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Almeno oggi niente “titoletti” su Casaleggio, per favore

Casaleggio è stato vittima dell’usura di un oscuro personaggio che gli è stato cucito addosso e che chi l’ha conosciuto (anch’io) difficilmente potrebbe intravedere. Ha pagato certo l’autorità delle sue visioni e la gioventù del suo movimento ma credo che almeno oggi si potrebbero evitare titoli scandalistici. Almeno oggi.
A cura di Giulio Cavalli
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Ho avuto modo di conoscere e collaborare con Gianroberto Casaleggio. Con lui preparammo il video per il blog di Beppe Grillo su Giulio Andreotti, in occasione dell'uscita del mio libro, e con lui capitò di parlare di Milano, Lombardia e politica. Casaleggio l'ho conosciuto quando era consulente di Antonio Di Pietro per la comunicazione di Italia dei Valori: aveva trasformato IDV nel primo partito italiano che davvero utilizzava internet per fare politica: propaganda, messaggi, confronti, risposte. Se ci pensate Di Pietro fu il primo "leader" di partito che comunicava senza filtri con il proprio blog senza la mediazione delle agenzie di stampa e Casaleggio fu l'ideatore e la spinta propulsiva di quella modalità.

Il "quartier generale" della Casaleggio-Spectre che ci veniva propinata sui giornali è un ufficio a pochi passi dalla Galleria, a Milano: niente a che vedere con le apocalittiche visioni degli avversari politici ma semplicemente l'ufficio di un'azienda con il sottofondo del battere di tasti come tante. E ragazzi, giovani e spesso molto preparati. Lui, Gianroberto, aveva per il lavoro un chiodo fisso, come capita anche a noi. Se ti appassioni alla comunicazione finisci spesso imbrigliato in un'osservazione continua che è la prima naturale deformazione professionale.

Ho avuto spesso idee molto diverse dalle sue ma non ho mai sopportato la caricatura che si fece di lui e che anche oggi in occasione della sua morte continuo a cogliere sul web: Gianroberto Casaleggio non aveva nulla di "misterioso" nel senso sinistro del termine. Era un visionario, certo, in un periodo (e in una politica) che sembra avere paura degli sguardi troppo lunghi e aveva passione in quello che faceva e forse non se l'aspettava che il fare politica significasse offrirsi ai cannibali.

Era autoritario? Certo, come sono autoritari tutti coloro che si credono padri fondatori di un progetto (e non è sempre un bene, anzi) ma chi fa politica davvero sa che purtroppo non esistono strepitosi modelli di leader democratici ultimamente e anche affezionarsi troppo a un metodo (nel suo caso il web) rischia di diventare così poco democratico: da Casaleggio comunque è uscita una generazione di giornalisti (penso ad esempio a Biagio Simonetta o Antonino Monteleone) che dimostra quanto sia stato una buona palestra per molti.

Insomma, in un mondo di mediocri (la classe dirigente della politica italiana) Casaleggio aveva uno sguardo lungo. E questo credo, al di là delle singole posizioni, che gli vada riconosciuto. Il percorso del Movimento 5 Stelle dovrà, per forza, tenere conto di quelle sue visioni e del suo percorso. I titoletti scandalistici quelli no. Almeno oggi, no.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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