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Arriva proposta di Azione per introdurre lo Ius Scholae, ma Forza Italia chiude: “Compitino malfatto”

Con un emendamento formulato “negli esatti termini richiesti da Forza Italia”, Azione ha annunciato che depositerà in Parlamento il testo che potrebbe portare a introdurre in Italia lo Ius scholae. Il testo fissa il paletto della cittadinanza a dieci anni di studi. Poiché è un emendamento, i tempi sarebbero più rapidi rispetto a una proposta di legge. Ma FI ha chiuso subito la porta, con Gasparri: “Un compitino malfatto”.
A cura di Luca Pons
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Azione prova ad accelerare sullo Ius scholae: il leader del partito, Carlo Calenda, ha pubblicato sui social il testo dell'emendamento che il partito presenterà al ddl Sicurezza, che arriverà in Aula alla Camera il 10 settembre. Poiché nel disegno di legge c'è già un articolo che modifica la legge sulla cittadinanza, infatti, secondo Azione se ne potrebbe aggiungere un altro che di fatto introduca il diritto ad avere la cittadinanza in base alla frequentazione della scuola italiana. Trattandosi di un emendamento a un ddl già in corso d'esame, i tempi sarebbero decisamente più rapidi: in caso contrario, bisognerebbe partire da capo con un testo di legge apposito. Tuttavia, Forza Italia ha subito fatto un passo indietro. Il deputato Maurizio Gasparri ha dichiarato: "Quando sarà il momento opportuno saremo noi ad avanzare le nostre proposte".

Cosa dice la proposta sullo Ius scholae di Calenda

La proposta condivisa sui social recita che "il minore straniero nato in Italia" che abbia frequentato regolarmente nel Paese "per almeno dieci anni la scuola primaria e secondaria", ottiene la cittadinanza italiana a patto che abbia finito la scuola dell'obbligo. Per ottenere la cittadinanza servirebbe "una dichiarazione di volontà" espressa in Comune dal genitore del ragazzo o della ragazza, prima che questa diventi maggiorenne. Altrimenti, l'interessato avrebbe ancora fino ai vent'anni per fare richiesta. Questo il testo completo:

Perché Azione ha proposto un emendamento e la replica di FI

Negli scorsi giorni, lo stesso Calenda aveva scritto che Azione avrebbe proposto in Parlamento "lo Ius scholae negli esatti termini richiesti da Forza Italia". Il motivo è che Antonio Tajani, leader di Forza Italia, aveva affermato che lo Ius scholae non è una priorità per il partito. Dunque, l'intenzione di Calenda sarebbe di mettere FI alle strette, spingendo a votare la proposta: "Questo balletto sulla pelle di 560.000 ragazzi che studiano nelle nostre scuole è un tantino indecente", ha affermato.

Condividendo il testo dell'emendamento, ha aggiunto: "Invitiamo tutte le forze politiche a considerarlo senza pregiudizi e pensando ai ragazzi che vogliono essere italiani e che studiano nelle nostre scuole. Basta rumore. Vediamo chi ci sta". Nelle prossime settimane, quindi, la palla passerà al Parlamento e agli altri partiti. Ma la replica più immediata è arrivata da Forza Italia, tramite Maurizio Gasparri, che ha chiuso la porta: "Non abbiamo bisogno di interpreti per spiegare le nostre proposte. Come ha annunciato più volte Tajani, quando sarà il momento opportuno saremo noi ad avanzare le nostre proposte, discutendone in primo luogo, come è logico e corretto che sia, all'interno della coalizione. Inoltre, la proposta di Azione ignora tutta una serie di questioni che noi abbiamo posto in questi giorni. Pertanto lo zelo degli interpreti è del tutto inutile, perché il loro compitino è malfatto".

Va detto che la versione di Ius scholae proposta da Azione, effettivamente in linea con quella che Forza Italia ha descritto nelle ultime settimane, è più restrittiva di quella proposta dal Pd, ad esempio: i dem vorrebbero concedere la cittadinanza dopo un solo ciclo scolastico. Nel testo di Calenda invece si parla di dieci anni di scuola, ovvero due cicli. L'età per ottenere la cittadinanza, quindi, scenderebbe di fatto da 18 a 16 anni.

Sul piano tecnico, poi c'è un aspetto che andrà chiarito quando l'attività del Parlamento riprenderà: ovvero, se l'emendamento annunciato da Azione sia ammissibile. Si tratterebbe di un emendamento in un disegno di legge che non ha direttamente a che fare con la cittadinanza, e il presidente della Camera (il leghista Lorenzo Fontana) potrebbe stabilire che non è legittimo presentarlo. Se così fosse bisognerebbe ripartire dall'inizio, con una o più proposte di legge presentate dai vari partiti, il dibattito in commissione per arrivare a un testo condiviso, poi il passaggio in Aula. È certo che i tempi si allungherebbero molto, e il rischio di far finire la riforma nel dimenticatoio aumenterebbe. In ogni caso, la proposta di Calenda potrebbe aprire una nuova pagina nel dibattito sullo Ius scholae.

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