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Alan Kurdi a Fanpage.it: “Non possiamo resistere a lungo”. A bordo anche 2 donne e 38 minori

I volontari dell’ong Sea-Eye, contattati da Fanpage.it, hanno lanciato un appello: “Siamo grati al governo italiano. Attendiamo nuovi sviluppi, e speriamo arrivino in fretta. I migranti a bordo non possono sostenere a lungo questa situazione, abbiamo bisogno di assistenza”. La nave si è spostata al largo di Termini Imerese, per via del peggioramento delle condizioni meteo.
A cura di Annalisa Cangemi
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La nave Alan Kurdi, che si trova da nove giorni in mare con 149 migranti a bordo, è al largo di Termini Imerese, vicino Palermo. A bordo del natante ci sono 38 minori e due donne. I naufraghi provengono da Bangladesh, Siria, Algeria, Sudan, Ciad, Guinea, Ghana, Burkina Faso, Sudan, Marocco, Senegal, Somalia.

La nave umanitaria della ong tedesca Sea-Eye si è spostata dalle coste trapanesi verso quelle del palermitano per via delle condizioni del mare in peggioramento, in attesa di un provvedimento del governo, che nei giorni scorsi ha annunciato un trasbordo dei migranti in una nave passeggeri, sulla quale dovrebbero restare in quarantena anche i membri dell'equipaggio. Ieri lo ha confermato anche la ministra dei Trasporti De Micheli: "Abbiamo chiesto alle Ong di avere un comportamento omogeneo, ovvero, di fare riferimento ai loro paesi per fare in modo che il nostro sistema di accoglienza non andasse in situazione di stress sanitario. In alcuni casi abbiamo avuto riscontro positivo, per la Alan Kurdi prenderemo una nave per far passare la quarantena"Ma fino ad ora non è arrivata alcuna indicazione precisa, né da parte del governo italiano, né da parte del governo tedesco, che è lo Stato di bandiera a cui l'ong deve fare riferimento.

Le navi delle ong straniere non hanno il permesso di attraccare nei porti italiani, per via della pandemia. Lo ha stabilito un decreto interministeriale: "Per l'intero periodo di durata dell'emergenza sanitaria nazionale derivante dalla diffusione del virus Covid-19, i porti italiani non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e definizione di Place of Safety ("luogo sicuro"), in virtù di quanto previsto dalla Convenzione di Amburgo, sulla ricerca e il salvataggio marittimo, per i casi di soccorso effettuati da parte di unità navali battenti bandiera straniera al di fuori dell'area Sar italiana", si legge nel provvedimento. Per questo motivo l'autorità portuale di Palermo ha escluso che sia in programma l'ingresso della Alan Kurdi in porto.

Abbiamo contattato l'ong Sea Eye per verificare quali siano attualmente le condizioni di salute dei migranti a bordo del natante.

"Siamo in una condizione di estremo sovraffollamento – raccontano i volontari a Fanpage.it – 149 persone salvate più 17 membri dell'equipaggio, e soltanto due servizi igienici e una doccia. Fino ad ora nessuna delle persone salvate in mare ha manifestato alcun sintomo riconducibile al coronavirus, e neppure i membri dell'equipaggio. D'altra parte il nostro medico ha registrato evidenti segni di torture e maltrattamenti che alcuni migranti hanno dovuto subire in Libia. E la tensione aumenta di ora in ora, così come la pressione psicologica. Abbiamo avuto fin ora un'evacuazione medica, il 10 aprile, (per questo le persone a bordo sono 149 e non più 150). I migranti mostrano segni di insofferenza, sono sempre più frustrati e disperati, non capiscono perché devono attendere così a lungo per una soluzione".

Le persone sono state recuperate in diverse operazioni. Il primo salvataggio è stato effettuato il 6 aprile, intorno alle 9:00 del mattino, quando sono state recuperati 68 migranti; un altro intervento in mare è stato compiuto nello stesso giorno, ma nel pomeriggio, e sono state salvate 82 persone.

"Non ci saremmo aspettati un aiuto così generoso, ma lo speravamo fortemente e siamo molto grati per l'offerta di una nave da parte del governo italiano. Adesso stiamo aspettando una risposta dalla Germania, da cui dipendiamo, visto che è il nostro Stato di bandiera. Ma fino a oggi non abbiamo ricevuto nessuna indicazione ufficiale. Per questo stiamo attendendo di fronte alla costa Nord della Sicilia", ci hanno spiegato.

"I migranti vogliono solo raggiungere al più presto un posto sicuro, non comprendono il perché di questo stallo. La nostra nave, lo ricordiamo, non è equipaggiata per ospitare molte persone per così tanto tempo. Se le condizioni meteo dovessero peggiorare correremmo tutti un grande pericolo, e la situazione a bordo diventerebbe rapidamente molto rischiosa. Le persone vogliono solo poter essere in salvo".

I volontari dell'ong non sanno ancora quando potranno iniziare il periodo di quarantena: "Siamo al decimo giorno in mare, nessuno qui si è ammalato di Covid-19. Non sappiamo quali siano i piani del governo, non abbiamo ricevuto ordini precisi sulla quarantena. Dipenderà da quanto decideranno Germania e Italia. La Germania non deve lasciare l'Italia da sola a gestire una situazione tanto complicata".

"Abbiamo soltanto letto la dichiarazione ufficiale del ministro italiano, non abbiamo altre informazioni. Ma riteniamo che la proposta della quarantena su una nave passeggeri sia sensata, anche dal punto di vista umanitario. Per questo siamo grati al governo italiano. Attendiamo nuovi sviluppi, e speriamo arrivino in fretta. I migranti a bordo non possono sostenere a lungo questa situazione, abbiamo bisogno di assistenza".

A proposito del nuovo decreto interministeriale con cui di fatto i porti italiani sono stati chiusi alle navi umanitarie, hanno commentato così: "È un po' incomprensibile per noi leggere che per la prima volta i porti italiani sono stati dichiarati non sicuri, mentre nello stesso tempo i porti in Libia, che è un Paese in guerra, sono considerati sicuri. Sebbene siamo perfettamente consapevoli del fatto che in Italia è in corso una vera e propria crisi in questo momento per via del Covid-19, ed è per questo che sollecitiamo l'intervento degli altri Stati europei e soprattutto della Germania, affinché vadano in aiuto del vostro Paese. Noi respingiamo fortemente l'idea di contrapporre una crisi a un'altra. Ogni vita umana ha lo stesso valore e merita di essere salvata, sia in mare sia in terra. E ogni Stato membro dell'Ue necessita del supporto degli altri per tutte le operazioni di soccorso e per tutti gli sforzi sanitari che sta sostenendo in questi tempi difficili".

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