Anna Maria Cancellieri telefonò ai vertici dell'Amministrazione penitenziaria di Stato per informare delle condizioni di salute di Giulia Ligresti, amica di famiglia, detenuta e ammalata. Poi, quando la vicenda è venuta alla luce, per giustificarsi ha detto che l'avrebbe fatto con chiunque. Poi ha detto che l'ha fatto anche altre volte per perfetti sconosciuti. Poi è salita al Colle da Giorgio Napolitano per parlare di indulto e amnistia ed è poi andata al Parlamento Europeo a parlare di indulto e amnistia, a dire che le carceri italiane scoppiano. Il ministro della Giustizia del governo Letta è in bilico, ora, bersagliata anche da quella parte del Partito Democratico che ha avuto un sussulto di dignità rispetto a certi temi.
Al prefetto, ex ministro dell'Interno e attuale Guardasigilli, vorremmo ricordare le ultime telefonate che non ha fatto. Non ha telefonato, ad esempio, per perorare la causa di Federico Perna, morto con epatite C e una gravissima cirrosi epatica nel carcere di Poggioreale. Era un detenuto in gravissime condizioni di salute, Federico. È rimasto in carcere, nonostante tutto e da lì ne è uscito in una cassa di legno. Una inchiesta dirà – si spera – qual è la verità sulla sua morte. Come lui tanti: carcerati silenziosi e senza cognome. Numeri per il Dap, il dipartimento amministrazione penitenziaria. Lacrime e tragedie per parenti, per figli, mogli, genitori, amici. Questo è il promemoria che facciamo al ministro Cancellieri. Insieme ad un invito: renda l'Italia un poco più normale, ammetta l'errore e lasci il ministero della Giustizia.