Alessandro Zan spiega perché ha ripresentato il suo ddl: “Gli omofobi non devono sentirsi legittimati”
Alessandro Zan, deputato del partito democratico e padre del disegno di legge contro l'omotransfobia che porta il suo nome (e che è stato affossato in Senato durante la scorsa legislatura) ha ripresentato la proposta in Parlamento. Questo nonostante, come sottolinea lui stesso in un'intervista con Fanpage.it, sicuramente la legge non verrà approvata con il centrodestra al governo e in maggioranza in Parlamento. "Questo governo, che non è di centrodestra, ma di destra: non approverà mai una norma, a meno che non sia obbligato dall'Europa, per i diritti civili", ha detto.
Per poi aggiungere: "In questo Paese i diritti civili non sono patrimonio comune, ma oggetto di scontro politico. Negli altri Paesi destra e sinistra sono più o meno d'accordo sui diritti civili, perché sono diritti umani. Qui no, in Italia la destra sulle minoranze fa passare a livello subliminale messaggi di omofobia o razzismo".
Nell'intervista con Fanpage.it Zan ha quindi raccontato di aver ripresentato il ddl che porta il suo nome: "Ci sono le firme di tanti altri deputati. Ne ho presentato anche uno sul matrimonio egualitario, sul fine vita e contro le terapie riparative, che sono una vera vergogna". Zan non solo pensa che non verrà mai approvata una norma in tal senso nei prossimi cinque anni, ma teme anche un passo indietro: "Quando il Senato ha affossato il ddl Zan, con quell'applauso dei senatori di destra che gioivano (non per aver approvato una legge sui diritti civili, ma per averla affossata) si è prodotto poi un effetto negativo, quasi un veleno nel Paese, che ha spinto anche gli omofobi nostrani a sentirsi legittimati nel compiere gesti di discriminazione".
E ancora: "Hanno cominciato con il tema dei migranti, ma quando vedranno che il tema dell'economia non riescono a gestirlo allora cercheranno un altro tema di distrazione di massa. Ovviamente spero di no, ma temo che si sposteranno con un accanimento proprio sui diritti civili".
Sulla presidente del Consiglio, Zan ha detto: "Una leader donna che si vergogna di essere donna, perché Giorgia Meloni si fa chiamare al maschile, francamente è una sconfitta per tutti. Io, da uomo gay, sostenevo una leadership femminile che fosse però anche femminista. Perché se sei donna, ma fai delle politiche etero-patriarcali, che senso ha?".
Proprio i diritti civili, ha detto Zan, devono essere uno dei pilastri da cui deve ripartire il Partito democratico, che ora sta attraversando una fase congressuale. "Deve essere un momento di grande discussione sui temi, sui progetti futuri e sulla visione che dobbiamo avere del Paese. Di una sinistra che non si vergogna a essere sinistra e che non tentenna. I cittadini devono riconoscere un progetto chiaro di una sinistra moderna e contemporanea, per il bene del Paese".