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Opinioni

Altro che golpe, la vera rivoluzione della normalità è far rispettare la legge

Possiamo considerare come un colpo di Stato la decadenza (in base ad una legge da lui votata) dalla carica di senatore di un condannato in via definitiva per frode fiscale? Domanda retorica, forse. Ma dopo 20 anni di berlusconismo siamo assuefatti a tutto…
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"Lei è il capo di una cospirazione che sta cercando di sovvertire la volontà popolare. Lei è un vecchio inacidito e in malafede indegno di occupare la più alta carica dello Stato. Lei è un golpista, perché usa il suo potere al servizio della vecchia causa comunista oggi rivista e corretta in salsa lettiana". Così questa mattina Alessandro Sallusti commentava il comunicato con il quale il Quirinale nella sostanza chiudeva alla possibilità di una grazia motu proprio per Silvio Berlusconi. Ma Sallusti, che pure ha beneficiato della grazia concessa da Napolitano per la sua condanna per diffamazione e omesso controllo, è ovviamente in buona compagnia nell'annuncio del colpo di Stato imminente. Su tutti il Cavaliere, che ribadisce la sua lettura: "La decadenza è un colpo di Stato che parte da una sentenza politica, che io ho definito criminale, e che punta a sottrarre al centro-destra il leader capace di vincere le elezioni, spianando così la strada alla conquista definitiva del potere da parte della sinistra".

Ecco, tralasciando il fatto che le tre considerazioni di Berlusconi, sentenza criminale (confermata in 3 gradi di giudizio) – leader capace di vincere le elezioni (ipotesi irrealistica al momento) – conquista del potere della sinistra (Letta, Alfano e Renzi, intende?), sono decisamente opinabili, resta l'enorme mistero sulla assuefazione di media e opinione pubblica ad un linguaggio e ad alcune considerazioni decisamente inquietanti. Il punto è semplice, non servono troppi giri di parole. Possiamo considerare come un colpo di Stato la decadenza dalla carica di senatore di un condannato in via definitiva per frode fiscale? Si può accettare che si parli di golpe per l'applicazione di una legge della Repubblica, peraltro votata dallo stesso Berlusconi? È concepibile che il leader di un partito che rappresenta un quarto degli italiani blateri di una cospirazione della più alta carica dello Stato, in accordo con la magistratura politicizzata e con la connivenza della controparte politica?

Le risposte sono scontate. Così come le domande sono finanche inutili. Nel Paese che esce da vent'anni di berlusconismo e di finto bipolarismo ci siamo abituati a continue mortificazioni non solo del buonsenso, ma anche del rispetto delle leggi, del concetto di giustizia o semplicemente della normale dialettica politica. E se c'è una cosa che bisognerebbe chiedere a Berlusconi è quella di lasciare al ricordo degli storici i toni da guerra civile e da patetico scontro ideologico e di chiudere la sua esperienza parlamentare con dignità e orgoglio. Allontanando la tentazione del "colpo di coda del Caimano" e indossando i panni non dico dell'uomo di Stato, ma almeno quelli del semplice cittadino. Che rispetta leggi e sentenze. Sarebbe davvero la rivoluzione della normalità.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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