La mamma di Giulio Regeni: “Chi entra nei palazzi e cambia idea è vergognoso”
"Andate a vedere cosa ha detto Di Maio nel 2016 su Giulio quando era all'opposizione. Purtroppo come dicevo prima chi entra nei palazzi camminando sui tappeti non sente il suono dei propri passi e perde il contatto con la realtà. Chi entra nei palazzi cambia. E questo è una vergogna". La mamma di Giulio Regeni, Paola Deffendi, stasera a Genova commenta la presa di posizione del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che si è detto a favore della permanenza dell'ambasciatore italiano, Cantini, al Cairo. "Fa parte della serie di chi entra nei ‘palazzi', cammina sui tappeti rossi, e cambia", attacca Deffendi.
Già nelle scorse settimane i Regeni avevano denunciato pubblicamente l'ambasciatore Giampaolo Cantini, sottolineando che il diplomatico non si è mostrato fino ad ora collaborativo con la famiglia del giovane rapito e ucciso nel 2016 in Egitto, e non risponde alle loro chiamate.
"La resistenza della politica italiana nella ricerca di verità su Giulio la sentiamo, se è stato rimandato al Cairo l'ambasciatore è proprio perché ci sono gli interessi dell'Italia nei confronti dell'Egitto, aspetti economici, investimenti, giacimenti e turismo", ha detto il papà del giovane ricercatore friulano, Claudio Regeni, intervenuto anche lui all'incontro pubblico. "Si è messa da parte la verità e la giustizia, l'ambasciatore non viene richiamato, cosa che stiamo chiedendo da tempo, il Governo egiziano non sta rispondendo alla rogatoria, quindi c'è una debolezza della politica italiana che non ci aiuta – commenta -. Ci sono delle persone che ci sono vicine, il presidente della Camera Roberto Fico ci è molto vicino e siamo molto grati a queste persone, però manca il passo decisivo, il mettere davanti al Governo egiziano una posizione ferma, il nostro governo è un po' ballerino su da che parte stare".
Il ministro Di Maio ha dichiarato che nessun contatto è avvenuto tra l'ambasciatore Cantini, recentemente accusato dalla famiglia di Patrick George Zaky, lo studente arrestato la scorsa settimana, proprio perché si tratta di un cittadino egiziano. Il diplomatico al Cairo, però, avrebbe avuto un incontro con Mohammed Fayek, il presidente del National Human Rights Council: "L'ambasciata sta portando avanti tutte le azioni che servono per avere il massimo delle informazioni e attivare tutti gli organi di garanzia. Abbiamo fatto lo stesso a livello europeo, chiedendo che l’Unione segua tutti i passaggi del processo", ha detto Di Maio.
Il titolare della Farnesina è però contrario al ritiro dell'ambasciatore italiano: "L’obiettivo che ci siamo dati fin dalla nascita di questo governo è la riattivazione del dialogo tra le procure che era rimasto interrotto per un anno. Il 14 gennaio c'è stato un primo incontro tecnico – ha ricordato – adesso, quando Roma avrà nominato il suo nuovo procuratore capo, dovrà esserci un vertice ai massimi livelli. Quella sarà la prova del nove delle disponibilità. Non sono Alice nel Paese delle Meraviglie, ma mi aspetto concretezza. Ma questo processo può essere portato avanti solo avendo un ambasciatore lì. Lo stesso vale per l’aiuto che possiamo dare a Patrick Zaki, proprio per il fatto che al Cairo l'Italia c'è".