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Alessandra Mussolini attacca il governo Meloni sull’aborto

Secondo Alessandra Mussolini, sul piano dei diritti il governo Meloni è rimasto “indietro rispetto all’evoluzione della nostra società e indietrissimo rispetto all’Europa”. Sull’ipotesi di inserire l’aborto in Costituzione, come avvenuto in Francia, l’ex eurodeputata si mostra dubbiosa, ma dice che “sarebbe un ottimo escamotage per rendere anticostituzionali gli obiettori di coscienza”.
A cura di Giulia Casula
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"Gli italiani non godono di diritti che altrove sono consolidati, quindi, se anche il governo non ha fatto passi indietro rispetto alle nostre leggi, è rimasto indietro rispetto all'evoluzione della nostra società e indietrissimo rispetto all'Europa, di cui fa parte". Lo dice senza mezzi termini Alessandra Mussolini, commentando l'atteggiamento del governo Meloni sui diritti civili. 

"In campagna elettorale, più che sentire parlare di questo, ho sentito cose invereconde sull'aborto", tra cui "l'importanza di indurre il ripensamento nelle donne che decidono di abortire. Anche se è stato detto in termini più gentili", aggiunge l'ormai ex europarlamentare azzurra. Il riferimento è anche all'approvazione dell'emendamento al decreto Pnrr che ha aperto le porte dei consultori alle associazioni antiabortiste. "I prolife, come tutti, sono liberi di dire cosa vogliono, ma noi dobbiamo avere chiare le cose che non si possono più mettere in discussione. Sui diritti si deve andare avanti e non indietro: si deve alzare l'asticella, come nel salto in alto".

"Nel 2003 presentai un emendamento alla legge sulla procreazione medicalmente assistita, per la diagnosi pre-impianto, alla quale ero favorevole. Gli ultracattolici mi accusarono di voler legalizzare una pratica eugenetica. Secondo loro, qualsiasi cosa si creasse in laboratorio, andava poi messa nell'utero delle donne, perché tanto, poi, se qualcosa andava storto, potevano sempre abortire. In quel caso l'aborto lo ammettevano", racconta.

"Dovremmo affrontare, invece, la questione dell'obiezione di coscienza, che è una violazione del giuramento di Ippocrate ed è, soprattutto, pericolosa per chi decide di interrompere una gravidanza: allunga i tempi per farlo e aggrava il peso psicologico che può derivarne", dice Mussolini intervistata da La Stampa. Ma sull'ipotesi di introdurre il diritto di aborto in Costituzione, come avvenuto in Francia, mostra qualche perplessità "perché l’aborto è una libertà individuale, ma è pur vero che garantirla in Costituzione significherebbe rendere anticostituzionali gli obiettori di coscienza. Sarebbe un ottimo escamotage. Quasi quasi…"

Da diverso tempo l'ex eurodeputata di Forza Italia ha deciso di prendere una posizione sui temi legati ai diritti civili e alla comunità lbgt+, dichiarandosi favorevole al ddl Zan e all'adozione da parte delle coppie omogenitoriali. "L'anno scorso l'Italia ha posto il veto in Consiglio europeo sul regolamento che uniforma le procedure di riconoscimento dei figli in tutti gli Stati dell'Unione, di modo che i bambini nati in famiglie omogenitoriali vengano automaticamente riconosciuti come figli di entrambi i genitori, cosa che avviene in tutta Europa ma non da noi: da noi, il genitore non biologico deve adottare il bambino", commenta. "È assurdo almeno quanto il fatto che i single non possano adottare".

Per Mussolini il suo partito, Forza Italia, "ha una visione laica e inclusiva. Io ho sempre detto quello che penso e non ho mai ricevuto pressioni", mentre il Partito democratico non sarebbe "un partito particolarmente coraggioso in tema di diritti", sostiene. "Al Parlamento europeo sono stata io a porre il problema dell'identità di genere, mica la sinistra", ricorda.

Alle ultime elezioni europee dell'8 e 9 giugno, l'azzurra, candidatasi al Centro e al Sud, non è riuscita a raggiungere un numero di preferenze sufficienti a essere rieletta. Eppure non sembra intenzionata ad abbandonare la sua battaglia a sostegno della comunità lgbt+. Fresca di partecipazione alla grande parata organizzata a Roma in occasione del Pride lo scorso weekend, Mussolini elenca i punti al del suo programma ideale in tema di diritti: "Primo, riconoscimento dei minori a prescindere da dove e come siano nati. Secondo, pagare le donne più degli uomini: aggiustiamo il gap salariale, mettiamo le donne in condizione di essere indipendenti, e rafforzeremo la loro capacità di denunciare le violenze, quindi di arginarle. Ecco cosa dovremmo mettere in Costituzione: che le donne guadagnino non quanto gli uomini, ma un po' di più, così che possano pagarsi gli assorbenti, le terapie ormonali per la menopausa, la cura e l'assistenza durante la gravidanza e l'allattamento", spiega.

"Ci sono donne che non hanno neanche un conto corrente e dobbiamo sentire maschi che straparlano di pensioni che non pagheremo perché le donne non fanno figli?", aggiunge prima di rivolgere un messaggio rivolto direttamente agli uomini. "Signori, i figli fateli voi. Noi, per parte nostra, abbiamo già abbastanza guai: la violenza sessuale, la povertà, l'orologio biologico, gli obiettori di coscienza, i maschi che sembrano impazziti. C'è il crollo demografico? Oltre che alle pensioni, a chi lede? La denatalità è un fatto strutturale. È andata così, come dice mia figlia: è diventato il mio mantra", conclude.

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