Se gli aggettivi qualificativi valessero qualcosa io per Asia Argento ne userei cento, e sarebbero tutti positivi. Ma gli aggettivi qualificativi aiutano a raccontare quanto la descrizione di un cielo senza averne mai visto uno, cioè pochissimo.
Per questo credo più negli anfratti che negli aggettivi, più negli spigoli che nelle strade segnate da guarda rail immacolati, e con i cartelli sempre a indicare la direzione giusta.
La direzione giusta serve per non andare fuori argomento durante il tema delle scuole medie, poi però si cresce. E il giudizio sulle direzioni lascia il tempo agli sbadigli.
Asia Argento si è mossa molto nella sua vita, per poi tornare a Roma e affastellare i premi vinti sopra un armadietto vicino alla cappa della cucina, fra l'unto e la dimenticanza, "perché i premi sono degli oggetti volgari", e ride, e me li mostra sbertucciati e "girandoli di culo".
Sono stato a casa di Asia poco prima della primavera, il gancio è stato il suo nuovo libro "Anatomia di un cuore selvaggio".
Le piante nel terrazzo di Asia dovevano ancora fiorire, le ha piantate tutte lei, una dopo l'altra, ci tiene a raccontarlo; e si preoccupa per loro e un po' meno per sé, questo lo dico io.
Ti sei mai bruciata?
"Sì, ci fu un periodo di autolesionismo verso i 23 anni, mi facevo del male, poi coprivo le bruciature con dei braccialetti, se guardi il polso ho ancora i segni. Perché provare il dolore, fisicamente, mi aiutava a toglierlo dal tormento interiore. Non lo faccio più."
Come ti sei trovata in America?
"Un posto di bigotti, è tutto un magna magna. Mentre ti parlano cercano con lo sguardo quello dietro di te, se può essergli più utile."
Ci sono parolacce a cui sei affezionata?
"Dico un sacco di volte caz*o, testa di caz*o, cogl*one, cose che hanno a che fare con il pene. Oppure dico moltissimo sticaz*i.
Da ragazzina mi piaceva dire ciucciapalle."
Quando dici sticaz*i?
"Quando qualcuno mi tradisce, o parla male di me."
Ti ricordi il periodo dei rave?
"Certo. Arrivò l'ecstasy, mentre gli acidi c'erano già da un po'. Poi ai rave arrivarono anche i fasci, e lì smisi. Cioè smisi di andare ai rave con la mia amica Angelica, non con le droghe, con quelle continuai fino intorno ai 16 anni, quando ripresi a fare cinema e mi accorsi che il cinema con le droghe non era del tutto compatibile, diciamo così.
Il 70% degli amici di quel periodo è finita malissimo, neuroni bruciati, impazziti o morti."
Hai scritto "Anatomia di un cuore selvaggio", sei stata molto generosa
"Sono stata soprattutto egoista, l'ho fatto per disinfettarmi quelle ferite, erano ancora purulente."
Sei stata male, scrivendolo?
"Sì, moltissimo. Ho sofferto come una bestia. Dovevo forzarmi a scrivere ogni giorno, dovevo premere sui tasti del computer con forza."
Ti va di ricordare tua madre, durante l'infanzia?
"Mia madre mi picchiava, ero l'unica delle sorelle con cui lo faceva. Io anelavo attenzioni, lei però non me le dava e così finivo a chiacchierare nelle case dei vecchi del quartiere, con la mia amica Angelica, almeno loro ci ascoltavano."
Uno dei ricordi più dolci, che mi ha commosso di più, è quando intorno agli 8 anni chiedesti a tua madre di poterle succhiare il seno
"E' stato uno dei giorni più belli della mia vita, per questo me lo ricordo ancora. E' un momento che lei dedicò a me.
Ti racconto questo: io ho una fissazione orale, io devo sempre bere qualcosa, mi metto anche le mani in bocca. A 12, 13 anni, mi comprai un biberon e ci mettevo dentro la coca-cola… ho sempre avuto bisogno della tetta materna."
Grazie Asia.
Lei sorride e riprende a fumare.