Addio alla soglia minima dello smart working al 50% nella Pa, Brunetta: “Ritorno alla normalità”
In attesa dell'ok definitivo al Piano nazionale di ripresa e resistenza (Pnrr), il Consiglio dei ministri, convocato questa mattina, ha dato il via libera al decreto proroghe che non contiene però interventi sulle concessioni delle spiagge che saranno, secondo quanto si apprende, oggetto di un provvedimento ad hoc. La legge di bilancio del 2019 ha disposto la proroga di 15 anni, fino al 31 dicembre 2033, delle concessioni demaniali turistiche, senza stabilire nuove gare. Un allungamento che secondo Bruxelles è una violazione del mercato.
Come previsto non entra nel provvedimento neanche la proroga dello sospensione delle cartelle esattoriali, in scadenza il 2 maggio. La misura è ancora oggetto di valutazione anche per quanto riguarda l'ammontare delle coperture e la possibilità di introdurre un riavvio selettivo e progressivo della riscossione.
Tra le misure previste nella bozza entrata in Consiglio, la proroga del regime emergenziale dello smart working fino a fine anno nella Pubblica amministrazione, anche se con la fine dell'obbligo del 50%. La bozza prevede poi una proroga in materia di esercizio di poteri speciali nei settori di rilevanza strategica (il cosiddetto golden power) fino al 31 dicembre e la proroga della validità delle carte d'identità e dei documenti scaduti nel corso della pandemia fino al 30 settembre 2021.
Le norme per lo smart working
Secondo la bozza circolata, 11 articoli in tutto, si stabilisce che le amministrazioni pubbliche possano organizzare "il lavoro dei propri dipendenti e l'erogazione dei servizi attraverso la flessibilità dell'orario di lavoro, rivedendone l'articolazione giornaliera e settimanale, introducendo modalità di interlocuzione programmata, anche attraverso soluzioni digitali e non in presenza con l'utenza, applicando il lavoro agile, con le misure semplificate" e comunque "a condizione che l'erogazione dei servizi rivolti a cittadini ed imprese avvenga con regolarità, continuità ed efficienza, nonché nel rigoroso rispetto dei tempi previsti dalla normativa vigente". Salta quindi il riferimento all'obbligo del 50% che garantiva a un dipendente pubblico su due di svolgere lavoro agile.
In pratica fino alla definizione della disciplina del lavoro agile nei contratti collettivi del pubblico impiego, e comunque non oltre il 31 dicembre 2021, le amministrazioni pubbliche potranno continuare a ricorrere alle modalità semplificate relative al lavoro agile, ma non ci sono più paletti prefissati. Poi, dall'inizio del 2022, la norma conferma l'obbligo per le amministrazioni di adottare i Pola (Piani organizzativi del lavoro agile) entro il 31 gennaio di ogni anno, riducendo però al 15%, per le attività che possono essere svolte in modalità agile, la quota minima dei dipendenti che potrà avvalersi dello smart working.
A fine gennaio 2021 la pubblica amministrazione aveva rinnovato lo smart working per altri tre mesi, almeno per il 50% dei dipendenti pubblici. Il lavoro agile nella Pa al 50% era stato introdotto lo scorso 19 ottobre ed era stato prorogato a dicembre fino alla fine di gennaio. Nonostante lo stato d'emergenza sia stato prorogato fino al prossimo 31 luglio non è stata rinnovato lo smart working al 50% per i lavoratori statali.
Per il ministro Brunetta si parla di un ritorno "alla normalità: addio alla soglia minima del 50% per lo smart working" nella Pa. "Facciamo tesoro della sperimentazione indotta dalla pandemia e del prezioso lavoro svolto dalla ministra Dadone per introdurre da un lato flessibilità coerente" con il riavvio delle attività "che stiamo vivendo e dall'altro lato la piena autonomia organizzativa degli uffici. Un percorso di ritorno alla normalità, in piena sicurezza, concordato con il Comitato tecnico-scientifico e compatibile con le esigenze del sistema dei trasporti".
Il ministro della Pa Renato Brunetta già all'inizio di marzo aveva detto: "Mi rendo conto che lo smart working è stato emergenziale e abbiamo tutto il tempo per rifletterci con opportune indagini esperienziali che sono in corso, ma poi bisogna valorizzare attraverso la contrattazione le migliori esperienze e le migliori pratiche. Ne dico quindi tutto il bene possibile, ma non è il toccasana per l'organizzazione del lavoro".
Nei mesi scorsi si parlava dell'intenzione del governo di programmare lo smart working per un dipendente pubblico su tre, una decisione in controtendenza rispetto al governo precedente, che prevedeva invece di portare lo smart working al 60% all'interno della Pa. Ma una percentuale così alta per il lavoro da remoto era considerata inapplicabile per alcuni ministeri in particolare, come Giustizia e Trasporti.