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Arriva lettera dell’Agenzia delle Entrate per problemi in dichiarazione dei redditi: chi deve pagare

L’Agenzia delle Entrate ha inviato numerose lettere ai contribuenti che hanno possibili anomalie nella dichiarazione dei redditi per l’anno di imposta 2020, cioè quella presentata nel 2021. Chi riceve l’avviso può mettersi in regola saldando il debito con una piccola sanzione. Altrimenti, partiranno misure più severe.
A cura di Luca Pons
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In questi giorni l'Agenzia delle Entrate invia le cosiddette lettere di compliance per l'anno di imposta 2020. Si tratta di comunicazioni su eventuali anomalie che sono state registrate nella dichiarazione dei redditi del 2020, cioè quella che è stata presentata nel 2021. Chi la riceve può decidere di contestarla, se ritiene che in realtà non ci sia nessuna irregolarità, oppure saldare il debito e mettersi in regola.

L'anno scorso, l'Agenzia ha inviato oltre 3,2 milioni di lettere di compliance e nel complesso ha raccolto circa 4,2 miliardi. Si tratta di soldi che vengono di fatto recuperati dall'evasione fiscale, anche nei casi in cui questa è involontaria o legata a un errore in buona fede.

Con le lettere si avvisa il contribuente che il Fisco ha registrato delle anomalie. Ad esempio può esserci un'entrata che non è stata dichiarata, o è stata omessa in parte. Chi riceve la lettera ha due possibilità: correggere la segnalazione, comunicando che in realtà non ci sono errori, oppure saldare il debito. In entrambi i casi, la prima cosa da fare è accedere al proprio cassetto fiscale, cioè l'area personale sul sito dell'Agenzia delle Entrate. Qui c'è un'apposita sezione chiamata "L'Agenzia scrive", e si può prendere visione della segnalazione.

Per contestare l'anomalia, cioè segnalare che la dichiarazione dei redditi presentata nel 2021 era corretta, si possono inviare i documenti necessari a dimostrarlo. Possono essere caricati seguendo le modalità indicate sul sito dell'Agenzia.

Per chi invece deve mettersi in regola pagando, le indicazioni si trovano sullo stesso portale. In sostanza bisognerà inviare una dichiarazione dei redditi integrativa, aggiungendo le entrate che l'Agenzia ha segnalato e che in origine non erano state dichiarate. A quel punto si dovranno pagare le imposte su questi redditi aggiuntivi, e anche le sanzioni, ma con un importo molto ridotto: un sesto della misura minima dovuta.

Ad esempio, nel caso in cui si tratti di dichiarazione infedele, la multa sarà pari al 15% dell'imposta in più da versare. Se l'Irpef aggiuntiva che bisogna recuperare è di 100 euro, la sanzione per mettersi in regola sarà di 15 euro. La percentuale invece cresce per altri tipi di omissioni. La multa è più salata per chi non dichiara i redditi incassati dagli immobili messi in affitto con contratto di cedolare secca. In questo caso, se l'affitto ricevuto è stato dichiarato solo in parte, la sanzione vale il 30% dell'imposta aggiuntiva. Se le entrate dai canoni di locazione sono state omesse del tutto, e non solo in parte, si sale invece al 40%.

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