Aifa dice che non ci sono abbastanza evidenze per somministrare con priorità la terza dose a tutti
Mentre per le persone immunodepresse e per coloro che hanno subito un trapianto secondo l'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, è appropriata una terza dose di vaccino anti Covid, per la popolazione generale "al momento non ci sono sufficienti evidenze per raccomandare in via prioritaria la somministrazione di una terza dose di vaccino nella popolazione generale". È quanto si legge nel parere della commissione tecnico-scientifica dell'Agenzia in merito alla terza dose: gli esperti hanno differenziato le due diverse casistiche definendo un diverso livello di priorità.
Cosa dice l'Aifa per le persone immunodepresse
Il via libera alla terza dose arriva in toto per i soggetti sottoposti a trapianto d'organo o in condizioni di immosoppressione: nonostante "le evidenze disponibili sono ancora parziali", l'Aifa "considera appropriato proporre una dose addizionale di vaccino COVID-19 a completamento del ciclo vaccinale prioritariamente nei soggetti adulti e adolescenti di età >12 anni (vaccino Comirnaty) o >18 anni (vaccino Spikevax) in condizione di immunosoppressione clinicamente rilevante". In questi soggetti una terza dose risponde all'esigenza di garantire una migliore risposta immunitaria a una popolazione vulnerabile, più esposta al rischio di sviluppare la malattia in modo grave.
Come dose aggiuntiva si consiglia di somministrare uno dei due vaccini a mRna autorizzati in Italia, ricordando la possibilità di ricorrere alla vaccinazione eterologa per coloro che hanno ricevuto le prime due dosi di vaccino adenovirale. La terza dose dovrebbe inoltre essere somministrata almeno a 28 giorni dall'ultima dose.
Le raccomandazioni per il resto della popolazione
Tuttavia, come abbiamo detto, per il resto della popolazione la raccomandazione dell'Aifa è differente. La priorità della campagna vaccinale, si legge, rimane comunque quella di raggiungere un'elevata copertura vaccinale completando il ciclo attualmente autorizzato e cioè composto da prima dose e richiamo. E si precisa: "Sebbene le evidenze disponibili al momento siano coerenti nell’indicare l’effetto booster della terza dose nell’incrementare il titolo anticorpale, la durata della protezione dopo il completamento del ciclo vaccinale autorizzato da EMA e il rischio di infezione e sviluppo di malattia grave nella popolazione generale, anche in considerazione della variante attualmente prevalente, appaiono meno definiti".
Per questa ragione, prosegue l'Aifa, si ritiene che "al momento non ci siano sufficienti evidenze per raccomandare in via prioritaria la somministrazione di una terza dose di vaccino nella popolazione generale". In questi soggetti la terza dose dovrebbe essere somministrata a sei mesi dall'ultima. Queste considerazioni chiaramente valgono anche per gli operatori sanitari, ma la categoria dovrebbe essere inclusa alla platea a cui somministrare in via prioritaria la terza dose a causa del livello di esposizione all'infezione. Per quanto riguarda gli anziani over 80 e gli ospiti delle Rsa, invece, si potrebbe somministrare la terza dose in via precauzionale in quanto si tratta di una "popolazione di per sé soggetta al maggiore rischio di sviluppare malattia grave e morte, si assiste da un lato ad una minore risposta immunitaria al ciclo vaccinale autorizzato e dall’altro ad una suscettibilità apparentemente maggiore nei confronti della variante delta attualmente prevalente".