Arriva bando per 2mila operatori per fare più tamponi: ma sul tracciamento siamo in netto ritardo
Duemila operatori da distribuire nelle Regioni italiane per rafforzare il sistema di tracciamento dei contagi e dei contatti delle persone positive al Coronavirus. Ad annunciarlo è stato il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, in occasione dell’incontro con le Regioni del 22 ottobre. Ci sarà un’ordinanza della Protezione civile che darà vita a un bando per i 2mila operatori: 1.500 saranno destinati all’esecuzione dei tamponi, mentre altri 500 si occuperanno di rispondere alle richieste di informazioni e alle indicazioni da dare per le procedure da seguire. “Con un’ordinanza di Protezione civile creiamo un contingente per potenziare le reti sanitarie interne alle Asl e rafforzare le operazioni di tracciamento”, spiega il ministro Boccia. Il modello da seguire sarà quello già utilizzato a marzo per medici e infermieri volontari negli ospedali più in difficoltà e per operatori socio-sanitari nelle carceri e nelle Rsa. Questo potenziamento del tracciamento si affiancherà alla sperimentazione per effettuare i tamponi rapidi in farmacia o dai medici di base.
Il ritardo nel tracciamento
Il timore è che per un’operazione del genere sia ormai tardi. E i tempi sono strettissimi. Dalla Protezione civile assicurano che gli operatori verranno reclutati in pochi giorni, con il bando che dovrebbe essere pubblicato entro poche ore e procedure rapide. Ma si è già in netto ritardo: il tracciamento andava rafforzato nel momento in cui il sistema non era già in difficoltà, quando i contagi giornalieri non superavano i 10mila. Anche perché il numero di tamponi cresce, ma non vertiginosamente. E resta al di sotto delle cifre richieste da alcuni esperti, che ritengono si debbano fare almeno 300mila tamponi al giorno. E oggi l’Italia non ha mai neanche raggiunto quota 200mila.
Questi ritardi vengono segnalati anche dalla Fondazione Gimbe, che sottolinea come il rapporto tra positivi e casi testati sia ormai intorno al 10%, con Regioni in cui questo rapporto diventa di un positivo su tre (come in Valle d’Aosta) o uno su quattro (come in Liguria). “I sistemi di tracciamento sono già saltati in gran parte del territorio nazionale e adesso l’obiettivo primario è prevenire il sovraccarico di ospedali e terapie intensive”, afferma il presidente Nino Cartabellotta.
A chi si rivolge il bando per 2mila operatori
Il bando è rivolto a quelle persone che “non arrivano né da aziende ospedaliere pubbliche né private, perché non possiamo chiedere a nessuno di privarsi delle proprie risorse in questo momento”, come spiega Boccia. Ci si rivolgerà, quindi, a liberi professionisti, a chi non ha un’occupazione fissa o ai lavoratori autonomi “che hanno caratteristiche che individuiamo insieme alle Regioni e potranno lavorare fino al termine dello stato di emergenza sanitaria”. Gli operatori saranno poi a disposizione delle singole Asl. Le domande dovranno essere effettuate, probabilmente, per la Regione di residenza.