video suggerito
video suggerito
News su migranti e sbarchi in Italia

Albania, la lettera di Ruotolo e Scuderi al Comitato europeo contro la tortura: “Urgente ispezione nei Cpr”

In una lettera inviata al Commissario per i Diritti Umani, Michael O’Flaherty e al presidente del Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura Alan Mitchell, gli europarlamentari Sandro Ruotolo (Pd) e Benedetta Scuderi (Avs) chiedono un’ispezione urgente nei cpr in Albania, dove le condizioni dei migranti risultano “inadeguate e potenzialmente lesive”.
A cura di Giulia Casula
3 CONDIVISIONI
Il centro di accoglienza costruito a Shengjin, in Albania
Il centro di accoglienza costruito a Shengjin, in Albania
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Una "visita ad hoc" nel centro per il rimpatrio dei migranti allestito a Gjader, in Albania. È la richiesta contenuta nella lettera inviata dagli europarlamentari Sandro Ruotolo (Pd), e Benedetta Scuderi (Alleanza Verdi-Sinistra) e indirizzata a Michael O'Flaherty, Commissario per i Diritti Umani e Alan Mitchell, presidente del Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura (Cpt).

Il 18 e il 19 aprile i due eurodeputati si sono recati in Albania per verificare le condizioni dei migranti trattenuti nelle strutture previste dal protocollo con Tirana. "Riteniamo opportuno portare alla vostra attenzione e denunciare fermamente le criticità che abbiamo rilevato durante l’ispezione", scrivono nella lettera notificata all'Ue.

Tra i problemi principali, la "privazione arbitraria della libertà personale" dei migranti. "I trasferiti sono stati selezionati in modo totalmente casuale dalle autorità italiane. Tant’è che dopo pochi giorni tre dei quaranta migranti trasferiti sono stati rimpatriati in Italia. Inoltre, durante il trasferimento queste persone sono state ammanettate senza alcuna necessità pratica e trasferiti in Albania, senza sapere dove erano dirette, ingannate e private di ogni informazione", spiegano. Ma anche l'assenza di supporto medico indipendente. "Abbiamo constatato la mancanza in loco di un supporto medico indipendente dall’ente gestore, che non può valutare autonomamente la compatibilità dei trattenuti con le condizioni di detenzione e deve rifarsi alla Commissione preposta con sede a Roma, la quale decide discrezionalmente quando i detenuti dovranno essere visitati in loco o potranno essere valutati da remoto", si legge.

Scuderi e Ruotolo pongono l'attenzione sulle condizioni detentive "inadeguate e potenzialmente lesive" di chi viene deportato. "Durante il viaggio in nave i migranti restano in stato di contenzione e, una volta arrivate, sono detenuti in condizioni di forte disagio psichico. Non hanno accesso ad alcuna attività di svago, devono condividere celle molto piccole in quattro persone, non hanno una mensa e il cibo gli viene fornito tramite una fessura nella porta bilndata che può aprirsi solo dall’esterno. È disponibile un solo telefono nella struttura per tutti i detenuti, che possono comunicare con l’esterno con una sola telefonata di 5 minuti al giorno", denunciano.

L'accesso all’assistenza legale inoltre, risulterebbe limitato. "per i primi giorni – almeno fino al sesto, quando le abbiamo incontrate – la stragrande maggioranza non aveva avuto ancora contatti con il proprio avvocato né assistenza legale. Inoltre, si constata un’aggravata difficoltà per l’assistenza legale. Per poter visitare i detenuti in loco, i loro legali rappresentanti dovranno affrontare un viaggio di molte ore dall’Italia, che seppure rimborsato, costituisce un chiaro ulteriore ostacolo al diritto di difesa. A questo si aggiunge il limitato tempo di accesso al telefono, che rende i contatti con i legali incredibilmente più difficoltosi", riscontrano.

Durante la visita, i due europarlamentari hanno rilevato anche "un alto numero" di episodi critici. "Il registro degli “eventi critici” del centro riporta, in soli sette giorni, 22 episodi che hanno visto protagonisti 15 dei 37 ospiti: stati d’ansia, atti di autolesionismo, tentativi di suicidio per dipendenza da psicofarmaci, colluttazioni tra detenuti", scrivono. Infine, c'è il problema del "ri-trasferimento" dei migranti destinatari di un decreto di rimpatrio. "Gli ospiti dei cpr italiani in Albania, una volta emessa la decisione di rimpatrio dalle autorità italiane, vengono poi trasferiti nuovamente in Italia per poi essere espulsi, alimentando ulteriormente il loro disagio psico-fisico", osservano.

Da qui la richiesta di un immediato controllo da parte del Cpt. "Alla luce di tali rilevazioni, ci interroghiamo sulla conformità di queste pratiche rispetto alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). Considerato, inoltre, che la Commissione Europea ha indicato questo Centro come parte di un approccio “innovativo” alla gestione dei flussi migratori e che quindi possa essere riprodotto anche in altri Paesi membri del Consiglio d’Europa, riteniamo urgente che il Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura organizzi una visita ad hoc presso il Centro di permanenza per il rimpatrio italiano in Albania sulla legittimità e proporzionalità di tali misure", concludono.

3 CONDIVISIONI
1060 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views