Almasri, Chigi smentisce apertura indagine Cpi su operato del governo italiano: “Nessun procedimento”

Fonti di governo smentiscono l'apertura di un'indagine da parte della Corte penale internazionale dell'Aja. L'Avvenire aveva diffuso poche ore fa la notizia dell'avvio di un fascicolo di indagine sull'operato del governo italiano per "ostacolo all'amministrazione della giustizia ai sensi dell'articolo 70 dello Statuto di Roma" in relazione alla vicenda del generale Almasri, arrestato e poi scarcerato, per essere rimandato in Libia su un volo di Stato.
Ma al momento, fanno sapere fonti di governo, non risulta nessun procedimento aperto contro l'Italia dalla Corte penale internazionale sul caso Almasri. Il procuratore della Cpi, spiegano le stesse fonti, non ha ufficialmente inviato la denuncia del cittadino sudanese né al registrer né ai giudici, ma ha semplicemente ricevuto una segnalazione via mail.
Anche la stessa Corte, interpellata dall'Ansa, ha detto che al momento si tratta solo di un esposto, arrivato al procuratore: "Secondo lo Statuto di Roma, il trattato istitutivo della Cpi, qualsiasi individuo o gruppo di qualsiasi parte del mondo può inviare informazioni (che la Cpi definisce ‘comunicazioni') al procuratore della Cpi. L'Ufficio del procuratore non commenta tali comunicazioni".
Il giornalista dell'Avvenire, Nello Scavo, ha confermato che fonti dell'Aja hanno riferito che non ci sono casi aperti contro il governo italiano o indagini su pubblici ufficiali italiani, a seguito della denuncia, presentata ieri.
Nello Scavo ha anche pubblicato l'immagine del documento ricevuto dall’Ufficio del Procuratore, che l’ha trasmesso al cancelliere e al presidente del Tribunale internazionale, in cui sono indicati i nomi di Giorgia Meloni, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi. L'iscrizione a protocollo dell’istanza e l'invio agli uffici della Corte che hanno emesso il mandato di cattura per il generale Almasri, si legge sul quotidiano, "conferma l’esistenza del fascicolo su cui poi la procura deciderà se e in quale modo procedere".
La denuncia, di cui ha dato conto il quotidiano in esclusiva, è partita dai legali di un rifugiato sudanese, che già nel 2019 aveva raccontato agli investigatori internazionali le torture che lui e la moglie avevano subito dal generale libico, quando entrambi erano stati imprigionati in Libia.
Il quotidiano ha precisato che "a scrivere all'Aja attraverso i suoi legali è stato un rifugiato sudanese" del Darfur con lo status di rifugiato in Francia. L'uomo ha presentato ieri una comunicazione all'Ufficio del Procuratore con "‘un'ampia serie di prove' che a suo dire implicavano responsabilità di alti funzionari dell'Ue e dell'Italia, tra cui ex primi ministri e ministri italiani".
"La procedura della Corte penale internazionale non è analoga a quella del sistema processuale italiano – ha scritto il quotidiano – L'obbligatorietà dell'azione penale scatta dal momento in cui l'ufficio del procuratore, una volta ricevuta una denuncia, la trasmette al giudice "registrer", che dirige la Cancelleria".
Secondo l'accusa, "nella quale Meloni, Nordio e Piantedosi sono indicati come ‘sospettati', i rappresentanti del governo italiano" che "non hanno provveduto a consegnare il generale Almasri alla Corte penale internazionale" hanno "abusato dei loro poteri esecutivi per disobbedire ai loro obblighi internazionali e nazionali". A questo proposito è stato citato appunto l'articolo 70 dello Statuto di Roma che disciplina i provvedimenti contro chi ostacola la giustizia internazionale.
La reazione di Nordio
"Credo che a questo mondo tutti indaghino un po' su tutto. Noi abbiamo fiducia nella giustizia umana. Postulo la giustizia divina proprio perché la giustizia umana spesso è fallibile, ma accontentiamoci di quella che abbiamo e vediamo come va", ha commentato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a ‘Un giorno da pecora', in merito all'accusa contro il governo italiano su cui è chiamata a valutare la Corte penale internazionale, dopo la denuncia.
Il Guardasigilli, secondo quanto apprende l'Ansa da fonti di governo, nei prossimi giorni potrebbe formalizzare alla Corte penale internazionale una richiesta di spiegazioni sulle incongruenze nelle procedure attivate per il mandato di arresto del generale libico Almasri.
Tajani: "Cpi indaga? Bisogna indagare la Corte"
Il centrodestra si compatta ancora contro la Corte dell'Aja: "No comment sulla Cpi, ho molte riserve sul comportamento della Corte su questa vicenda. Forse bisogna aprire un'inchiesta sulla corte penale e bisogna avere chiarimenti su come si è confermata", ha dichiarato a Ashdod il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. "Confermo che l'atto inviato all'Italia era nullo condivido e condivido al 100 per cento l'operato del ministro Nordio", ha aggiunto Tajani, riferendosi all'informativa tenuta ieri alle Camere dal Guardasigilli e dal ministro dell'Interno.
L'Ue difende la Cpi: "Svolge un ruolo essenziale"
"Oggi ho incontrato il giudice Tomoko Akane, presidente della Cpi. La Corte penale internazionale svolge un ruolo essenziale nel rendere giustizia alle vittime di alcuni dei crimini più orribili del mondo. L'indipendenza e l'imparzialità sono caratteristiche fondamentali del lavoro della Corte. L'Ue rimane impegnata a porre fine all'impunità e a garantire la responsabilità per tutte le violazioni del diritto internazionale", ha scritto il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa.