Applaude l’autrice del libro contro lo stupro: centrodestra caccia presidente Pari opportunità
"Mi hanno detto che ho messo in difficoltà la Commissione pari opportunità perché applaudendo ho delegittimato le istituzioni. E così l'amministrazione di centrodestra mi ha sollevata dall'incarico". Chi parla è Giuliana Zerilli, l'ormai ex presidente alle Pari opportunità del Comune di Marsala in Sicilia. Zerilli però, è stata destituita per un motivo singolare: ossia l'aver applaudito a quella che sarebbe dovuta essere la presentazione di ‘X', libro della scrittrice e giornalista Valentina Mira, invitata a parlare al teatro E. Sollima in un evento organizzato per la giornata internazionale contro l'eliminazione della violenza sulle donne. Ma facciamo un passo indietro.
Nel 2021 è uscito ‘X', libro di Valentina Mira in cui l'autrice, in una serie di lettere al fratello, racconta una violenza sessuale subita dieci anni prima. Si tratta di un testo importante non solo per la portata della storia raccontata, ma anche per aver ribaltato una narrazione stereotipata che vuole le donne solo vittime. Tante le presentazioni, tutte molto partecipate, di cui avrebbe dovuto far parte anche la città di Marsala. Mira viene infatti invitata a parlare davanti agli studenti di diverse scuole proprio due giorni prima del 25 novembre: l'incontro, proposto dal “Patto per la lettura”, avrebbe dovuto avere come focus il libro, e dare l'opportunità agli studenti di interagire con l'autrice. Le cose però non sono andate in questo modo.
"Non è stata una presentazione, ma un corto circuito – ci racconta l'ex presidente della Commissione pari opportunità Zerilli – Alle scuole l'iniziativa è stata presentata come la presentazione di un libro, che i ragazzi hanno letto e comprato. Io stessa ero lì come docente con i miei alunni, non come presidente della commissione. Ma qualche giorno prima dell'evento l'amministrazione comunale ha deciso di cambiare le carte in tavola e istituire una tavola rotonda con il sindaco, la presidente del Tribunale di Marsala, il procuratore della Repubblica, un'avvocata, un'assessora. Insomma, rappresentanti delle istituzioni che avrebbero parlato di tutt'altro e non dei temi sollevati dal libro di Mira, che parla di stupro e dei suoi risvolti psicologici e umani. Ho spiegato all'amministrazione che non era opportuno fare una cosa del genere, mi hanno risposto che gli interventi sarebbero durati massimo tre minuti per poi lasciare spazio ai ragazzi e a Valentina Mira. Così non è stato".
Il 23 novembre, giorno della presentazione, il teatro era pieno di studenti. "Quando sono arrivata ero molto contenta, vedere tanti giovani mi ha dato la carica – ci spiega Mira – Poi ho alzato lo sguardo e ho visto sul palco diverse figure istituzionali e sono rimasta di sasso, ero stata invitata a presentare il libro e nessuno mi aveva detto che ci sarebbe stato questo format. Non faccio mai presentazioni in occasione del 25 novembre con le istituzioni perché si svegliano solo in quella data per fare le passerelle, ma questo incontro lo avevo accettato perché mi avevano riferito fosse con le scuole. Inoltre vedo che la prima fila era occupata da forze dell'ordine, cosa che rispetto al libro che ho scritto è decisamente poco accogliente. Tra l'altro le stesse forze dell'ordine che pochi giorni dopo hanno sgomberato il consultorio gratuito e autogestito “Mi cuerpo es mio”. La Sicilia che resiste c'è, ma è evidente che le forze dell'ordine hanno un altro ruolo".
Come Valentina Mira non è stata informata che l'iniziativa era diventata una tavola rotonda di tutt'altro tenore, le figure istituzionali non sapevano che quella fosse la presentazione del suo libro. "Oltre al fatto che nessuno lo aveva letto, cominciano tutta una serie di interventi retorici sull'invito alla denuncia – racconta Mira – dicono agli studenti che le forze dell'ordine andranno nelle scuole per parlare, si dicono disponibili. Discorsi pieni di stereotipi, e gli studenti hanno cominciato ad andarsene. A un certo punto hanno persino dipinto Giulia Cecchettin come una ragazza ingenua che avrebbe dovuto accorgersi del pericolo che aveva di fronte, mi sono sentita di intervenire e dire che invece bisognerebbe insegnare agli uomini a non ammazzare".
Intanto la platea ha cominciato a fare rumore. Una ragazza ha protestato chiedendo di fare la presentazione, Mira ha chiesto di dare la parola agli studenti facendo notare la paradossalità della situazione, ma nessuno le ha dato retta. Molti gli applausi alla scrittrice, tra questi anche quelli di Zerilli, seduta in platea. I pochi studenti rimasti potranno però prendere parola solo alle 19.45, due ore dopo l'inizio dell'evento. Che alle 20 è stato dichiarato concluso.
Quanto avvenuto poteva rimanere ‘solo' un evento organizzato male, ma è diventato invece un caso politico. "Due giorni dopo l'amministrazione comunale ha convocato un consiglio urgente, revocandomi l'incarico da presidente della Commissione pari opportunità – aggiunge Zerilli – Non sono dispiaciuta di aver applaudito Mira, ma quanto successo non è un bel segnale. È l'indice di un clima per cui tutto ciò che è potere costituito non va messo in discussione. Non ci si può permettere di applaudire né di gridare ‘viva l'Italia antifascista'. L'espressione del libero pensiero è diventato un fatto da condannare. Ho voluto sostenere i ragazzi che hanno letto il libro ed erano desiderosi di partecipare, protestavano perché volevano parlasse Mira. E l'ho applaudita quando ha solidarizzato con loro esprimendo fastidio e stupore per come stavano strumentalizzando libro e studenti. Per l’amministrazione la mia è stata una lesa maestà".
"Sapere che una persona ha perso il posto per avere applaudito mi dispiace molto – conclude Mira, che ha espresso la sua piena solidarietà a Zerilli – Ora c'è questa vulgata del ‘non si può più dire nulla‘ accollata alla cultura woke, ma alla fine chi non può parlare sono sempre le stesse persone. Chi denuncia uno stupro, il patriarcato, donne resistenti che si sfilano dagli stereotipi vittimistici, come Elena Cecchettin, per la cui fierezza dovremmo solo ringraziare. Le stesse che non parlavano prima non possono parlare adesso, e le misure repressive sono sempre più rafforzate".