Arresto per i 14enni, Daspo urbano e stop al cellulare: cosa c’è nel dl Caivano e cosa può cambiare
Daspo urbano, ammonimento in questura già dai 12 anni, divieto di cellulare, arresto e carcere più semplici anche per i 14enni. E poi ancora percorsi di reinserimento, e rischio di carcere per i genitori se i figli non frequentano la scuola dell'obbligo. Il decreto-legge in discussione oggi al Consiglio dei ministri – chiamato decreto Caivano perché arriva poche settimane dopo il caso della violenza sessuale avvenuta nel Comune campano – contiene numerose norme che, però, già da ieri sera vengono limate e riscritte. Anche perché in alcuni casi giuridicamente insostenibili. Per il momento, comunque, la bozza fatta circolare dall'esecutivo ha dato un quadro delle misure principali su cui punterà il governo. "Un provvedimento sulle baby gang che aumenta controlli e sanzioni", l'ha definito Matteo Salvini.
Daspo e carcere più facili per 14enni
Alcune norme riguardano il carcere per i minorenni. L'idea è di abbassare la pena edittale minima per la custodia cautelare in carcere, da 9 a 6 anni. Oggi, un minorenne prima del processo può essere trattenuto in prigione (o agli arresti domiciliari) solo se il reato in questione ha una pena superiore ai 9 anni. Questo esclude quasi tutti i reati, tranne l'omicidio e pochi altri. Con la soglia fissata a 6 anni di pena, invece, si aprirebbe alla custodia cautelare anche per reati più comuni. Tra questi, ad esempio, le rapine.
Anche il cosiddetto Daspo urbano, ovvero il divieto di andare in alcune zone della città per un certo periodo di tempo, potrebbe essere utilizzabile anche verso chi ha tra i 14 e i 18 anni. Entrambe le norme, però, sono tra quelle che saranno rimesse in discussione nel Cdm di oggi.
Anche i minori in arresto per spaccio
Un'ipotesi che invece dovrebbe restare valida anche dopo l'esame del testo di oggi è quella di punizioni più dure per lo spaccio di lieve entità. Per questo reato, oltre che per violenza a pubblico ufficiale, diventerebbe possibile l'arresto se colti in flagranza. Infatti detenzione, traffico e produzione di stupefacenti per i minorenni vedrebbero crescere la pena: invece di un minimo di sei mesi e un massimo di quattro anni di carcere, ci sarebbe un minimo di un anno e un massimo di cinque.
L"aumento della possibilità per i minorenni di finire in carcere sarebbe compensato spingendo di più sulla messa in prova per i reati che hanno una pena massima di cinque anni. Per questi, a condizione che il minorenne "acceda a un percorso di reinserimento e rieducazione che preveda lo svolgimento di lavori socialmente utili o la collaborazione a titolo gratuito con enti no profit o lo svolgimento di altre attività a beneficio della comunità di appartenenza, per un periodo compreso da uno a sei mesi", si potrebbe evitare il processo.
Ammonimento per i 12enni e divieto di cellulari
Due norme particolarmente controverse, che hanno diviso la maggioranza e potrebbero saltare nella versione definitiva del testo, riguardano gli under 14 e il divieto di cellulare. La prima prevede che anche chi ha 12 anni possa ricevere un ammonimento in questura (cioè una convocazione in questura con un avviso che invita a non commettere ulteriori atti, ad esempio, di violenza o bullismo). Questo porterebbe anche una sanzione alla famiglia, da 200 a mille euro.
In più, se dai 14 anni in su si riceve un ammonimento dopo aver già subito una condanna anche non definitiva (per delitti contro la persona, il patrimonio oppure inerenti ad armi o droga) potrebbe scattare il divieto di cellulare, oppure il divieto di "piattaforme o servizi informatici e telematici specificamente indicati". Come detto, però, sembra più probabile che questa norma alla fine verrà esclusa dal decreto.
Genitori in carcere e senza sussidi per contrastare la dispersione scolastica
Anche per contrastare la dispersione scolastica il governo avrebbe deciso di intervenire sul piano penale. In particolare, oggi per i genitori che non mandano i figli a scuola nel periodo dell'istruzione obbligatoria (fino alla seconda superiore) è prevista una multa di lieve entità. Invece, una previsione nella bozza del decreto parla di una pena fino a due anni di carcere per i genitori, oltre alla perdita o la sospensione dell'Assegno di inclusione, la nuova misura che sostituirà il reddito di cittadinanza da gennaio 2024.
L'ipotesi della norma contro i siti porno
In ultimo, c'è una norma che non è apparsa nella bozza del testo del decreto, ma che secondo indiscrezioni di stampa potrebbe arrivare nella norma definitiva. Si tratta di misure più stringenti per tentare di limitare l'accesso dei minorenni ai siti pornografici. La proposta sarebbe arrivata dalla ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, e prevederebbe delle misure di certificazione dell'età per accedere ai siti e una spinta alle famiglie per diffondere l'uso del parental control.