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Addio al salario minimo, la maggioranza trasforma il testo delle opposizioni in una delega al governo

Con un emendamento approvato dalla maggioranza in commissione Lavoro, la proposta di legge delle opposizioni sul salario minimo è stata trasformata in una delega al governo.
A cura di Annalisa Girardi
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Dopo mesi di polemiche e discussioni, la maggioranza ha affossato definitivamente il salario minimo. La proposta di legge delle opposizioni, grazie a un emendamento di maggioranza approvato in commissione Lavoro alla Camera, si è trasformata in una delega al governo, che ora – nel giro di sei mesi – dovrà formulare un provvedimento per "garantire l'attuazione del diritto di ogni lavoratore e lavoratrice a una retribuzione proporzionata e sufficiente". Non è difficile indovinare in che modo il governo intenda assicurare questo diritto: puntando sul rafforzamento della contrattazione collettiva, come ha sempre sostenuto si dovesse fare.

Insomma, il salario minimo legale a nove euro lordi l'ora non sarà introdotto nemmeno in questa legislatura. Del resto la maggioranza, a cui i numeri non mancano, si è sempre detta contraria. Le opposizioni che, meno Italia Viva, si erano compattate per formulare insieme una proposta di legge, hanno abbandonato i lavori appena prima che fosse approvato l'emendamento della maggioranza. "Il governo fugge, non ha nemmeno il coraggio di bocciare il salario minimo alla luce del sole. È un giorno davvero triste e buio per la democrazia, hanno svuotato il Parlamento delle sue prerogative", ha accusato la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein.

Anche il Movimento Cinque Stelle ha accusato la maggioranza di "calpestare il Parlamento" trasformando una proposta delle opposizioni in una delega al governo, e l'Alleanza Verdi e Sinistra ha parlato di "un atto di  pirateria".

Intanto, continua la raccolta firme per il salario minimo e proprio ieri Unione Popolare ne ha presentate 70 mila in Senato a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare che prevede un salario minimo di dieci euro l'ora e l'adeguamento automatico all'inflazione. Insomma, le opposizioni non si arrendono su questo fronte – anche alla luce dei dati recentemente diffusi dall'Istat che parlano di tre milioni di lavoratori poveri, che guadagnano pochi euro l'ora – ma la maggioranza non sembra intenzionata a cedere.

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