Assemblea Pd, Martina verso elezione a segretario. Renzi a minoranza: “Perderete ancora”
Sono tanti i temi che verranno affrontati all'assemblea del Partito democratico di questa mattina che si svolge all'hotel Ergife di Roma: l'elezione di Maurizio Martina segretario, l'avvio da subito della fase congressuale, inclusi i congressi regionali, e primarie nel 2019, prima delle elezioni europee. Sono questi i punti principali del documento che è in fase di elaborazione e che dovrebbe essere messo ai voti. Il testo traduce i punti di un'intesa raggiunta ieri sera tardi al Nazareno e che al momento sembra avere il consenso della maggioranza delle aree del partito. In platea si sono viste molte le magliette rosse, in segno di solidarietà con i migranti. L'unica candidatura alla segreteria è proprio quella di Maurizio Martina, la votazione comincerà alle 14:30.
In un'intervista al Quotidiano Nazionale l'ex premier Matteo Renzi punta il dito contro gli scontri interni tra correnti, che hanno lacerato l'unità del partito e portato alla sconfitta alle politiche, e commenta il possibile avvio della fase congressuale: "L'assemblea è sovrana e libera. L'importante però è che chi vincerà le primarie non subisca la lotta fratricida che le correnti hanno fatto a me. Ci sono tante ragioni della sconfitta del 4 marzo, anche i nostri errori. Ma una delle motivazioni più forti è stata il tasso di litigiosità del Pd: chi per anni mi ha fatto la guerra dicendo che non ero sufficientemente di sinistra oggi si trova con l'altro Matteo al governo. Attaccavano il Matteo sbagliato". C'è tempo per un'autocritica: "Avremmo dovuto rottamare di più, in particolar modo nella classe dirigente al Sud".
E lancia un monito: "Oggi la politica va più veloce del passato, i cicli di governo sono più brevi. Se smettiamo di litigare presto toccherà di nuovo a noi del Pd. Ma dovremo farci trovare pronti e non continuare con le divisioni interne". Sul possibile ritorno di Bersani e D'Alema Renzi commenta: "Deciderà il congresso ma il risultato delle elezioni è chiaro. Quello che hanno fatto Bersani e D'Alema al referendum e con la scissione non ha portato alla vittoria di una sinistra radicale, ma della destra radicale". Ma nega qualsiasi ipotesi di alleanza con i Cinque stelle: "I primi atti del governo dimostrano che i Cinque Stelle di sinistra non hanno nulla: sono ormai una corrente della Lega. Stanno approvando tutte le misure che Salvini propone e mi colpisce il silenzio di filosofi, attori, editorialisti che dicevano come i grillini fossero la nuova sinistra. Fico può fare un post per togliersi il peso dalla coscienza, ma la maggioranza politica che sostiene lui e il governo è di destra radicale". Sull'immigrazione, la linea dura di Salvini, osserva, "funziona per vincere qualche ballottaggio. Non per risolvere il problema".
L'intervento di Matteo Renzi in Assemblea
Matteo Renzi è intervenuto all'assemblea, spiegando che la "ripartenza non può essere ricostruire un simil Pds o una simil Unione. Se qualcuno pensa che sia la nostalgia la chiave non coglie la novità", ha aggiunto. Il "senatore", così lo ha introdotto Matteo Orfini, è stato accolto da un caldo applauso, soprattutto di una parte della platea. "Noi l'egemonia l'abbiamo avuta per tre o quattro anni. L'abbiamo persa e l'atto delle dimissioni ha questo significato. Abbassiamo tutti i toni delle tifoserie. So che non sono l'unico responsabile ma in politica si fa così: paga uno per tutti".
Poi ha ammonito: "Smettiamola di considerare nemici quelli accanto a noi. Ci rivedremo al congresso, riperderete il congresso e il giorno dopo tornerete ad attaccare chi ha vinto", ha detto, rivolgendosi ad alcuni esponenti della minoranza che lo hanno attaccato dalla platea. "Adoro stare sui contenuti e ragionare, per chi è in grado di ragionare mica per tutti…", E poi rivolto ai suoi: "Vi suggerisco di non cadere nelle provocazioni". L'ex segretario si è poi rivolto al segretario reggente Martina: "Maurizio, se fai le primarie e porti due milioni di persone a votare, il giorno dopo 200 appartenenti a una corrente" non possono disconoscere il risultato.
"Non si può sempre, comunque e soltanto, attaccare dall'interno" – ha detto – "Perché così si aiuta la destra. Basta risse da cortile alle quali il nostro popolo non può più stare. Io darò il mio contributo per la battaglia educativa e culturale contro chi vuol chiuderci nell'odio e nella paura. Fate il percorso che volete io ci sono, ma se il giorno dopo le elezioni si ricomincia daccapo il problema è quando si chiude il congresso, non quando si inizia. Non siamo alla terza Repubblica ma non siamo nemmeno alla prima Repubblica in cui la corrente di un partito immagina di indebolire il leader per avere poi qualcosa di più. O ce ne rendiamo conto o perderemo la possibilità di incidere".
Renzi ha provato a individuare i motivi della sconfitta del 4 marzo: "Mancanza di leadership: ci siamo innamorati dell'idea di giocare con il falso nueve. E' vero che non c'è leader senza comunità, ma non c'è comunità che non esprima leadership. E questo passaggio non è la vittoria dell'io contro il noi, ma la vittoria della comunicazione che in politica è fondamentale. Lo dico per il futuro, non per il passato".
Dieci i punti toccati nella sua analisi: "Uno. Sembravamo establishment, anzi lo eravamo. Due. C'è un'ondata internazionale: la volete vedere o fate finta di nulla? Tre. Le divisioni interne: perché non le vince le elezioni un partito che litiga fino a una settimana prima del voto. Dite che è un'analisi superficiale? Quando volete…Quattro. Io non ho rinnovato abbastanza, soprattutto al Sud. Abbiamo perso perché abbiamo rottamato troppo poco. Cinque. La mancanza di leadership: è vero che non c'è leader senza la sua comunità, ma non c'è comunità che non esprima un leader, perché in politica la comunicazione è essenziale. Sei. Non abbiamo dettato l'agenda: sullo ius soli dovevamo decidere, o si metteva la fiducia a giugno o si smetteva di parlarne. Io l'avrei fatta perché fondamentale. I vitalizi: se approvi la legge Richetti alla Camera, poi non è che al Senato non l'approvi. I voucher: se facciamo credere che il Jobs act sia la madre di tutti i mali, poi non ci si sorprenda se Di Maio può dire che abbiamo creato schiavismo. Non è l'algida sobrietà che fa sognare un popolo, devi dare un orizzonte forte al Paese".
"Siamo stati poco sui social dove si è sviluppata una campagna devastante che ha mostrificato i nostri. Non mi avete fatto mancare l'affetto ma quando dalla mattina alla sera l'ondata dei social – gestita in modi per i quali occorrerebbe una commissione d'inchiesta vera – ha costruito fake news e attaccato la mia famiglia, questo atteggiamento avrebbe dovuto avere più solidarietà del gruppo dirigente. Fuori da qui c'è una battaglia politica e culturale da fare anche contro un processo di mostrificazione che arriva a creare finti complotti. Siate generosi e non dimenticate le persone che vi camminano affianco", ha concluso.
Maurizio Martina verso la nomina
"Propongo che il partito avvii un percorso congressuale straordinario da qui a prima delle europee che ci porti a elaborare idee, persone, strumenti nuovi. Dobbiamo riorganizzare tutto", ha detto Maurizio Martina al Pd, candidandosi a essere eletto segretario. "In autunno terremo i congressi territoriali, perché nei territori il partito è collassato". E poi a ottobre "un grande appuntamento che si rivolga al Paese. Chiedo di poter fare un lavoro ricostruttivo e rifondativo: in ballo ci sono le ragioni fondative del Pd".