Cesare Battisti è stato arrestato, verrà estradato e in Italia sconterà la condanna all'ergastolo per avere materialmente ucciso due persone, partecipato all'omicidio di altre due, e un'infinità di altri reati. Penso che il carcere, un carcere dignitoso perché noi non siamo come lui, sia il luogo dove una persona mai pentita debba soggiornare. Mi sembra una cosa così ovvia, che in un Paese normale non dovrebbe neanche diventare argomento di discussione di massa. Ma noi non siamo un Paese normale. Noi siamo il Paese in cui il Ministro degli Interni trova ogni giorno le parole per un attacco terroristico ai valori di questo Paese.
Questa mattina, per commentare la cattura di Cesare Battisti, Matteo Salvini ha detto: "È finita la pacchia". Scegliendo così la stessa criminale terminologia che utilizza riferendosi a quei disperati che scappano da torture, guerre, persecuzioni politiche e stupri singoli e di gruppo. Mica è stato un caso, l'utilizzo di quel termine. L'ha usato perché per lui era funzionale, prima ancora che per commentare la cattura di Cesare Battisti, per paragonare i disperati che fuggono su barconi inadeguati – a un terrorista condannato all'ergastolo per omicidi. E continuare così nella sua narrazione tossica degli avvenimenti.
Tra l'altro: Matteo Salvini esulta ogni giorno per il diminuito numero di sbarchi, ma non racconta che quelli non sbarcati si trovano ora, per una buona parte, in Libia nelle mani di terroristi alla pari di Cesare Battisti.
Significa che quando il Ministro dell'Interno punta il dito, fateci caso, sta nascondendo l'obiettivo dietro la schiena.