Archiviata l’indagine giudiziaria su Lobby Nera: come stanno i fatti
È stato archiviato il fascicolo di indagine sulla "Lobby nera", questo il titolo dell'inchiesta giornalistica del team Backstair Fanpage.it, che denunciava, grazie al lavoro del giornalista sotto copertura Salvatore Garzillo, un meccanismo illecito per raccogliere in nero a sostegno della campagna elettorale milanese del partito di Giorgia Meloni, per le elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre 2021.
Nei giorni scorsi il gip del Tribunale di Milano ha infatti accolto la richiesta di archiviazione che era stata avanzata in precedenza dal pm Giovanni Polizzi per l'eurodeputato Carlo Fidanza e tutti gli altri indagati. Un fascicolo che era a carico di otto persone: sotto accusa, per finanziamento illecito e riciclaggio, erano finiti l'eurodeputato della Lega Angelo Ciocca, la consigliera comunale milanese di Fdi Chiara Valcepina, l’esponente del gruppo Lealtà e Azione Riccardo Colato, il consigliere lombardo del Comitato Nord Massimiliano Bastoni, lo storico esponente della destra milanese, Roberto Jonghi Lavarini, soprannominato "il barone nero", la sua collaboratrice Lali Panchulidze, e il commercialista Mauro Antonio Rotunno. Sono stati tutti archiviati dal giudice, che ha accolto la tesi della Procura.
"Pur essendo emersi elementi che inducono il sospetto del ricorso a finanziamenti illeciti", aveva scritto il pm, tra cui "le affermazioni", nei video di Fanpage.it, di Fidanza e Roberto Jonghi Lavarini, "e la consegna della valigia che avrebbe dovuto contenere il denaro", ossia la vicenda del trolley – al cui interno c'erano in realtà copie della Costituzione e libri sull'Olocausto – gli accertamenti investigativi condotti "non hanno restituito riscontri convergenti e concludenti" per "sostenere l'accusa in giudizio". Significa quindi che la Procura ha riconosciuto nei video di Fanpage.it elementi validi a sostegno del sistema di finanziamenti illeciti. Ma naturalmente l'insussistenza delle ipotesi di reato non smonta l'impianto dell'inchiesta giornalistica, che rivela comunque rapporti ambigui fra partiti ora al governo e formazioni di estrema destra, non derubricabili come mera goliardia o note di colore.
Dopo i controlli della Gdf, scriveva la Procura nell'istanza di archiviazione del gennaio 2023, "bisogna concludere nel senso dell'insussistenza delle ipotesi di reato formulate, perché dalle indagini svolte non sono emersi elementi in grado di confermare quanto emerso dai video". Stesse conclusioni a cui poi è arrivato il gip.
Nell'inchiesta di Backstair un passaggio cruciale sono le dichiarazioni di Carlo Fidanza e Roberto Jonghi Lavarini, che avevano illustrato al nostro giornalista sotto copertura un modo per dare al partito dei soldi in nero per la campagna elettorale, utilizzando delle "lavatrici". Come scriveva la stessa Procura di Milano, era stato proprio Fidanza a menzionare "in modo generico e allusivo" la possibilità di "fare black", un'espressione che come sottolineava il pm, sembrava chiaramente riferita a "pagamenti in contanti e non mediante versamenti sul conto corrente aperto per le elezioni".
In un incontro del 22 settembre 2022, il barone nero, rivolgendosi sempre a Salvatore Garzillo, parlava espressamente di un commercialista che avrebbe "una serie di lavatrici che aiuterebbero l’operazione". Gli investigatori in sostanza hanno dunque provato a capire nel dettaglio come funzionasse questo meccanismo, e a questo scopo hanno analizzato alcune movimentazioni di denaro, senza però riuscire a raccogliere riscontri. Il che di certo non elimina i sospetti.
Le affermazioni di Fidanza e Jonghi nei video dell'indagine giornalistica, spiega ancora il pm, "sul sistema di riciclaggio e illecito finanziamento ai partiti" non hanno "trovato riscontro nelle indagini svolte sull'attività del commercialista" Mauro Rotunno, anche lui indagato e ora archiviato e che, "a dire dei due, avrebbe dovuto avere un ruolo chiave". Parrebbe, scrive il pm, "trattarsi di un progetto futuro rimasto ancora in fase iniziale nel momento in cui sono subentrate le indagini". A questo proposito però ricordiamo che il barone nero parlava di "un sistema già utilizzato" (fatto di cui gli investigatori non hanno trovato conferma).
Non sono emerse, poi, "operazioni sospette, che possano far pensare a denaro destinato ai conti delle campagne elettorali". È sembrata, però, scriveva il pm, "verosimile una cancellazione di messaggi in seguito alla diffusione della notizia nell'ambito della trasmissione ‘Piazzapulita'", che mandò in onda i video dell'inchiesta giornalistica.
Sul caso del trolley, infine, viene spiegato che è tecnicamente un "reato impossibile", poiché il denaro in quella valigetta non ci sarebbe mai stato "perché non era nell'intenzione del giornalista finanziare effettivamente le campagne elettorali", ma era tutta una "messa in scena". Chiaramente i nostri giornalisti non avrebbero potuto inserire del denaro contante in quella valigia, visto che non volevano commettere sul serio un reato. E gli inquirenti hanno compreso appieno le intenzioni dell'inchiesta di Fanpage.it, tanto che nella richiesta di archiviazione hanno scritto: "[…] il denaro promesso non era contenuto nella valigetta consegnata e, a monte, non era nella disponibilità del giornalista, il quale ha solo finto di avere alle spalle un’azienda in grado di procurare il denaro". Per questo era impossibile che si configurasse il reato in oggetto, perché "viene in rilievo l’istituto del reato impossibile di cui all’art. 49 c.2 c.p. che esclude la punibilità quando per l’inidoneità dell’azione o per l’inesistenza dell’oggetto di essa, è impossibile l’evento dannoso o pericoloso".