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Olimpiadi Parigi 2024

Alle Olimpiadi di Parigi 2024 sarà vietato l’hijab, condanna di Amnesty: “Devastante per atlete musulmane”

Nessuna atleta musulmana che indossa l’hijab, cioè il velo, potrà partecipare alle Olimpiadi di Parigi 2024. Una decisione, quella degli organizzatori francesi, che Amnesty International ha denunciato duramente con un rapporto: avrà un “impatto devastante” per le atlete, che dovranno scegliere se rinunciare ai Giochi o a un aspetto della loro libertà religiosa.
A cura di Luca Pons
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Nouhaila Benzina, calciatrice del Marocco, ai Mondiali del 2023
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Alle Olimpiadi estive di Parigi sarà vietato partecipare per le atlete che indossano l'hijab, il velo con cui molte donne musulmane coprono i propri capelli. Un rapporto di Amnesty International ha denunciato la norma. L'Ong ha sottolineato anche l'ipocrisia degli organizzatori, secondo cui "i Giochi olimpici e paralimpici di Parigi saranno i primi che promuoveranno l’uguaglianza di genere" perché ci sarà lo stesso numero di atleti e atlete.

Il divieto di partecipazione alle atlete che indosseranno l'hijab "si fa beffe di questo solenne impegno", secondo l'Ong. Più in generale, questo limite sarebbe un esempio di "approccio discriminatorio da parte degli organizzatori di Parigi 2024″, che riflette la linea tenuta in generale in Francia: le regole in vigore nel Paese prevedono lo stesso divieto in diversi sport (tra cui calcio, basket, pallavolo) a tutti i livelli, incluso quello dilettantistico. Lo stesso varrà sia per le partecipanti alle Olimpiadi, sia per le Paralimpiadi.

Secondo Amnesty questa regola mostra anche la "debolezza del Comitato internazionale olimpico (Cio)", che "non è capace di far rispettare i propri valori". Infatti, quando numerose organizzazioni per i diritti umani hanno scritto direttamente al Cio per segnalare la grave decisione francese, questo si è limitato a dire che "il divieto imposto dalle autorità sportive va al di là del suo mandato". Anche l'ufficio per i diritti umani delle Nazioni unite hanno condannato la decisione degli organizzatori delle Olimpiadi, ma questo non è servito a spingere a un passo indietro.

Questo divieto è unico in Europa, contrario alle regole di varie federazioni sportive internazionali e non esisteva nelle scorse edizioni delle Olimpiadi. Il suo effetto concreto è che le atlete di religione musulmana saranno messe di fronti a un bivio: "Non partecipare al massimo evento sportivo globale o rinunciare a un aspetto della loro libertà di religione". Un "impatto devastante" che obbligherà a scegliere tra "due opzioni perdenti".

Doaa Elghobashy, pallavolista egiziana, alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016
Doaa Elghobashy, pallavolista egiziana, alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016

È la stessa scelta che le donne musulmane devono affrontare costantemente se vogliono fare sport in Francia – anche a livello dilettantistico, come detto. Persino negli ambiti dove non c'è un divieto esplicito, come ha raccontato Amnesty nel suo rapporto, ci sono delle limitazioni di fatto: ad esempio, non è illegale andare in in spiaggia con il cosiddetto ‘burkini', un costume da bagno che permette di coprire i capelli (mentre in piscina spesso è vietato). Tuttavia le reazioni che vengono scatenate contro chi lo fa rendono praticamente impossibile indossarne uno. "Se vuoi puoi metterti un burkini, ma iniziano a farti foto, filmarti, metterti sui social media, criticarti, i media montano la questione", ha raccontato una 22enne francese

In ogni caso, se si parla di livello professionistico, per le atlete francesi di religione musulmana l'opzione principale resta quella di andare a fare sport all'estero. Un'opzione che però, per le Olimpiadi, naturalmente non c'è. Amnesty ha attaccato, ricordando che la cosiddetta laicità dello Stato "non è una ragione legittima per imporre limitazioni alla libertà di espressione e/o di religione", alimentando in questo caso "razzismo, pregiudizio e islamofobia".

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