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Elezioni politiche 2022

Appello ai politici in campagna elettorale: dite la verità o il risveglio dopo il voto sarà orribile

Mentre il presidente francese Macron annuncia sacrifici e la fine “dell’era dell’abbondanza”, nell’Italia in campagna elettorale i politici raccontano una realtà che non esiste, e fanno promesse irrealizzabili. Ecco perché tutto questo potrebbe costarci carissimo.
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"Credo che stiamo vivendo un punto di svolta o un grande sconvolgimento. In primo luogo perché stiamo vivendo la fine, o quella che potrebbe essere la fine, dell’abbondanza”. E ancora: ”Difendere il nostro sistema basato sulla libertà in cui siamo abituati a vivere, a volte può comportare dei sacrifici".

Sì, queste parole sono state pronunciate da un politico.
Ma no, non parliamo di un politico italiano.

A raccontarci la realtà dei prossimi mesi – o anni, o decenni – è stato il presidente francese Emmanuel Macron, in un discorso rivolto al suo governo, trasmesso in diretta televisiva. Ed è impressionante constatare lo scarto tra la realtà che ci circonda e la bolla di ottimismo e false promesse che ci siamo costruiti in quest’estate di campagna elettorale, come se l’Italia fosse l’unico Paese al mondo che ha fermato le lancette dell’orologio al 2019.

Macron colloca queste sue parole in un contesto ben preciso, in cui la guerra in Ucraina e la tensioni con Russia e Cina perdureranno ancora a lungo, e possono ancora peggiorare. In cui l’inflazione e la recessione sono qui per rimanere. In cui la transizione tecnologica accelererà e farà morti e feriti. In cui la necessaria transizione energetica per combattere il riscaldamento globale imporrà scelte drastiche. In cui le tensioni sociali e la polarizzazione dell’elettorato saranno il pane quotidiano del dibattito politico. In cui i rischi per democrazia e la libertà saranno più concreti che mai.

Mentre Macron parla, la Germania locomotiva d’Europa sta già razionando il gas, e il suo cancelliere prelude a una crisi manifatturiera alle porte – dovuta alla scarsità di materie prime e alla disarticolazione delle catene del valore – che rischia di trascinare giù tutte le economie che dipendono dalla corazzata tedesca, dall’est Europa all’Italia. E le stesse ansie agitano il Regno Unito, anch’esso alle prese con l’ennesima crisi politica degli ultimi anni, con un’esplosione dei prezzi che ha pochi precedenti e con una serie di disfunzioni di sistema – buon ultimo il taglio di decine di migliaia di voli all’aeroporto Heathrow di Londra, che difficilmente avremmo anche solo immaginato potessero accadere di là dalla Manica.

Di tutto questo, da noi non se ne parla. Le parole di Macron sembrano l’eco lontana di un Paese distante anni luce. I razionamenti del gas è vietato anche solo nominarli, tant’è che su molti giornali oggi si legge di “razionalizzazioni” o di “risparmi”, come se si trattasse “solo” di abbassare di un grado il riscaldamento. Nemmeno la recessione sembra esistere, e lo stesso Mario Draghi – che pure in campagna elettorale non è – ha ripetuto la solfa dell’Italia che cresce più degli altri, del balzo record del PIl del 2021 e dello storico calo nel rapporto debito Pil, dimenticandosi che la crescita del 2021 è il fisiologico rimbalzo dopo il crollo del 2020, che la previsioni di crescita del 2022 sono già ora più che dimezzate, e che il debito, seppur in calo “grazie” all’inflazione, è ancora al 146% rispetto al prodotto interno lordo, e che lo spread balla ancora attorno a zona 200, e che basta uno stormire di fronde per far precipitare il castello di carta chiamato Italia. Per non parlare di quanto ciascuno di loro eluda totalmente la possibilità quanto mai concreta che nuove varianti del Covid-19 tornino a bussare alle nostre porte, costringendoci a nuove limitazioni della libertà personale per evitare il collasso del nostro sistema sanitario.

Se questo è Draghi, figurarsi i partiti che si contendono i voti degli italiani. Tra chi vuole la flat tax al 23% e chi pensa ci sia spazio fiscale per abbassare drasticamente il cuneo fiscale o per calmierare le bollette del gas senza tagliare alcunché, tra chi pensa che si possano allargare le maglie del nostro sistema pensionistico con Quota 41 o prepensionando le donne con figli senza mandare all'aria i conti pubblici, sinceramente, non c’è tutta questa differenza. Tutti, in fondo, sono prigionieri del loro mondo ideale e dell’Italia che vorrebbero.

E nessuno, a quanto pare, ha il coraggio di raccontare agli italiani il futuro che ci attende, fuori dall’era dell’abbondanza, né tantomeno di dirci come lo affronterebbe. Forse perché non lo sanno nemmeno loro. O forse perché nella bolla di un mondo che non esiste più sono quelli che ci credono ancora più di tutti.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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