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Opinioni

Anche gli alpini dovrebbero unirsi nel denunciare le molestie

L’Associazione alpini chiama “maleducazione” gli episodi di molestie sessuali. Mettetevelo in testa: baciare una donna contro la sua volontà è violenza sessuale.
A cura di Saverio Tommasi
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Le molestie di Rimini
Le molestie di Rimini

Dopo giorni di silenzio da parte dei responsabili dell'Associazione nazionale alpini, finalmente il presidente Favaro ha partorito il topolino, purtroppo un topolino classificabile nel grande libro del "quando la pezza è peggiore del buco".

Un comunicatino stampa striminzito, neanche lo avesse dovuto pagare come si fa con i telegrammi, per derubricare gli atti subiti a "episodi di maleducazione", dimostrando ancora una volta, in questo modo, di non aver compreso la differenza fra un reato e qualcosa che non lo è.

Sia chiaro: a me dispiace molto scrivere questo, non lo scrivo con gioia ma con dolore. Non lo rilevo per piacere, ma cercando giustizia.

Ebbene: se dopo giornate di molestie, testimoniate da decine di ragazze, raccontate da centinaia di donne, l'Associazione nazionale alpini non capisce che infilare le mani sotto le gonne di una ragazzina minorenne (ma potrebbe avere pure ottant'anni), non è semplice maleducazione ma è un reato, è da negazionisti del problema. Di più: è da moralmente corresponsabili, perché contribuisce a conferire un'area di sostanziale impunità a quegli eventi. Se i vertici tacciono, minimizzano o scrollano le spalle, è infatti difficile pretendere dal branco un atteggiamento diverso.

L'Associazione nazionale alpini se lo metta in testa: palpare il culo, strattonare, torcere il collo per baciare qualcuna o qualcuno contro la sua volontà, si chiama violenza sessuale.
Maleducazione è se non dici "grazie" al casellante che ti dà il resto, toccare le parti intime di una donna è violenza sessuale.
Come del resto anche farle il verso della "cagna bau bau" mentre passa, si chiama violenza. Non l'ho inventato io e non ha un altro nome.

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Un altro aspetto inquietante di tutta questa vicenda risiede a mio avviso anche in questo fatto: nei giorni scorsi l'Associazione nazionale alpini aveva lasciato trapelare che "non risultano denunce alle Forze dell'Ordine di ragazze molestate", e con questo per due giorni aveva pensato di aver risolto. Non è andata così, e le testimonianze uscite con il video sulle molestie che ho realizzato con Fanpage.it li ha costretti a cambiare la narrazione di questa vicenda. Così ora la linea ufficiale dell'Associazione nazionale alpini è questa: "Probabilmente quelli coinvolti erano infiltrati e non veri alpini, cioè erano ragazzi che avevano comprato dei cappelli da falsi alpini sulle bancarelle per poi mischiarsi alla folla".

E dunque, chiedo a gran voce al presidente Favaro dell'Associazione nazionale alpini: "Voi siete andati dalla Polizia e avete denunciato infiltrazioni di ignoti al vostro interno?"
Perché mettere in dubbio le testimonianze delle ragazze violentate è bieco, soprattutto in un clima in cui oltre a molestarle le si accusa contemporaneamente anche di essersi inventate tutto. Ma diventa addirittura surreale – come del resto sta accadendo – il fatto che alcune delle ragazze coinvolte stanno effettivamente andando a denunciare anche alle Forze dell'ordine, ma contemporaneamente l'Associazione nazionale alpini parli di "infiltrati mimetizzati con cappelli tarocco fra gli alpini" però ne parla solo in TV e non va dalla Polizia.

E dunque: presidente Favaro, lei ha sporto denuncia contro ignoti?

Rispondo io: no, lei non lo ha fatto. Però vorrebbe sottrarre il tempo di sei mesi previsto dalla legge per le donne e le ragazze vittime di molestia per denunciare.

Mi sembra francamente un po' troppo.

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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