In Italia c'è un problema serio (veramente più d'uno). C'è quello che conosciamo tutti, rappresentato dai migranti che arrivano disperati su barconi fatiscenti davanti alle coste italiane rischiando la vita – e sempre più spesso perdendola, in centinaia, inabissati nel Mediterraneo. C'è quello di un sistema di monitoraggio e difesa fatiscente, lacunoso seppur costosissimo, "Triton", nato tra il menefreghismo delle nazioni dell'Unione Europea e la scarsa sensibilità di parte dell'Italia. E c'è poi il guaio più grosso. Si chiama Angelino Alfano. Il ministro dell'Interno, ormai stampella istituzionale in un partito, il Nuovo Centrodestra, sempre più sgarrupato e povero di consenso, mantenuto a Palazzo Chigi solo dalla voglia di Matteo Renzi di mantere lo status quo fino a quando non sarà necessario dargli lo "stai sereno", variante politica del benservito.
Alfano ha detto dei migranti che «invece di tenerli lì a far niente è meglio farli lavorare gratis nei Comuni». Ma mica stava comiziando, mica era fra amici in una taverna. L'ha detto al termine della Conferenza Unificata al Viminale. Un governo che fa calare la scure sui trasferimenti agli enti locali, che si caratterizza come quello della riforma lacrime e sangue del lavoro a suon di licenziamenti facili oggi secondo Alfano si dovrebbe trasformare in schiavista? Nemmeno i detenuti per i peggiori reati lavorano gratis. E noi dovremmo chiedere a persone libere il cui unico peccato è stato quello di scappare per vedere salva la vita di venire in Italia a farci da servi? Matteo Renzi fra un tweet e un Bruno Vespa cosa ne pensa? Non è forse meglio avviare, finalmente, al mondo del lavoro il buon Angelino, che dal 2003 mantiene stretta una poltrona, quella di capo del Viminale, che ha ampiamente dimostrato di non saper gestire?