Assegno unico per i figli, sì all’unanimità alla Camera. Proposta di legge passa al Senato
L'aula della Camera ha approvato la proposta di legge del Pd sull'assegno unico e universale per i figli. I sì sono stati 452. Il provvedimento è stato approvato praticamente all'unanimità con una sola astensione. Il provvedimento passa ora all'esame del Senato. Ottenuto l'ok di Palazzo Madama l'esecutivo avrà dodici mesi di tempo per esercitare la delega ricevuta dalle Camere, che hanno anche fissato i criteri a cui i decreti legislativi di attuazione dovranno attenersi. La legge si propone di favorire la natalità, sostenere la genitorialità e promuovere l'occupazione, in particolare quella femminile, con il potenziamento delle misure a sostegno dei figli a carico.
"L'assegno unico per le famiglie con figli è una riforma epocale. L'Italia sconta un ritardo storico nel riconoscimento del valore sociale civile ed economico delle famiglie. Se l'Europa è vecchia, l'Italia lo è molto di più essendo all'ultimo posto per natalità. Non solo quindi non nascono più figli ma pare non esservi più fiducia nel futuro", ha detto il capogruppo democratico alla Camera Graziano Delrio nella dichiarazione di voto sulla legge, di cui era primo firmatario.
La proposta di legge era stata presentata dal dem nel giugno 2018, ed è uno dei pilastri del più ampio del Family Act. Il disegno di legge Delrio-Lepre prevedeva un assegno unico da 240 euro al mese per ciascun figlio minorenne a carico, che diventano 80 euro per il maggiorenne a carico, fino a 26 anni (con una maggiorazione del 40% di entrambe le prestazioni se il figlio ha una disabilità).
"D'altra parte – ha aggiunto Delrio – le donne che sono le prime a sopportare il carico familiare oggi sembrano lasciate sole. Spesso costrette in maniera vergognosa a scegliere tra una maternità desiderata e un lavoro altrettanto fondamentale per la costruzione della propria libertà e indipendenza. Lo Stato decide di essere al fianco delle famiglie e dei giovani italiani non per indicare loro quali scelte debbano essere fatte, ma per permettere a loro di essere liberi veramente. Introducendo l'assegno unico riduciamo le disuguaglianze legate ai carichi familiari e operiamo una vera e profonda semplificazione perché vengono abrogate otto misure in una sola e semplice. Infine non ci saranno più figli di serie A e di serie B perché finalmente anche quelli degli autonomi, dei liberi professionisti, degli incapienti e dei disoccupati avranno lo stesso sostegno e saranno trattati come gli altri".
"L'assegno unico serve a non aver paura del futuro, perché lo Stato è al fianco delle persone, accompagnandole nel loro cammino, nella vita", ha concluso Delrio.
Il senatore di Italia viva Davide Faraone commenta il via libera della Camera ad un provvedimento fortemente voluto dal suo partito. "Universale, unico e stabile, ecco come sara' l'assegno mensile per tutti i genitori fino ai 21 anni di ogni figlio. Certezza e prospettiva per le famiglie e per chi progetta di costruirne", ha scritto su Facebook. "Il Family act, figlio della Leopolda, è stato approvato con un voto trasversale del Parlamento. Segnale di una politica nuova che davvero scommette sul domani investendo sul cantiere più bello che c'è: i nostri figli. Brava la ministra Bonetti che ha saputo costruire questo percorso mettendo le esigenze delle famiglie al primo posto, e brava Italia viva che quando sceglie una strada la percorre con determinazione fino alla meta. Senza populismi di sorta, con la politica vera".
"L'approvazione alla Camera dell'assegno universale è il primo passo del Family Act. Quella che alla Leopolda 2019 sembrava un sogno oggi prende forma, grazie al lavoro di Italia Viva e di Elena Bonetti. Avanti così", ha scritto su Facebook il leader di Italia viva Matteo Renzi.
Cosa prevede l'assegno unico universale per i figli
Come ha spiegato la ministra della Famiglia Bonetti, ogni mese le famiglie riceveranno una somma per ciascun figlio, dalla nascita fino ai 21 anni, con una maggiorazione a partire dal terzo figlio. Anche le famiglie in cui sono presenti figli disabili avranno diritto a una maggiorazione che va dal 30% al 50%, che sarà estesa a tutto l'arco della vita, quindi oltre i 21 anni. Se però il figlio è maggiorenne l'importo dell'assegno sarà più basso. Ma c'è però la possibilità e con possibilità di corrispondere la somma direttamente al figlio maggiorenne, per di favorirne l’autonomia.
Il figlio maggiorenne beneficiario dell'assegno deve però dimostrare di frequentare un percorso di formazione scolastica o professionale o un corso di laurea; oppure deve svolgere un tirocinio o un’attività lavorativa limitata con redditi complessivi inferiori a un certo importo annuale; deve essere registrato come disoccupato e in cerca di lavoro presso un centro per l'impiego o un’agenzia per il lavoro; oppure deve svolgere il servizio civile universale.
Il beneficio scatta a partire dal settimo mese di gravidanza. Una cifra esatta non è stata ancora fissata: "Stiamo facendo i conteggi, anche sulla base della nuova riforma fiscale che faremo; si era fatta un'ipotesi fra 200 e 250 euro, in una prima simulazione. Importante è che le famiglie potranno contare su questa cifra, tutti i mesi, erogata con semplicità", aveva detto la ministra.
Il testo riformulato dalla Commissione affari sociali prevede che l'ammontare dell'assegno sia stabilito in base alla condizione economica del nucleo familiare. Tradotto: l'importo sarà agganciato all'Isee, tenendo anche conto dell'età dei figli a carico. I principi guida saranno quindi quelli dell'universalità e della progressività.
L’assegno sarà suddiviso in pari misura tra i genitori. In caso di separazione legale ed effettiva o di annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio, l'assegno verrà erogato, in mancanza di accordo, al genitore affidatario. Nel caso di affidamento congiunto o condiviso l’assegno sarà ripartito, sempre in mancanza di accordo, nella misura del 50% tra i genitori.
L’importo sarà corrisposto in forma di credito d’imposta o di erogazione mensile di una somma di denaro: su questo il Parlamento ha lasciato al Governo la possibilità di scegliere.