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Arriva la cartella clinica elettronica europea: dati sanitari consultabili in tutti i Paesi Ue

C’è il via libera del Parlamento europeo: i pazienti e il personale sanitario potranno accedere alle cartelle cliniche anche da Stati membri dell’Ue diversi da quello di residenza. Se il cittadino autorizza l’accesso, i dati potranno essere utilizzati per le cure e per scopi di ricerca.
A cura di Pietro Forti
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Vedrà la luce non prima di due anni, ma sulla cartella clinica consultabile in tutti i Paesi europei si è trovato un accordo. È stato approvato dal Parlamento europeo con un’ampia maggioranza (445 voti favorevoli, 142 contrari e 39 astensioni) il regolamento Ue che porterà alla creazione di uno “spazio europeo dei dati sanitari”.

Con questo nuovo strumento si darà ai pazienti e al personale sanitario la possibilità di accedere e consultare le informazioni necessarie anche in uno Stato membro diverso da quello da dove si risiede. Sarà più facile, quindi, avere resoconti sullo stato di salute della persona visitata e sulle sue prescrizioni elettroniche, accedere alle immagini mediche e ai risultati di laboratorio. Meno burocrazia, poi, per i cittadini europei che si trasferiscono da uno Stato membro all’altro. Tutto avverrà sulla piattaforma MyHealth@EU, pensata proprio per avere a disposizione su uno spazio unico i dati sanitari.

La decisione presa dall’Eurocamera deve essere comunque approvata dal Consiglio europeo. Se fosse confermato, una volta pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione il regolamento entrerebbe in funzione dopo due anni. L’uso primario e secondario dei dati, inoltre, sarà possibile tra 4 e 6 anni, a seconda della categoria di utilizzo.

Dati utilizzati anche per fini di ricerca

Se l’utilizzo dei dati per le cure (il cosidetto “uso primario”) renderà più snelli dei passaggi cruciali, la cartella clinica europea darà una grande mano alla ricerca, clinica e non (“uso secondario”). Le informazioni del paziente, se lo vorrà, saranno infatti consultabili in formato anonimo o pseudonomizzato. Questa condivisione aiuterà non solo a sviluppare trattamenti in base ai dati medici, ma anche a formulare statistiche ed elaborare politiche sanitarie grazie alle informazioni sulle spese contenute nelle cartelle.

L’uso secondario delle cartelle cliniche, comunque, non sarà consentito per scopi commerciali come pubblicità, valutazioni delle proposte sulle assicurazioni o decisioni prese nel mercato del lavoro in base allo stato di salute dei cittadini. Inoltre, i cittadini potranno opporsi alla consultazione e all’utilizzo dei propri dati da parte dei professionisti o dei ricercatori, e dovranno essere informati ogni volta che verrà effettuato un accesso alla loro cartella.

La polemica sul "green pass globale"

Il regolamento Ue sulla cartella clinica unica è un passaggio importante nella transizione digitale portata avanti dalle istituzioni europee. Dopo gli anni della pandemia, l'obiettivo di digitalizzare i servizi si è allargato anche all'ambito sanitario. L'Unione europea aveva già raggiunto un accordo con l'Organizzazione mondiale della sanità sull'istituzione di una "rete globale di istituzione sanitaria", il cosiddetto "green pass globale". Il governo italiano si è opposto: il ministro della Sanità, Orazio Schillaci, a più riprese ha affermato che l'Italia non avrebbe aderito al progetto.

Per quanto riguarda la cartella sanitaria unica, un accordo nel Parlamento europeo è stato trovato grazie soprattutto alle garanzie sulla tutela della privacy. "Abbiamo anche garantito la possibilità di opporsi, assicurando che i pazienti abbiano voce in capitolo su come vengono utilizzati i loro dati – ha sottolineato Annalisa Tardino, eurodeputata leghista e correlatrice della commissione per le libertà civili – Anche se avremmo preferito misure ancora più incisive, sono felice che siamo riusciti a trovare una posizione che può essere accettata dalla maggioranza".

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