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Amnesty International lancia una petizione per cancellare gli accordi Italia-Libia sui migranti

A cinque anni dalla firma del Memorandum Italia-Libia l’ong chiede di abolire gli accordi e non permettere ai migranti “salvati” di tornare nei centri di detenzione.
A cura di Giacomo Andreoli
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Una petizione per chiedere la cancellazione degli accordi tra Italia e Libia sui migranti. L'ha lanciata Amnesty International, a cinque anni dalla firma del Memorandum di intesa Roma-Tripoli tra l'ex premier libico Fayez al-Sarraj e l'allora presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni.

«Negli ultimi cinque anni – dicono i volontari di Amnesty- sono state oltre 82.000 le persone intercettate in mare e riportate in Libia: uomini, donne e bambini andati incontro alla detenzione arbitraria, alla tortura, a trattamenti crudeli, inumani e degradanti, agli stupri e alle violenze sessuali, ai lavori forzati e alle uccisioni illegali».

Dal 2017 ad oggi il nostro Paese ha dato a Tripoli circa 1 miliardo di euro per far recuperare alla Guardia Costiera libica la maggior parte dei migranti in mare. Secondo Oxfam solo nel 2021 ci sono state 32.425 persone, di cui ben 1200 bambini e bambine, intercettate in mare dai libici per essere portate nei centri di detenzione, o "lager", come sostiene Papa Francesco. D'altronde in un rapporto proprio delle Nazioni Unite si parla in quei luoghi di violenze fisiche e psicologiche su chi scappa da fame, carestie e guerre, equiparabili a "crimini contro l'umanità".

Chi viene portato fuori dai lager non è comunque al sicuro. Per l'Unhcr le autorità libiche starebbero infatti abbandonando centinaia di migranti nel deserto senz'acqua.

Gli accordi Italia-Libia, rinnovo automatico a fine 2022

«Il blocco delle partenze determinato dall’attuazione del Memorandum– aveva spiegato Emergency in una nota- si è rivelato un fattore che agevola la strutturazione di modelli di sfruttamento, riduzione in schiavitù e violenze, definiti come crimini contro l’umanità dalla Missione d'inchiesta indipendente delle Nazioni Unite». Secondo l'ong, quindi, «le misure previste per consentire l’uscita legale delle persone migranti dal Paese – evacuazioni, corridoi umanitari e resettlement – si sono dimostrate gravemente insufficienti a garantire l’accesso ai diritti e alla protezione in maniera generalizzata, sia per la limitatezza dei mezzi, sia per l’assenza di garanzie procedurali e il carattere concessorio proprio di questi sistemi».

Gli accordi Italia-Libia scadranno nel febbraio 2023, ma saranno rinnovati automaticamente per altri tre anni se le autorità italiane non lo annulleranno entro il 2 novembre. Per questo Amnesty International chiede di far presto, procedendo subito alla revoca. Assieme a questo l'ong auspica che il Parlamento interrompa il finanziamento annuale alla Guardia costiera libica per le missioni di "salvataggio", da approvare entro l'estate. La posizione è sostenuta da un blocco trasversale alla Camera, con almeno 40 deputati tra centro-sinistra e Forza Italia contrari a qualsiasi rinnovo delle intese e dei fondi a favore della Libia.

Secondo Amnesty «la maggior parte dei rifugiati e dei migranti in Libia proviene dall’Africa subsahariana e settentrionale, mentre un numero minore proviene dall’Asia e dal Medio Oriente. I motivi per cui hanno lasciato i loro paesi d’origine sono vari. Alcuni sono fuggiti a causa di guerre, carestie o persecuzioni. Altri sono partiti in cerca di una migliore istruzione o opportunità di lavoro. Molti di loro intendono rimanere in Libia, mentre altri sognano di raggiungere l’Europa, o sono spinti a farlo dal peggioramento delle condizioni in Libia. Ciò che li accomuna tutti è il desiderio di vivere in sicurezza e dignità».

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