Albania, Amendola (Pd): “Il governo si inventa decreti e regole per difendere un progetto senza senso”

Dai centri migranti in Albania – dove il governo per “difendere 900 milioni di euro buttati a mare” si inventa “regolamenti che non c’entrano con la realtà” – alla nomina di Raffaele Fitto nella Commissione europea: Vincenzo Amendola, capogruppo del Pd in commissione Affari esteri alla Camera, ha risposto alle domande di Fanpage.it.
A cura di Luca Pons
1 CONDIVISIONI

\

Immagine

Vincenzo Amendola, deputato del Partito democratico e capogruppo dem in commissione Affari esteri, intervistato da Fanpage.it ha parlato dei centri migranti costruiti dal governo Meloni in Albania – che nelle ultime settimane hanno incontrato numerosi ostacoli, fino a svuotarsi del tutto mentre il governo continua ad attaccare la magistratura. Amendola ha commentato anche l'esito delle elezioni negli Stati Uniti – dove hanno pagato la "rabbia sociale" legata alle condizioni economiche – e il dibattito sulla nomina in Europa di Raffaele Fitto: qui l'errore dei socialisti è stato a monte, secondo il dem, in un "negoziato debole" sulla composizione della Commissione europea.

Partiamo dai centri migranti in Albania. Il centrodestra sostiene che i giudici stiano andando oltre le loro competenze perché vanno contro delle leggi varate dal governo. E così?

Non è così. La cosa più simpatica di tutta questa storia è che è un grande “gioco dell'oca”, perché le leggi fondamentali che regolano tutta la materia sono le direttive europee che anche l'Italia ha recepito. L'Italia si è inventata, perché doveva costruire questi centri in Albania, dei regolamenti che non c'entrano con la realtà.

Mi spiego meglio: la direttiva impone come si gestisce i flussi migratori, le procedure accelerate e quelle ordinarie per dare il diritto all'asilo, anche per fare appello nel caso di diniego del diritto d'asilo. E i giudici hanno applicato quelle che sono le norme europee.

Il governo italiano, per difendere quei 900 milioni di euro buttati a mare in Albania, ha già fatto un decreto interministeriale, un decreto d'urgenza a ottobre, altri emendamenti al decreto. Tutto per difendere un'operazione che non ha senso, perché le leggi fondamentali sono scritte nelle direttive europee e nelle sentenze della Corte di giustizia europea.

Ha citato l'ultimo decreto a ottobre. L'abbiamo chiamato decreto Paese sicuri. La questione è finita davanti alla Corte di giustizia europea. Cosa dovrebbe fare il governo?

Il buon senso vorrebbe che tutti ci fermassimo un attimo. Innanzitutto risparmiando 900 milioni dei contribuenti italiani, che servirebbero. Si potrebbero fare tutte queste procedure a casa nostra, senza costruire questo immenso centro (che è disabitato al momento, e la Corte dei Conti sta indagando).  È molto triste per un Paese come l'Italia inventarsi regole, decreti e emendamenti per una storia che invece è molto più semplice di quanto si pensi.

Nel dibattito è intervenuto negli ultimi giorni anche Elon Musk, attaccando duramente i giudici italiani. Lei cosa ne ha pensato della reazione del governo Meloni?

Per fortuna c'è il presidente della Repubblica Mattarella, che è anche un buon motivo per cui restare su X. Posizioni come la sua difendono l'amor di patria, per i patrioti di casa nostra che forse l'amor di patria ogni tanto lo dimenticano.

Quella di Musk una posizione che fa un po l'eco anche con alcuni attacchi alla magistratura. Io insisto, i magistrati non hanno fatto nient'altro che applicare le norme europee. Alla fine tutta questa storia è nata perché c'è un protocollo Italia-Albania, che fa acqua da tutte le parti. E allora, pur di difenderlo, si vogliono cambiare le regole o si vogliono cambiare i magistrati. E se i magistrati applicano il diritto si accusano, si lanciano anatemi come quelli di Elon Musk.

Da Elon Musk a Donald Trump, parliamo delle elezioni negli Stati Uniti. È d'accordo con chi dice che i democratici, che hanno perso le elezioni, hanno perso il contatto con la realtà di parte della popolazione e sono percepiti come un'élite?

Io ho avuto anche la fortuna di essere osservatore elettorale in queste ultime tornate, e siamo stati molte volte. È evidente che l'inflazione molto spinta da una speculazione sui costi dopo il periodo del Covid ha inciso sui prezzi al consumo, sul costo della vita per larghe fasce della popolazione. E questo anche se l'amministrazione Biden ha fatto di tutto per mettere i conti in equilibrio, anche quelli sfasciati dal suo predecessore, che è anche il suo successore.

Questo ha pesato molto sulla dinamica politica, sull'insoddisfazione, su molta rabbia sociale che si è scatenata scegliendo una promessa, più che una proposta. Quindi, più che perdere il contatto con l'elettorato, c'è stata proprio una sofferenza che poi si è rivelata non solo nell'elezione dei grandi elettori, ma anche in un voto popolare che per la prima volta ha premiato i repubblicani e non i democratici.

Un ultimo cambio di argomento: la nomina di Raffaele Fitto in Europa. I socialisti, il vostro gruppo, alla fine hanno preso una posizione netta, cioè che Fitto non deve essere il vicepresidente della commissione. Ha ragione Giorgia Meloni a dire che state cercando di indebolire la posizione dell'Italia in Europa?

Giorgia Meloni dovrebbe fare attenzione a dare lezioni agli altri. Non solo perché il suo partito all'epoca non votò il commissario Gentiloni, ma anche perché non ha votato nemmeno la presidenza von der Leyen. Adesso sulla via di Damasco stanno cambiando idea, ma poche settimane fa non ha votato la Commissione.

Il mio punto di vista è che i socialisti forse dovevano alzare un po' il tono prima, cioè nel negoziato di formazione della Commissione. E non mi riferisco a Fitto, ma proprio alla visione di questa Commissione, di come è stata composta, degli incarichi che sono un po' confusi e si sovrappongono. Forse un personale politico non all'altezza. I socialisti dovevano negoziare in maniera un po più dura, perché noi giochiamo – e ce lo insegnano  il report di Draghi e il report di Letta – ci giochiamo molto con questa nuova leadership dal punto di vista della competizione internazionale. Che vuole fare l'Europa per la pace, per la crescita economica, per le politiche industriali, per la transizione green?

Forse quel negoziato è stato un po' debole, e questi sono gli effetti di un negoziato debole. Ma il problema, almeno per il mio punto di vista, non è l'incarico a Fitto. Perché l'Italia ovviamente ha diritto a una posizione di prestigio. Il mio disamore è perché forse, come forza che ha creduto nel Next generation Eu, nell'Europa della solidarietà e della crescita economica, bene, questa Commissione mi sembra un grande passo indietro.

1 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views