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Addio Padania e Alberto Da Giussano: così oggi nasce il partito di Salvini (con i soldi della Lega)

Sabato 21 dicembre Matteo Salvini e i suoi fedelissimi faranno approvare il nuovo statuto della Lega Nord, che prevederà anche il travaso dei beni dal vecchio Carroccio alla neonata Lega Per Salvini Premier. Ma non tutti l’hanno presa bene. C’è chi, nel partito, accusa l’ex vicepremier di voler “chiudere con la Padania, con la nostra storia, e lo sta facendo nel peggiore dei modi, senza dare spazio alla politica”.
A cura di Stefano Vergine
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Il piano è quasi ultimato. Sabato 21 dicembre, al congresso federale straordinario annunciato pochi giorni fa, Matteo Salvini e i suoi fedelissimi faranno approvare il nuovo statuto della Lega Nord. Sarà così completato il travaso dei beni dal vecchio Carroccio, gravato dal debito con lo Stato per la truffa da 49 milioni di euro, alla nuova e immacolata Lega Per Salvini Premier, fondata nel 2017, pochi mesi dopo la sentenza di condanna per truffa.

Secondo le bozze circolate in questi giorni, il nuovo statuto della Lega Nord prevede alcune novità importanti. Soprattutto per Lega Per Salvini Premier. La prima è che il simbolo storico, Alberto Da Giussano, potrà essere dato in utilizzo ad altri “movimenti politici”. La seconda è che sarà molto più semplice sciogliere la Lega Nord e devolvere il suo patrimonio ad altri partiti. E il patrimonio del Carroccio è ricco: 9 milioni di euro che includono la sede storica di via Bellerio e il prato di Pontida. Gli unici attivi rimasti al movimento fondato 30 anni fa da Umberto Bossi, il più antico d'Italia.

Negli ultimi due anni Salvini ha già trasferito nella sua nuova creatura buona parte dei soldi del Carroccio. Nel 2018 ci ha fatto confluire milioni di euro raccolti con il 2 x 1000, quest'anno ha aggiunto l'obolo che ogni eletto versa mensilmente. Nessuno all'interno dei lumbard finora si era mai azzardato a mettersi apertamente contro il capo. Adesso che il leader nazionalista ha deciso di cancellare definitivamente il passato padano, debiti con lo Stato inclusi, qualcuno ha deciso di farlo.

"Non parteciperò al Congresso", dice a Fanpage.it Gianni Fava, storico rappresentante dell'ala indipendentista, annunciando che all'Hotel Da Vinci, a Milano, insieme a lui daranno forfait diversi altri esponenti del partito: “Ci sono venti delegati eletti, che ho sentito personalmente, e che a vario titolo non partecipano. Sono quelli che mi avevano sostenuto al congresso del 2017. Non so se a questi 20 se ne aggiungeranno altri. Di certo Salvini sta cercando di chiudere con la Padania, con la nostra storia, e lo sta facendo nel peggiore dei modi, senza dare spazio alla politica, alla discussione interna, ma usando un metodo notarile. A questo punto sarebbe stato più onesto mandarci una email col nuovo statuto, tanto la decisione è già stata presa".

Fava non si è limitato ad annunciare il suo dissenso. Ha lanciato accuse pesanti contro il consiglio federale, cioè contro Salvini e i suoi fedelissimi: da Roberto Calderoli al tesoriere Giulio Centemero, da Edoardo Rixi a Paolo Grimoldi, da Massimiliano Fedriga a Riccardo Molinari. Sono loro i membri del consiglio, l'organo che vuole modificare lo statuto della Lega togliendo i pochi poteri rimasti a Bossi, allungando il mandato di segretario di Salvini, ma soprattutto aprendo al possibile trasferimento delle ultime risorse della Lega Nord alla Lega Per Salvini Premier.

Fava ha accusato il consiglio federale di aver dichiarato il falso su un atto del partito. “Al congresso”, dice, “si applicherà un regolamento approvato il 25 novembre da un consiglio federale al quale ho partecipato ma dove nessun regolamento ricordo sia stato né votato, né tantomeno sottoposto ai consiglieri. Insieme a me c'erano una cinquantina di persone. Ora sono proprio curioso di leggere il verbale di quel consiglio federale”.

Il nuovo regolamento, che Fanpage.it ha letto, rende praticamente impossibile modificare lo statuto voluto da Salvini e dai suoi. L'articolo 13 prevede infatti che, una volta approvato lo statuto, gli eventuali emendamenti non vengano nemmeno votati. In più, l'opposizione interna è stata resa innocua. Diversi delegati eletti, cioè rappresentanti scelti dalle sezioni territoriali della Lega Nord, sostengono di non aver ricevuto la convocazione per il congresso. Insomma, non sono stati chiamati a votare il nuovo statuto.

IL REGOLAMENTO COMPLETO

La spiegazione si trova in una conversazione WhatsApp che Fanpage.it ha potuto leggere. Nei giorni scorsi, quando uno dei delegati ha chiesto spiegazioni sulla sua estromissione, si è sentito rispondere così da Lorenzo Fontana, ex ministro della Famiglia e vice segretario federale della Lega Nord: “Essendo il numero dei delegati di diritto aumentati in modo cospicuo, sono usciti i delegati con meno voti…”. In altre parole, alcuni storici delegati votati dai militanti leghisti sono stati fatti fuori a beneficio dei nuovi parlamentari e consiglieri regionali. Che ovviamente sono tutti fedelissimi di Salvini, essendo stati candidati da lui.

Metodi che a molti non sono piaciuti, e che potrebbero creare i presupposti per una vera e propria scissione all'interno del mondo leghista. “Salvini e altri vogliono cancellare la loro storia, ma noi restiamo iscritti alla Lega Nord: sono loro che se ne vanno, mentre noi rimaniamo”, dice Fava. Una tesi che sembra piacere anche a Maroni. “Ho la tessera di militante della Lega datata 1987, il mio partito è quello lì”, ha detto in un'intervista a Malpensa24.it l'ex segretario federale. S'iscriverà al nuovo partito? “Vedrò”, è stata la risposta di Maroni: “Se il Nord scomparirà del tutto, non credo ci siano le condizioni. Sono convinto che la questione settentrionale sia sempre d’attualità”. La mossa pensata da Salvini per dare il colpo di spugna finale al passato rischia dunque di lasciare libero uno spazio politico. Che, complici anche i sondaggi che per la prima volta danno ora il leader sovranista in calo di consensi, qualcuno sembra già pronto ad occupare.

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