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Il caso Cospito

Alfredo Cospito resta al 41bis, la Cassazione ha respinto anche l’ultimo ricorso della difesa

La Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibile l’istanza presentata dai legali di Alfredo Cospito, che avevano chiesto di revocare il regime di 41bis per l’anarchico condannato a 23 anni di carcere. È la seconda volta che la Corte si esprime su questo aspetto.
A cura di Luca Pons
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Continuerà la detenzione al 41bis per Alfredo Cospito, anarchico condannato a 23 anni di carcere per aver piazzato nel giugno 2006 due ordigni esplosivi davanti alla scuola degli allievi dei carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo. I suoi legali avevano chiesto che venisse revocato il ‘carcere duro', il regime detentivo criticato da molti per le condizioni a cui sottopone le persone detenute. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibile la loro istanza.

Circa un anno fa, la Cassazione aveva respinto un'altra istanza simile, affermando che ci fosse ancora il "pericolo di collegamenti" tra Cospito e "accoliti" della Federazione anarchica informale. A giugno poi era arrivata una riformulazione della pena, da 20 anni a 23 anni di carcere, perché la stessa Cassazione aveva stabilito che il suo reato fosse stato strage contro la sicurezza dello Stato (per quanto non ci fosse stata alcuna vittima o ferito).

A ottobre 2023, la Direzione nazionale antiterrorismo e antimafia aveva chiesto che il regime di 41bis per Cospito fosse revocato, confermando un parere già inviato al ministro della Giustizia Nordio all'inizio dell'anno. Tuttavia, pochi giorni dopo il Tribunale di sorveglianza di Roma aveva confermato il regime carcerario, ritenendo Cospito "estremamente pericoloso". I legali avevano fatto ricorso, che ora la Cassazione ha respinto.

Il caso di Cospito aveva attirato l'attenzione pubblica per il lungo sciopero della fame effettuato da ottobre 2022 ad aprile 2023, in protesta contro le condizioni di detenzione a cui sono sottoposte le persone in regime di 41 bis. Lo sciopero aveva portato a mobilitazioni nella società civile e nel mondo della politica, chiedendo un intervento del governo che non è arrivato.

Dalla vicenda poi è nato un caso giudiziario che riguarda direttamente il governo Meloni. Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, infatti, è stato rinviato a giudizio con l'accusa di rivelazione di segreto d'ufficio. Secondo gli inquirenti, infatti, Delmastro avrebbe diffuso dei documenti che non dovevano essere resi noti "per ragioni di ordine e sicurezza pubblica". Sul fatto che i documenti siano stati effettivamente passato al coinquilino di Delmastro, il deputato di Fratelli d'Italia Giovanni Donzelli (che poi ne ha divulgato in parte i contenuti intervenendo in Aula), non ci sono dubbi. La questione è invece se questa divulgazione fosse legale oppure no. Il processo è iniziato il 12 marzo, e la prossima udienza è stat fissata per il 2 aprile.

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