Ascani a Fanpage: “Serve campo progressista per cacciare la destra, differenze con M5s vanno superate”
Il 2024 sarà un anno costellato da diversi appuntamenti elettorali, che toccheranno vari livelli, da quello locale a europeo. I sondaggi continuano a restituire un netto vantaggio degli schieramenti di destra, che negli ultimi anni si è già concretizzato in diversi governi nazionali, compreso quello italiano. Il Partito democratico è al lavoro per costruire un'alternativa: ne abbiamo parlato con Anna Ascani, esponente dem e vicepresidente della Camera dei deputati, che ci ha raccontato anche di un'iniziativa – chiamata Filo Diretto – per ricreare una connessione tra i palazzi della politica e i cittadini sul territorio.
Quest'anno ci sono diversi appuntamenti elettorali molto importanti. I sondaggi finora ci restituiscono un quadro pressoché uguale a quello delle ultime elezioni politiche, con il centrodestra in vantaggio. Cosa deve fare il Partito democratico di diverso allora? Penso alle alleanze chiaramente, ma anche ai temi centrali della campagna elettorale…
Le elezioni europee sono un'occasione molto importante, perché lì noi possiamo dare il meglio di noi stessi. Siamo un partito autenticamente europeista, che crede nell'Europa politica, che crede negli stati uniti d'Europa e nella difesa comune. Crediamo in un'Europa che non può essere più soltanto quella dell'unione monetaria, ma che deve imparare ad essere quella che è stata per un breve periodo durante la pandemia. Cioè un'Europa solidale, attenta ai bisogni degli ultimi e attenta ai giovani, alle nuove generazioni. Ecco, credo che una campagna elettorale fatta sui temi europei e non sulle contraddizioni italiane possa premiare il nostro partito e darci un esito diverso da quello che è stato quello delle ultime elezioni politiche.
Parliamo delle alleanze in Europa. Orban ha da poco annunciato l'intenzione di entrare nei Conservatori di Giorgia Meloni…
Nessuno si è stupito dell'annuncio di Orban. Del resto c'è una consonanza di ideali tra il partito di Giorgia Meloni in Italia e quello di Viktor Orban in Ungheria. E non è una buona notizia per l'Italia. Noi ovviamente in Europa siamo nella famiglia politica dei Socialisti europei e lì restiamo con grande convinzione. In Italia stiamo lavorando per costruire un campo progressista che sia davvero alternativo alla destra. Parliamoci chiaro, nessuno da solo può ributtare la destra l'opposizione.
E credo che però questo sia l'obiettivo di tutti, perché la destra sta facendo male al Paese. Penso solo ai danni che stanno facendo sulla sanità, alla questione dell'autonomia, al premierato. Oggettivamente è necessario rimandarli all'opposizione. Per farlo bisogna mettersi insieme, superare anche le divergenze che ci sono e costruire un'alleanza. Del resto non è che a destra vadano proprio d'accordo su tutto, però riescono a governare insieme. Ecco, noi che siamo un po' più seri dovremo affrontare quelle differenze con altrettanta serietà. È necessario mettersi insieme per tornare al governo.
Qualche giorno fa Elly Schlein e Giuseppe Conte hanno partecipato insieme a un evento e hanno parlato proprio di questo campo largo. Conte ha detto che su politica estera e transizione green ci sono ancora delle distanze, dei nodi da sciogliere. sono degli ostacoli insormontabili?
Le differenze ci sono, è vero. Però quelle differenze vanno superate. Bisogna trovare il modo di raggiungere un'unità per il bene del Paese. Noi su tantissimi temi andiamo d'accordo: sul salario minimo, sull'importanza della sanità pubblica, sull'importanza dell'istruzione per tutti. Queste sono tutte cose che toccano la vita degli italiani molto di più di quelle che invece ci dividono. Poi, certo, ci sono questioni sulle quali abbiamo visioni differenti. Del resto anche la destra le ha, ma sono convinta che se c'è la volontà di mettersi insieme una soluzione con un programma di governo che sia chiaro, rispettato da tutti, si può trovare e si troverà.
Per quanto riguarda le regionali, il primo appuntamento è in Sardegna dove sappiamo che la convergenza è stata trovata. Anche prossimi appuntamenti elettorali c'è quindi questa prospettiva? Come stanno andando le trattative, che tra l'altro avvengono in un periodo particolare in cui stiamo parlando molto di Autonomia?
Mi auguro di sì. In Sardegna siamo riusciti a creare un'intesa, anche se in quella Regione, come in tante altre che saranno chiamate al voto nei prossimi mesi, governa la destra e quindi questo rende più difficile la campagna elettorale di chi deve subentrare. Lì si è riusciti a fare un programma politico che ha messo insieme forze anche diverse, che in passato si sono trovate su schieramenti diversi. L'autonomia, per esempio, è una questione sulla quale andiamo molto d'accordo. Siamo tutti convinti che sia un disastro perché spacca l'Italia in due tra Nord e Sud – più ancora di quanto non sia già spaccata – e la divide in venti stati che avranno autonomia totale anche su questioni che sono nazionali. Pensiamo al diritto all'istruzione: davvero noi vogliamo che siano le Regioni a decidere sul diritto dei nostri bambini ad avere un'istruzione di qualità? Davvero vogliamo che quel diritto sia diverso tra Nord e Sud, tra una Regione ricca che potrà garantirlo meglio, mentre una Regione povera farà più fatica. Io credo di no e credo che su questo ci unirà la battaglia fino a ricacciare, come spero, la destra all'opposizione. Se sarà necessario, anche attraverso una battaglia referendaria.
Lei si è occupata a lungo di intelligenza artificiale. Vede dei rischi – penso ad esempio ai deep fake – legati a una fase delicata come questa, di una lunga campagna elettorale?
Abbiamo già visto che il rischio è reale, con le finte telefonate di Biden in una delle elezioni primarie per il partito repubblicano. È evidente che quegli strumenti sono ormai talmente semplici e diffusi che chiunque può utilizzarli ed essere in grado di produrre ad esempio un deep fake di Anna Ascani, che dica esattamente il contrario di quello che penso. Questo chiaramente fa un danno ad Anna Ascani, ma non solo: lo fa soprattutto ai cittadini e alla nostra democrazia. Anche per questo io ho presentato una proposta di legge che vorrei fosse discussa prima delle elezioni europee per far sì che quei contenuti prodotti con intelligenza artificiale abbiano su una filigrana watermark, un segno di riconoscimento, in modo che il cittadino che vede quel contenuto possa accorgersi subito che non è reale.
Oggi questo strumento non c'è. Noi stiamo esponendo l'opinione pubblica al rischio di non poter più distinguere tra ciò che è reale e ciò che non lo è. E siccome il voto si basa molto su quello che si vede anche online, noi rischiamo davvero di avere una distorsione della competizione elettorale. Non sarebbe la prima volta: il caso Cambridge Analytica ci ha insegnato che sottovalutare il potere della tecnologia sulle competizioni elettorali può avere un effetto drammatico. Farlo per la seconda volta sarebbe davvero un errore imperdonabile.
Le faccio un ultima domanda: so che in questo periodo lei è impegnata in un'iniziativa che si chiama Filo Diretto, di cosa si tratta?
È un progetto a cui tengo tantissimo. Non è una campagna elettorale, io non mi candido alle elezioni europee. Ma ho deciso – appunto fuori dalla campagna elettorale – di fare un mese di incontri in sei Regioni italiane, con oltre dieci tappe che vogliono essere occasioni di dialogo, di confronto, di ascolto. Si chiama Filo Diretto perché l'idea è quella di ricucire, di rinsaldare il rapporto che c'è tra i palazzi della politica – dove si fanno le norme che poi incidono sulla vita quotidiana delle persone – e le forze vive che si muovono sul nostro territorio e nei nostri circoli del Partito democratico. Quindi l'idea è quella di rimettere in piedi un percorso che riparta da noi, che riparta proprio da dove le cose continuano ad accadere, dove c'è la vita quotidiana delle persone – nei piccoli paesi, nelle nostre città – e riporti quello spirito, quei problemi ma anche quelle speranze, nei palazzi dove noi lavoriamo ogni giorno.