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Elezioni europee 2024

Alessandra Franzi con Stati Uniti d’Europa: “La Brexit mi ha aperto gli occhi, l’Europa va difesa ogni giorno”

Alla sua prima volta, Alessandra Franzi si candida per le europee dell’8 e 9 giugno con la lista Stati Uniti d’Europa. Vive a Londra da 18 anni: “Chi sta fuori sente ancora di più il bisogno di un’Europa unita perché sperimenta cosa significa perderla”.
A cura di Matilde Peretto
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Alessandra Franzi (foto presa da Instagram)
Alessandra Franzi (foto presa da Instagram)
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Alessandra Franzi è alla sua prima candidatura. È stata scelta dalla lista Stati Uniti d’Europa (capeggiata da Matteo Renzi di Italia Viva e Riccardo Magi di +Europa) per cercare di ottenere un posto come europarlamentare nelle prossime elezioni europee dell’8 e 9 giugno 2024. Nata e cresciuta a Milano, è una professionista del mondo dell’arte: laureata in comunicazione e gestione dei mercati dell’arte e della cultura all’Università Iulm di Milano, ha poi frequentato un master di Art Business presso la Manchester University. Ha lavorato nel dipartimento di dipinti antichi di Christie’s a Londra e come contributor per il Corriere della Sera, fino a quando ha fondato la sua società di consulenza d’arte a Londra.

Franzi vive ormai da 18 anni nella capitale inglese. Qui, ha studiato, lavorato e si è sposata diventando mamma di due bambine. Nonostante viva in un Paese che si trova fuori dall’Unione Europea, Franzi ha deciso di candidarsi con la Circoscrizione Nord Ovest per tentare di entrare a far parte del Parlamento europeo. A Fanpage.it ha raccontato la sua idea di Europa, ma anche com’è viverla da fuori: “Chi non vive in UE sente ancora di più il bisogno di un'Europa unita perché sperimenta ogni giorno cosa significa perderla”.

Alessandra Franzi, la sua è la lista più europeista di tutte: cosa significa per lei essere Europa?

Essere Europa per me significa vivere un sogno, il sogno di una generazione che crede in un futuro senza confini, con più diritti e opportunità per i giovani. È un'esperienza quotidiana fatta di interazione, arricchimento culturale e apprendimento.

Io l'ho vissuto sulla mia pelle trasferendomi a Londra 18 anni fa, cogliendo la possibilità di studiare, lavorare e costruire la mia vita in un altro paese. È la concretizzazione di quell'ideale di libera circolazione, cooperazione e crescita comune che è il cuore del progetto europeo.

Oggi più che mai, di fronte alle sfide che abbiamo davanti, dobbiamo far sì che il progetto di un’Europa federale diventi realtà per tutti i giovani europei. Perché insieme siamo più forti e possiamo davvero cambiare le cose.

Di cosa avrebbe bisogno l’Unione europea per essere migliore e, quindi, quali sono i temi principali da far emergere?

L'Europa ha bisogno di coraggio, visione e unità d'intenti. Dobbiamo riformare i trattati per rendere l'Unione più efficiente e pronta a rispondere alle crisi, trasformandola in una vera unione politica con competenze chiave. Come una politica estera e di difesa comune, anche a due velocità se non tutti i 27 stati credono nella stessa tempistica.

Ma soprattutto, l'Europa deve essere più vicina alle giovani generazioni e promuovere politiche mirate all’imprenditoria giovanile, garantendo alle start up l’accesso diretto agli investimenti pubblici europei, promuovere un mercato unico del lavoro e offrire un’istruzione a tempo pieno e di qualità fino ai 18 anni.

Uno strumento di aiuto può essere il prestito agli studenti universitari con tassi bassi e tempistiche di pagamento agevolate. In un’epoca di connessione globale vi sono anche dei rischi per i più piccoli, per questo porto avanti battaglie come la regolamentazione dei social network per proteggere i giovanissimi 11-16 anni, il diritto allo studio, la promozione delle pari opportunità, la lotta al femminicidio.

Sono le sfide che toccano la nostra vita, il nostro futuro e riguardano la dignità della persona. E l'Europa deve essere in prima linea per affrontarle, con politiche ambiziose e una nuova generazione di leader profondamente europeisti.

A tal proposito, uno dei temi centrali della sua campagna è proprio il grave problema del rapporto tra i giovanissimi e i social network. Lei sostiene che dovrebbe esserci una regolamentazione più stringente. Come siamo messi a livello europeo?

Siamo di fronte a una vera e propria emergenza sociale, che riguarda milioni di ragazzini tra gli 11 e i 16 anni solo in Europa. I social network sono diventati parte integrante delle loro vite, ma spesso si trasformano in una giungla dove sono esposti a pericoli e insidie di ogni tipo, soprattutto alla dipendenza che influisce sulla qualità delle loro vite e la loro salute mentale. Non possiamo più voltarci dall'altra parte, è il momento di agire con decisione a livello europeo.

Per questo ho messo a punto un piano in 10 punti, che parte dall'introduzione dell'educazione digitale obbligatoria nelle scuole per dare ai ragazzi gli strumenti per navigare in sicurezza. Ma serve anche un'autorità europea dedicata alla protezione dei minori online, che vigili e sanzioni gli abusi. E poi il "patentino digitale", per responsabilizzare i più giovani e le famiglie.

La chiave sarà una disincentivazione economica per le piattaforme social attraverso un sistema di leggi stringenti. La vera sfida è coinvolgere tutti gli attori in campo (le istituzioni, il mondo della scuola, i genitori, gli stessi ragazzi) in un grande patto per un web a misura di adolescente. Perché solo insieme possiamo costruire un ambiente digitale sicuro e positivo, dove i nostri figli possano crescere e realizzarsi.

È un'emergenza che non possiamo più ignorare, ne va della salute e del futuro di un'intera generazione. L'Europa deve essere in prima linea in questa battaglia, credo che sia la sfida più importante che abbiamo davanti e dobbiamo vincerla, perché ne va dei nostri ragazzi e quindi degli adulti di domani e dell'Europa che verrà.

Lei vive a Londra, quindi in un Paese fuori dall'Unione europea: come gestisce questa sorta di discrepanza? Si sente di più il bisogno di un'Europa unita non vivendoci dentro?

Vivere la Brexit in prima persona mi ha aperto gli occhi su quanto sia fragile ciò che abbiamo costruito e su quanto sia prezioso. Vedere le difficoltà che ne sono derivate, i ponti che si sono interrotti, mi ha fatto capire che l'Europa non è un dato di fatto ma una conquista da difendere ogni giorno.

Chi vive fuori dall'UE sente ancora di più il bisogno di un'Europa unita, perché sperimenta cosa significa perderla. Da Londra porto nel cuore l'orgoglio di essere europea, italiana, britannica. Cittadina del mondo, insomma. E voglio trasmettere questo stesso orgoglio e senso di appartenenza a tutti i giovani europei perché loro sono Europa.

Può spiegarmi i suoi slogan, ovvero "L'Italia fuori dall'Italia" ed "Europeista per scelta"?

L'Italia fuori dall'Italia" è un messaggio per tutti quei milioni di italiani che rappresento che hanno fatto le valigie inseguendo un sogno, un'opportunità, e che oggi sono i migliori ambasciatori del nostro paese nel mondo non senza sacrifici. La loro energia, il loro talento sono una ricchezza per l'Italia e per l'Europa intera.

"Europeista per scelta" è la sintesi che spiega me e la mia scelta di vita. Perché ho visto con i miei occhi cosa significa poter abbattere i confini, conoscere culture diverse, sentirsi cittadini di uno spazio comune. È la mia storia ma è anche la storia della nostra generazione. E voglio continuare a scriverla, con ancora più coraggio e determinazione, ma soprattutto da Bruxelles e Strasburgo dove davvero si può incidere sul futuro: il Parlamento europeo.

Infine, è la sua prima candidatura, come mai questa scelta e quali i suoi obiettivi?

Io sono l’Europa e come diceva Schuman, uno dei fondatori dell’Unione l’Europa, non si costruisce una sola volta. E oggi con il rischio di vederla sgretolarsi sotto i colpi delle crisi e dei nazionalismi, abbiamo in realtà una grande opportunità. Dobbiamo avere il coraggio di agire, di portare in Europa una nuova classe di giovani leader che abbiano un progetto di cambiamento di medio lungo termine.

Il mio obiettivo è dare voce a chi, come me, non si arrende e vuole un'Europa diversa: più coesa, più solidale, più attenta ai diritti e all'ambiente. Un'Europa in cui i giovani possano sentirsi inclusi e protagonisti nella creazione del proprio futuro. Per farlo serve passione, competenza e tanto lavoro. Io sono pronta a questa responsabilità con l'entusiasmo e la determinazione di chi sa che dobbiamo farcela.

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