere utile valutare una limitazione dai 50 anni in su per le donne e dai 40 in su per gli uomini come elemento prospettico. Ma a deciderlo deve essere l'Aifa in modo che sia ufficiale. Non basta una indicazione o una comunicazione".
Nei casi specifici che sono emersi negli ultimi giorni "si tratta di approfondire e verificare quello che è successo. Bisogna vedere se si tratta effettivamente di casi con coaguli e bassi livelli di piastrine. Ad oggi – ha detto il virologo – sono 6 casi ogni milione di persone" le reazioni gravi al vaccino. Ma i dati diffusi dal Regno Unito, aggiornati a metà maggio, sono ben diversi: la VITT "Si presenta in almeno un caso su 50mila, ma più probabilmente in 2 – ha spiegato Valeria Poli a Fanpage.it – Può verificarsi quindi in 4 casi ogni 100mila, tra gli under 55, soprattutto nelle donne, per motivi ancora non chiari".
Il caso della 34enne di Savona
Ieri una 34enne di Savona è stata ricoverata al Policlinico San Martino di Genova dopo essersi sentita male sul posto di lavoro dopo essersi vaccinata con il siero di Oxford. La donna è stata sottoposta a fibrinolisi di alcuni trombi presenti nella parte venosa del circolo epatico con buoni risultati. I medici dell'ospedale genovese hanno precisato che attualmente la paziente è ricoverata in terapia intensiva in respiro spontaneo. Il trattamento a lei riservato è una terapia anticoagulante, e verrà sottoposta anche a indagini angiografiche precauzionali del circolo cerebrale. Vista la situazione di basso livello ematico di piastrine nel sangue, i sanitari hanno deciso di monitorarla in intensiva.