Alla ricerca della pillola del giorno dopo: è davvero possibile acquistarla senza ricetta?
di C. Torrisi, Z. Ayache, A. Marino, C. Matteini, S. Berterame, A. Viscardi
Con un provvedimento pubblicato sulla Gazzetta ufficiale lo scorso 3 marzo l'Aifa – Agenzia italiana del farmaco – ha abolito l'obbligo di ricetta medica per l'acquisto in farmacia della contraccezione d'emergenza per le persone maggiorenni. Questo significa che per chi ha più di 18 anni ottenere la pillola del giorno dopo – o Norlevo – dovrebbe essere piuttosto semplice e rapido. In un contesto in cui la velocità con cui ottenere il farmaco non è una cosa da niente, considerato che la contraccezione d'emergenza ha effetto se presa entro 72 ore dal rapporto a rischio.
Quella della pillola senza ricetta è stata una battaglia portata avanti da Silvio Viale, ginecologo torinese radicale da anni impegnato su questo tipo di questioni. "Meglio tardi che mai – ha commentato alla pubblicazione della decisione Aifa – È dal 2000, anno della registrazione, che chiedo l'abolizione della ricetta per la contraccezione di emergenza". Viale è stato addirittura sanzionato nel 2010 dall'Ordine dei medici per avere prescritto sin dal 2004, alle donne che ne facevano richiesta, la pillola del giorno dopo per le strade e davanti alle scuole di molte città italiane. Come hanno sottolineato altri esponenti radicali, "la ricetta è stata per lunghi anni un ostacolo e l'alibi dell'obiezione di coscienza di molti, hanno reso ancor più complesso ciò che invece deve essere rapido e semplice", trasformando spesso l'esperienza in una vera odissea. Considerato anche che l'obiezione di coscienza è sancita dalla legge 194/78 sull'interruzione di gravidanza e quella riguarda, mentre Norlevo non è un farmaco abortivo, intervenendo prima del concepimento.
Via la ricetta, via il problema, dunque? Non proprio. Sin dalla diffusione della notizia della decisione dell'Aifa sono iniziate le polemiche. Oltre alla posizione di chi continua a vedere una funzione abortiva nelle pillole del giorno dopo – il cui "testo del bugiardino inganna le donne" – associazioni di farmacisti hanno espresso il loro "no" alla vendita. Federfarma Roma, ad esempio, si è scagliata contro la nuova regola, sostenendo che "vendere senza ricetta questo tipo di prodotto significa togliere un controllo necessario su un farmaco che non può assolutamente essere diffuso con leggerezza". Altro argomento è quello che fa leva sulla presunta irresponsabilità di chi fa uso: "Il pericolo è che passi il principio secondo il quale un contraccettivo di emergenza, quale è il Norlevo, sia in realtà un contraccettivo come gli altri, e che i giovani comincino ad usarlo al posto di pillola o preservativo. Si rischia dunque che, al posto dell’uso corretto, se ne faccia un abuso molto pericoloso per la salute".
Fermo restando che il miglior nemico dell'irresponsabilità è l'informazione e non le regole eccessive o gli ostacoli, tutte queste posizioni dovrebbero cadere di fronte a un atto pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. In realtà, lo scorso novembre sono stati pubblicati i risultati di un'indagine nazionale condotta dalla società SWG di Trieste su contraccettivi di emergenza e obbligo della ricetta. Il 18% del campione di farmacisti intervistati ha risposto che non avrebbe mai venduto una pillola per la contraccezione d’emergenza senza ricetta, indipendentemente dal regime di prescrizione previsto dalle norme; mentre il 46% ha detto di non condividere la posizione di Aifa perché le donne userebbero la pillola del giorno dopo con troppa facilità. I contrari lo sono per motivi di salute (53%) o religiosi (61%), e hanno ammesso che – ad esempio nel caso di EllaOne, la pillola dei cinque giorni dopo per cui già da un po' non esiste l'obbligo di ricetta – nella categoria esiste resistenza nella vendita di questi farmaci. A questi dati fanno da contraltare le risposte delle donne – tra i 18 e i 40 anni – delle quali quasi la metà non è a conoscenza della necessarietà o meno della ricetta per l'acquisto della contraccezione d'emergenza.
Di questo quadro abbiamo avuto un saggio durante il nostro giro delle farmacie di tre grandi città: Milano, Roma e Napoli. Nonostante la decisione Aifa, l'aver condotto un'indagine che ha toccato Nord, Centro e Sud Italia ha fatto emergere con chiarezza una serie di problemi. Il primo è la disomogeneità territoriale: a fronte di una regola nazionale in Gazzetta ufficiale, a Milano (e abbiamo avuto sicuramente fortuna) è stato più semplice reperire la pillola del giorno dopo rispetto a quanto è successo nelle altre due città. A Roma, ad esempio, molti "no" che abbiamo incassato riguardano farmacie che si trovano più o meno nello stesso quartiere. Questo vuol dire che è il caso a stabilire se – per quante decisioni Aifa possano venire fuori – ottenere la contraccezione d'emergenza debba trasformarsi o meno in un percorso a ostacoli.
La seconda questione venuta fuori è ancora più inquietante: bisogna insistere, e parecchio. Spesso, davanti a un primo "no" abbiamo cercato di far valere le nostre ragioni, dimostrando di sapere che la ricetta non fosse necessaria. Ma noi eravamo andati lì con le idee ben chiare. Se una donna va a cercare la pillola del giorno dopo qualcosa è – evidentemente – andato come non avrebbe dovuto. Trattandosi di un farmaco perfettamente legale, è giusto sottoporre chi la chiede anche al dover "combattere" per ottenerla? Quante delle ore a disposizione per la piena efficacia di Norlevo devono essere spese a cercare di acquistarla? Legato a questo c'è un altro problema: in Italia sulla questione contraccezione troppo spesso si glissa. Secondo un'indagine condotta a livello europeo, quasi la metà delle donne italiane non prende in considerazione l'uso della pillola del giorno dopo. Se a questa circostanza sommiamo resistenze e ignoranza – vera o pretestuosa – dei farmacisti, la situazione inesorabilmente precipita. Se io non so e tu non mi aiuti, la vicenda di un rapporto a rischio può concludersi solo in due modi: con una gravidanza indesiderata o con un aborto. Il che, considerate le ragioni dei farmacisti obiettori, è un bel cortocircuito.
E poi c'è un ultimo punto, e riguarda le risposte che ci sono state date. Se a Napoli una farmacia ci ha venduto la pillola intimandoci di "non dirlo a nessuno" come se avessimo fatto qualcosa di losco, a Roma alcuni sbuffando hanno avuto bisogno di controllare su internet "perché c'è una legge non chiara in corso", altri ci hanno assicurato che fosse la nostra ginecologa – incompetente – a sbagliarsi e altri ancora ci hanno liquidati con un risoluto "Non l'abbiamo, non possiamo mica avere tutto". Se si fosse trattato di un altro tipo di farmaco, avremmo ottenuto risposte simili? Purtroppo sono certa di no.