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Albania, Viminale fa ricorso in Cassazione contro ordinanza dei giudizi sui 12 migranti: cosa succede ora

Il Viminale, come annunciato, torna all’attacco e ricorre in Cassazione contro la decisione dei giudici di Roma che non hanno convalidato i trattenimenti in Albania dei 12 migranti trasferiti sabato scorso a Bari.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il ministero dell'Interno, come anticipato da Matteo Piantedosi, ha presentato ricorso in Cassazione contro la decisione dei giudici del tribunale di Roma, che non hanno convalidato il trattenimento dei 12 migranti che erano stati portati nel centro di Gjader, in Albania, e che sono stati quindi ricondotti subito in Italia, sempre a bordo di una nave della Marina Militare.

Quell'ordinanza "è errata e ingiusta", scrive il Viminale in uno dei ricorsi presentati in Cassazione. Secondo quanto si legge nel ricorso relativo a un cittadino proveniente dal Bangladesh, "l'ordinanza deve essere cassata non solo per essersi fondata su una ricostruzione normativa errata ma anche per aver completamente omesso di indicare le ragioni in fatto che hanno condotto il Tribunale ad affermare, sulla base di detta ricostruzione, il Paese di origine dell'odierno intimato non fosse sicuro per quest'ultimo in relazione ai motivi riportati nella scheda Paese allegata al decreto Maeci del 7.5.2024 e non potesse quindi trovare applicazione la disciplina della procedura accelerata alla frontiera o nelle zone di transito".

L'ordinanza del Tribunale di Roma è viziata "per carenza assoluta di motivazione e o motivazione apparente, sulle questione decisiva della declaratoria del Tribunale di insicurezza del Paese di origine del richiedente". Inoltre scrive l'avvocatura dello Stato, l'ordinanza è "viziata per aver fatto mal governo delle norme che regolano la designazione di Paese di origine sicura e soprattuto aver travisato il contenuto e la portata della sentenza della Corte di Giustizia Ue del 4 ottobre 2024".

Secondo quanto ricostruisce il ministero guidato da Piantedosi nel ricorso, il decreto di trattenimento, emesso dal "questore di Roma" si fondava "sull'applicazione della legge 14/2024 e del protocollo tra Italia e Albania che consente il trattenimento in centri situati in Albania di migranti provenienti da Paesi di origine sicura nelle more della valutazione della loro domanda di protezione internazionale" ed era stato trasmesso al Tribunale per la convalida.

Con l'ordinanza il Tribunale aveva negato la convalida ritenendo "il provvedimento di trattenimento illegittimo in quanto adottato con la procedura accelerata di frontiera" in assenza del presupposto costituito dalla "provenienza del migrante da Paese di origine sicura". La controversia "presenta elementi di novità rispetto alla giurisprudenza in materia e, nel contempo, involge questioni di massima di particolare rilevanza e delicatezza che, a parere di questa difesa erariale, suggeriscono la rimessione alle Sezioni unite di codesta Corte in modo da pervenire quanto prima a una interpretazione che scongiuri l'ulteriore moltiplicarsi di un contenzioso seriale e una situazione di incertezza interpretativa tale da pregiudicare il buon funzionamento dell'attività amministrativa di governo del flusso di migranti e dell'esame delle domande di protezione internazionale", scrive. I tempi del ricorso in Cassazione però potrebbero essere lunghi.

Corte Ue smentisce il Viminale

"Le sentenze della Corte di Giustizia Ue sono immediatamente vincolanti per gli Stati membri", ha detto all'Ansa un portavoce in merito al dispositivo del 4 ottobre scorso, che interviene su diversi aspetti delle norme vigenti, in particolare la Direttiva 2013/32 sui rimpatri. Nella sentenza, sottolinea, si stabilisce che un giudice nazionale, quando interviene su un caso di una persona proveniente da un Paese designato come "sicuro", deve stabilire se possano esserci delle "violazioni alle condizioni sostanziali" della designazione stessa, qualora la domanda di asilo venga rigettata. Il principio vale dunque in linea generale.

Cosa dice il nuovo decreto legge del governo sui Paesi sicuri

Ieri sera il governo ha emanato un nuovo decreto legge, che aggiorna la lista dei Paesi sicuri – passano da 22 a 19, escludendo Camerun, Colombia e Nigeria – mentre sono considerati Paesi Sicuri Albania, Algeria, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia. Secondo il governo, la lista sarà aggiornata ogni anno. Per quanto riguarda i tre Paesi esclusi dalla lista, il governo rileva violazioni dei diritti umani o una presenza di conflitti, anche se riguardano solo porzioni di questi Paesi.

Come ha sottolineato anche il ministro Piantedosi, la nuova norma consente di anticipare il nuovo regolamento europeo, che fa parte del Patto europeo sulla migrazione e l’asilo, che però non entrerà in vigore prima di giugno 2026. Il ministro però non ha voluto spiegare quanto sono costati i trasferimenti dei primi migranti in Albania, dicendo che la spesa è stata simile a quella dell’accoglienza in Italia e che è stata usata una nave della Marina Militare che in ogni caso sarebbe stata in attività in mare.

L'elenco è stato compilato all'interno di un decreto legge (la lista diventa quindi norma di rango primario, prima si trattava solo di un decreto interministeriale). In questo modo l'esecutivo è sicuro di poter evitare quanto accaduto con i primi migranti portati in Albania, e cioè che i giudici non convalidino il trattenimento dei richiedenti asilo sottoposti alle procedure accelerate di frontiera, basandosi sulla sentenza della Corte di Giustizia europea, che a sua volta si riferisce alla direttiva 32 del 2013. Il ministro della Giustizia Nordio ieri sera, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri, ha detto che "Il giudice non può disapplicare una legge", ma potrà al massimo ricorrere alla Corte Costituzionale o rivolgersi alla Corte di Giustizia europea.

In realtà non tutti concordano con questa lettura, perché i giudici possono disapplicare la legge se questa è in contrasto con la normativa europea, in questo caso con la direttiva 32 del 2013. In ogni caso per capire davvero cosa succederà con il nuovo decreto del governo, bisognerà attendere che la nave della Marina militare, che al momento si trova al largo di Augusta,  trasporti in Albania altri migranti soccorsi in acque internazionali, ma in zona Sar italiana.

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