Ai centri per l’impiego mancano 7mila operatori che le Regioni dovevano assumere entro il 2021
Il mancato potenziamento dei centri per l'impiego è stato uno degli elementi che ha reso il reddito di cittadinanza inefficace dal punto di vista delle politiche attive per il lavoro. Lo hanno rivendicato più volte gli esponenti del Movimento 5 stelle, e lo ha riconosciuto anche la ministra del Lavoro Marina Calderone: ad esempio, c'era un piano per l'assunzione di circa 11.600 persone come operatori nei centri, ma le Regioni lo hanno portato avanti a rilento. Ora, un'interrogazione dei M5s al ministero del Lavoro ha confermato che le assunzioni stanno ancora andando a rilento.
I centri per l'impiego sono uno degli aspetti più importanti su cui il governo Meloni vuole costruire la Mia, la misura di inclusione attiva che sostituirà il reddito di cittadinanza. Per le persone considerate ‘occupabili' che riceveranno il sussidio, infatti, dovrà essere studiato un percorso personalizzato di formazione e inserimento nel mercato del lavoro. A farlo potranno essere le agenzie per il lavoro private oppure i centri per l'impiego pubblici, gestiti dalle Regioni, che però vanno potenziati per poter rispondere all'altissimo numero di richieste che dovrebbero arrivare.
Cosa ha detto il ministero sul ritardo delle assunzioni nei centri per l'impiego
"Allo stato, con riferimento ai dati di consuntivo al 31 dicembre 2022 […] risultano in pianta organica 4.327 unità di personale assunto". Questo ha risposto il sottosegretario leghista Claudio Durigon all'interrogazione dei parlamentari del Movimento 5 stelle della commissione Lavoro della Camera. Meno di 4.500 assunzioni finora, quindi, a fronte di un piano che supera le 11mila.
La risposta del governo ha "certificato ancora una volta i ritardi nell'attuazione del Piano straordinario di potenziamento dei centri per l'impiego inserito nella legge istitutiva del Reddito di cittadinanza, che si sarebbe dovuto concludere entro il 2021", ha dichiarato Davide Aiello, capogruppo M5s nella commissione. Le Regioni, che hanno la competenza sui centri, "hanno finora assunto il 37% del totale dei nuovi operatori: 4.327 su circa 11.600. Quattro di queste (Basilicata, Calabria, Molise e Sicilia) al 31 dicembre scorso risultavano ancora ferme a zero assunzioni. Un ritardo che consideriamo inaccettabile".
Dai documenti del ministero, infatti, emerge che le quattro Regioni citate da Aiello finora non hanno comunicato alcuna assunzione, mentre si sono avvicinate all'obiettivo solo Valle D'Aosta (21 assunti su 22 previsti) e Liguria (205 su 258). Tra le altre Regioni, alcune non hanno raggiunto neanche la metà della quota stabilita. Il Lazio è fermo a 364 assunzioni su 1130, il Veneto a 218 su 606, il Piemonte a 206 su 716, la Lombardia supera appena la metà con 709 su 1378.
I ritardi "non solo mettono a rischio la realizzazione delle riforme del mercato del lavoro previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ma, al tempo stesso, smontano anni di propaganda della destra contro il Rdc", ha commentato Aiello. Certo è che se il governo Meloni vuole puntare sui centri per l'impiego per la Mia, che dovrebbe entrare in vigore tra la fine del 2023 e l'inizio del 2024, avrà bisogno di accelerare i tempi.