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Al nono tentativo il Parlamento in seduta comune non riesce ad eleggere il giudice della Consulta

Nulla da fare, anche al nono scrutinio del voto del Parlamento in seduta comune per l’elezione del giudice costituzionale chiamato a sostituire Silvana Sciarra, cessata dal mandato quasi un anno fa, maggioranza e opposizione votano scheda bianca.
A cura di Annalisa Cangemi
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Un'altra votazione è andata a vuoto. Anche la nona seduta comune del Parlamento per eleggere un giudice della Corte costituzionale, si è conclusa con un nulla di fatto: maggioranza e opposizione hanno votato ancora scheda bianca. Le schede bianche sono state 339, le schede nulle 14, i voti dispersi 9. Nessun astenuto. Praticamente impossibile arrivare ai 363 voti, la maggioranza qualificata di tre quinti dei componenti necessaria per l'elezione. Il decimo scrutinio avrà luogo in data da stabilirsi.

Ormai da quasi un anno manca al plenum della Consulta un giudice, da quando la presidente Silvana Sciarra ha concluso il proprio mandato, l'11 novembre 2023. Da allora i partiti di maggioranza e opposizione non sono riusciti a trovare un accordo. La fumata bianca ora potrebbe slittare fino a gennaio 2025 quando, scadendo gli incarichi dell'attuale presidente della Corte, Augusto Barbera, e dei giudici Franco Modugno e Giulio Prosperetti, le forze che siedono in Parlamento potrebbero trovare un'intesa per le nomine di tutti i quattro giudici mancanti. Difficile infatti che si riesca a raggiungere il quorum richiesto prima di allora, appunto i tre quinti dell'Assemblea, pari a 363 voti, senza un accordo tra centrodestra e centrosinistra.

L'ultimo tentativo era stato fatto martedì 8 ottobre. In quel caso la premier avrebbe voluto chiudere suFrancesco Saverio Marini, consigliere giuridico di Palazzo Chigi e padre del premierato, ma le opposizioni lo ritenevano incompatibile con il ruolo perché troppo vicino a Meloni. Le forze di minoranza dunque hanno deciso compatte di non partecipare al voto: non avendo la certezza di raggiungere il quorum richiesto, Meloni alla fine ha deciso di non bruciare il suo candidato e ha fatto votare ai suoi scheda bianca, visti i numeri risicati.

Proprio per arrivare al quorum necessario l'ultima volta la premier Meloni aveva inviato un messaggio in una chat ai suoi parlamentari, avvisandoli di arrivare puntuali e di partire per tempo, visti i ritardi dei treni, che in quei giorni erano particolarmente frequenti. Ma la chat poi era diventata di dominio pubblico, scatenando l'ira della premier, generando un clima di sfiducia e sospetti tra gli esponenti di Fratelli d'Italia.

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