Una secca bocciatura per le amministrazioni socialiste e qualcosa in più di un campanello d'allarme per il premier spagnolo Josè Luis Zapatero: ecco in estrema sintesi il bilancio della consultazione elettorale in Spagna. Al voto erano infatti chiamati oltre 34 milioni di elettori, per rinnovare le ammistrazioni locali ed eleggere i Sindaci di importanti centri urbani come Barcellona e Siviglia. Insomma, un test estremamente indicativo, che ha visto (anche se ancora non si ha il dato ufficiale) il netto successo dell'opposizione popolare guidata da Mariano Rajoy con il Pp che avrebbe ottenuto il 37,4% dei consensi, distanziando i socialisti di ben 10 punti percentuali e riportando oltre 10 milioni di voti in più.
A bruciare in casa socialista è inoltre il crollo dei consensi in alcune roccaforti storiche, come Barcellona e Siviglia, nonchè in tutte le municipalità dell'Andalusia (mentre il governo regionale dovrebbe continuare ad essere "rosso"). Clamoroso anche il risultato in Extremadura, terra da sempre orientata a sinistra, in cui la forza popolare diventa primo partito e costringerà probabilmente il Psoe (al fine di conservare il Governo della regione) ad un sofferto accordo con le forze della sinistra estrema di matrice post – comunista.
Ovviamente tutti gli analisti sono concordi nel valutare l'esito del test elettorale come uno degli effetti a breve termine dell'ondata di contestazione che sta scuotendo il Paese. La protesta degli indignados contro la disoccupazione, la gestione della crisi economica da parte del Governo, la perdita di credibilità da parte di alcuni membri del Psoe (in relazione anche al ruolo ricoperto nell'esecutivo): ecco i punti dolenti dell'annus horribilis di Zapatero. Il premier del resto, ha preferito non nascondersi dietro dichiarazioni di circostanza e ha parlato di "sconfitta chiarissima" che rende in qualche modo più urgente la definizione di un passaggio di consegne in casa socialista, che rischia di trascinare il consenso del partito ai minimi storici.