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Anche Prodi sconsiglia la staffetta Letta – Renzi: “Nel ’98 fu un suicidio politico”

Parla l’ex presidente del Consiglio: “La staffetta con D’Alema fu un suicidio politico e spero che stavolta non si ripeta. Allora non fu ucciso solo un disegno di governo ma anche la speranza di un Paese”.
A cura di Redazione
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Mentre si fanno sempre più insistenti le voci che vogliono un avvicendamento a Palazzo Chigi fra Enrico Letta e Matteo Renzi (oggi il Sindaco di Firenze ha fatto capire di non voler continuare con lo stillicidio di dichiarazioni e mezze smentite, invitando ad uscire allo scoperto "chi vuole un nuovo Governo"; mentre il Presidente del Consiglio a rimandato ogni chiarimento a domani), un "consiglio" arriva anche da Romano Prodi, uno che la "staffetta" l'ha sperimentata direttamente. Era infatti il 9 ottobre del 1998 quando il suo Governo cadde per essere di lì a poco rimpiazzato da un esecutivo guidato dal segretario del principale partito della maggioranza parlamentare, che allora era Massimo D'Alema (il quale poi si dimise dopo il flop delle Regionali del 2000). Così, l'ex presidente del Consiglio spiega ai due contendenti: "Quello fu un suicidio politico e spero che stavolta non si ripeta. Allora non fu ucciso solo un disegno di governo ma anche la speranza di un Paese. Ora invece servono riforme e decisioni coraggiose. La mediazione non paga più".

Nella lunga intervista concessa al Mattino, Prodi constata poi che "le larghe intese sono da noi pressoché impossibili", ribadendo la necessità che la politica porti a compimento subito riforme necessarie ed urgenti: "Lo strumento della legge elettorale non è esaustivo ma può servire. Soprattutto se elimina il rischio della governabilità in una delle due Camere. Ma ora subito avanti con la riforma del Senato". Non poteva poi mancare un passaggio su una vicenda che lo chiama in causa in maniera diretta: la costituzione del Senato come parte civile nel procedimento contro Berlusconi per la cosiddetta "compravendita dei senatori". Per Prodi, infatti, si tratta "dell'episodio più grave di tutta la storia politica italiana" ed è assurdo come "in Italia la compravendita di senatori sia stata sottovalutata e derubricata a poco più che un incidente".

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